Dopo più di 60 ore di viaggio in treno, Kim Jong-un è arrivato alla stazione di Dong Dang, lungo il confine sino-vietnamita, questa mattina alle 8:22 ora locale, per proseguire verso Hanoi a bordo di una Mercedes-Benz scortatissima. Nella capitale vietnamita le misure di sicurezza suggeriscono i dettagli dell’agenda dei prossimi giorni, ancora top secret. Trump, in procinto di arrivare questa sera accompagnato da Mike Pompeo, dovrebbe alloggiare al JW Marriott hotel, mentre la delegazione nordcoreana è attesa al Melia hotel. Il meeting potrebbe tenersi invece al Metropole Hanoi, dove è stato avvistato il responsabile nordcoreano per il protocollo. Secondo quanto riferito dalla Casa Bianca, il vertice comincerà domani sera con una cena privata, che stando all’agenzia sudcoreana Yonhap dovrebbe tenersi presso l’Hanoi Opera House. La permanenza di Kim nel paese potrebbe prevedere una visita alla città industriale di Haiphong e alla suggestiva località turistica di Ha Long Bay.
Vedere con i propri occhi lo sviluppo economico sperimentato dall’ex nemico americano grazie alle riforme anni ’80 si spera induca Kim a scegliere una strada analoga per il proprio paese, vessato dalle sanzioni internazionali. Le aspettative tuttavia sono piuttosto contenute. L’incontro potrebbe concludersi con una definizione più precisa e condivisa di “denuclearizzazione” e con l’annuncio di una dichiarazione di pace necessaria a mettere formalmente fine alla Guerra di Corea. Le due parti potrebbero aprire rispettivi uffici di rappresentanza per mantenere la comunicazione, mentre Kim ha già ventilato la possibilità di smantellare alcuni siti nucleari dove gli analisti ritengono stia continuando la produzione di materiale fissile. Da parte sua Trump ha annunciato di non avere fretta. Un accordo può attendere fintanto che continua la moratoria sui test missilistici e nucleari nordcoreani. Le sanzioni però rimarranno nell’attesa che Pyongyang compia sforzi concreti nella rinuncia all’atomica.
Riconoscimento facciale e vocale anche per i maiali
In Cina, dove ormai l’AI regna sovrana, la tecnologia comincia a fare braccia anche tra gli allevatori di maiali. Complice l’epidemia di peste suina, incurabile, che nell’ultimo anno è costata la vita a centinaia di migliaia di maiali, elemento chiave dell’alimentazione cinese. Tanto JD che Alibaba stanno investendo nella strumentazione necessaria a scansionare il muso e a rilevare colpi di tosse del maiale per determinarne lo stato di salute e scegliere la cura. Gli addetti ai lavori non sono concordi nel stabilire l’efficacia. Mentre l’idea all’apparenza sembra buona – e si sposa con gli sforzi messi in atto dal governo per modernizzare agricoltura e allevamento – le difficoltà non mancano. Considerando che circa la metà degli allevamenti cinesi sono di piccole dimensioni, solo pochi sono disposti a investire nella tecnologia.
Pechino e Shanghai il doppio più ricche della media nazionale
Nonostante gli sforzi messi in atto da Pechino la diseguaglianza sociale tra grandi e piccole città è destinata a cresce. Secondo Caixin, il reddito medio disponibile dei residenti di Pechino e Shanghai ha superato i 60.000 yuan (8.931 dollari) lo scorso anno, raddoppiando la media complessiva del paese (28.228 yuan). Ciò significa che i residenti delle due principali città del paese hanno un budget il doppio superiore da spendere rispetto alle persone nel resto della Cina. Stando agli analisti, si tratta di un livello ormai paragonabile a quello dei residenti a basso e medio reddito nei paesi sviluppati.
Pechino potenzierà gli Istituti Confucio
La Cina ha pubblicato una prima bozza del piano di modernizzazione del proprio sistema educativo per i prossimi 15 anni. Mentre la spesa dedicata al settore continuerà ad attenersi intorno al 4% del Pil, il piano prevede tra le novità un maggior coinvolgimento delle aziende private nei progetti educativi, soprattutto per quanto riguarda la costruzione di asili nido più accessibili e un miglioramento dell’educazione rurale, in pessimo stato. Una menzione particolare va ai controversi Istituti Confucio, che collaborano con scuole e università di tutto il mondo per diffondere la lingua e la cultura cinese tanto da venire considerati degli organi di propaganda pericolosi per l’integrità accademica degli istituti ospitanti. Priorità sarà data a “ottimizzare la distribuzione regionale degli Istituti Confucio, rafforzare le sue capacità e la sua costruzione ed elevare pienamente i suoi standard educativi”.
Un tocco di Cina agli Oscar
La cerimonia per l’assegnazione degli Oscar, tenutasi domenica a Los Angeles, ha visto una nutrita presenza di cinesi concorrere per aggiudicarsi una delle statuette. C’erano la cinese-canadese Domee Shi in concorso con il cortometraggio animato “Bao”, Shaofu Zhang, ex di Disney in concorso con “One Small Step,” nella stessa categoria “e il trentenne Bing Liu, registra di “Minding the Gap,” uno dei cinque film in gara nella categoria Miglior Documentario. L’unica ad aggiudicarsi la statuetta è stata Domee Shi con la sua storia di nostalgia e amore materno, annientata in Canada ma sullo sfondo di una forte influenza culturale cinese.
Il boicottaggio cinese di D&G continua a Milano
Venti di tempesta continuano a soffiare contro D&G. La conferma che i cinesi non dimenticano si è avuta alla settimana della moda Milanese dove la sfilata di D&G è stata disertata domenica dal pubblico degli addetti ai lavori cinesi, generalmente in prima fila. Presenti solo gli Editor di Harber’s bazar China e Marie Claire China, per il resto non pervenuti. Assenza importante quella di Angelica Cheung editor di Vogue China, la corrispondente asiatica di Anna Wintour, che ha presenziato invece ad altre sfilate della moda milanese.
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