Per la prima volta nella storia, Hong Kong ha celebrato l’anniversario del ritorno alla mainland al chiuso. Colpa della pioggia ma soprattutto degli scontri in corso tra polizia manifestanti anti estradizione. La cerimonia si è svolta alle 8,00 ora locale all’interno del Convention and Exhibition Centre alla presenza della chief executive locale Carrie Lam. Nel suo discorso di apertura, Lam ha promesso di adottare un approccio “più aperto e accomodante” nei confronti dei giovani, in prima linea nelle proteste di questi giorni. Nonostante la controversa legge sia stata sospesa, i dimostranti non accennano a desistere fintanto che la proposta non venga ritirata formalmente e il governo non “assolva” i manifestanti arrestati ed esposti alle accuse di “sommossa”. Difficilmente gli eventi di questa mattina, piegheranno le autorità locali. Secondo la ricostruzione della polizia, 13 agenti sono finiti in ospedale dopo essere stati assaliti con lancio di mattoni e altri oggetti, mentre diverse persone sono state colpite con un liquido irritante che ne ha compromesso vista e respirazione. Le forze dell’ordine hanno risposto con l’uso di spray al peperoncino e manganelli. Il caos non sembra aver compromesso le attività in programma per il resto della giornata, che comprendono l’annuale marcia del Civil Human Rights Front [fonte: Strait Times]
Trade War: Pechino accoglie la tregua con diffidenza
La tregua raggiunta da Stati Uniti e Cina durante il G20 rappresenta solo un passo nel corso di un lungo percorso. A sostenerlo sono i media cinesi all’indomani dell’incontro tra Trump e Xi Jinping, che ha sospeso l’introduzione di nuove tariffe americane e riavviato i negoziati. “L’accordo sul 90% dei problemi si è dimostrato insufficiente. Considerato che nel restante 10% risiedono le differenze fondamentali, non sarà facile raggiungere un consenso del 100%” scrive il China Daily. Prevale la diffidenza anche sul versante Huawei, completamente ignorata nel comunicato rilasciato a seguito dell’incontro dal ministero degli Estri cinese. Trump ha annunciato di voler cominciare a discutere una sospensione delle sanzioni introdotte lo scorso mese già da martedì, citando il malcontento maturato dall’industria hi-tech americana che con l’azienda di Shenzhen fa affari. Secondo Larry Kudlow, il Segretario al Dipartimento del Commercio degli Stati Uniti Wilbur Ross “concederà alcune licenze temporanee”, in particolare per quanto riguarda la vendita di prodotti ampiamente disponibili da altri paesi e che non sollevano problemi di sicurezza nazionale. Ma la Cina sa bene che l’intesa raggiunta con Trump non basterà ad appianare le divergenze in materia di sicurezza, politica estera e industriale. Accordo commerciale o meno, le due superpotenze sono ormai in rotta di collisione [fonte: Reuters]
Trump varca il confine con la Corea del Nord
Con un gesto storico, nella giornata di domenica, incontrando per la terza volta Kim Jong-un, Donald Trump ha varcato la linea che separa le due Coree diventando il primo presidente americano a entrare in territorio nordcoreano mentre ancora in carica. Uno sconfinamento storico grazie al quale il dialogo tra le due parti – interrotto dopo Hanoi – ci si attende riprenderà nel giro ad alcune settimane. Ma rimane ancora da capire se l’alchimia maturata tra i due leader riuscirà, per osmosi, a contagiare anche i rispettivi negoziatori. Secondo alcune fonti, il potere negoziale del team nordcoreano non è sufficiente al raggiungimento di un accordo. Tanto più che Pyongyang non ha ancora messo in chiaro la propria interpretazione del termine “denuclearizzazione”, mentre Washington non sembra disposto ad allentare le sanzioni fintanto che non vengano compiuti progressi concreti in tal senso. Una svolta potrebbe, però, giungere proprio dagli Stati Uniti. Trump starebbe infatti valutando una formula che di fatto concederebbe alla Corea del Nord lo status di potenza nucleare in cambio di un congelamento permanente del programma atomico. Bisognerà attendere ancora qualche giorno per capire se la pirotecnica incursione di Trump nella zona demilitarizzata si concretizzerà in qualcosa di più di qualche foto [fonte: NYT]
Classe ’84, romana doc. Direttrice editoriale di China Files. Nel 2010 si laurea con lode in lingua e cultura cinese presso la facoltà di Studi Orientali (La Sapienza). Appena terminati gli studi tra Roma e Pechino, comincia a muovere i primi passi nel giornalismo presso le redazioni di Agi e Xinhua. Oggi scrive di Cina e Asia per diverse testate, tra le quali Il Fatto Quotidiano, Milano Finanza e il Messaggero. Ha realizzato diversi reportage dall’Asia Centrale, dove ha effettuato ricerche sul progetto Belt and Road Initiative. È autrice di Africa rossa: il modello cinese e il continente del futuro.