In Cina e Asia – Gli Usa incriminano Huawei. Oltre 20 i capi d’accusa

In Notizie Brevi by Alessandra Colarizi

Nella giornata di lunedì, il dipartimento di Giustizia americano ha formalizzato circa una ventina di accuse penali contro Huawei, le sue affiliate e Meng Wanzhou. La compagnia e la sua CFO sono accusate di aver violato le sanzioni statunitensi contro l’Iran, fornendo a quattro istituti finanziari non specificati informazioni errate per occultare i propri affari con Teheran. In un caso indipendente, il colosso di Shenzhen è sospettato di furto di tecnologia ai danni del competitor T-Mobile. Alcuni rimaneggiamenti nell’atto di accusa suggeriscono la possibilità che le imputazioni riguardino anche Ren Zhengfei, fondatore di Huawei e padre di Meng. II ministero per l’Industria e l’Informazione tecnologica cinese ha definito l’incriminazione “ingiusta e immorale”. Secondo quanto spiega il NYT, l’arresto di un alto dirigente per l’evasione delle sanzioni è piuttosto inusuale. Nel 2015, Deutsche Bank è stata costretta a pagare 258 milioni di dollari per aver violato le sanzioni americane contro Iran e Siria. Nonostante siano stati licenziati sei dipendenti, nessun dirigente coinvolto nella frode è stato incriminato.

Le accuse giungono in un momento delicato per le relazioni tra Cina e Usa. Mercoledì scade il termine entro cui Washington dovrà formalizzare la richiesta di estradizione di Meng Wanzhou alle autorità canadesi e quello stesso giorno cominciano i colloqui con la delegazione capitanata dal vicepremier Liu He, in visita negli Stati Uniti. Considerate le feste per il Capodanno lunare, la Cina ha solo un mese per convincere Trump a firmare un accordo necessario a disinnescare la guerra commerciale.

L’Ue invitata in Xinjiang

L’Unione europea è diventata la prima organizzazione multilaterale a ottenere l’accesso al Xinjiang, la regione autonoma dove Pechino sta combattendo il radicalismo islamico con un controverso sistema di campi di detenzione extragiudiziale. Secondo Afp, la visita di tre giorni è avvenuta dall’11 al 13 gennaio e ha incluso “l’accesso ampiamente controllato” ad alcuni siti di Urumqi e Kashgar comprese “moschee, un istituto per l’insegnamento islamico e uno dei controversi centri di formazione”. Stando alle fonti quanto osservato sul posto non farebbe altro che confermare le violazioni dei diritti umani raccontate negli scorsi mesi da alcuni ex detenuti. L’impressione generale dei visitatori è stata quella di una grande messa in scena per depistare gli osservatori internazionali.

Precipitano gli investimenti cinesi nell’Asean

La guerra commerciale con Washington e i recenti ribaltoni politici nel Sudest asiatico hanno assestato una brusca battuta d’arresto al progetto Belt and Road. Secondo un rapporto di Citi Economics, nel 2018 i progetti cinesi con un budget stimato di almeno 100 milioni di dollari sono calati di quasi il 50%, il livello più basso in quattro anni. Nei 10 paesi membri dell’Asean, i nuovi megaprogetti cinesi hanno subito un rallentamento considerevole nella seconda metà dello scorso anno con solo 12 progetti registrati per un valore di 3,9 miliardi di dollari, rispetto ai 33 dei dodici mesi precedenti. Complessivamente la Belt and Road si conferma positiva per la regione. Le aziende cinesi hanno soddisfatto circa il 17% del fabbisogno infrastrutturale della regione tra il 2014 e il 2017, conferendo “benefici strutturali attraverso una maggiore crescita della produttività, l’accumulo di capacità di esportazione e l’integrazione regionale”, conclude il rapporto.

I turisti cinesi spendono meno ma spendono meglio

Un‘indagine condotta dalla China Tourism Academy rivela che nel 2018 i turisti cinesi hanno speso di più per cibo, alloggio, cultura e intrattenimento mentre in viaggio: rispettivamente il 14, il 21 e il 24% del totale. Nel frattempo, la percentuale dedicata a comportamenti più appariscenti, come shopping impulsivo o attraverso i daigou (acquirente per conto terzi), è scesa dal 34 al 16%. I numeri rivelano una maggiore attenzione dei consumatori cinesi per la qualità anziché semplicemente per la quantità dei servizi acquistati, con una fetta consistente dedicata alla conoscenza del lifestyle del posto visitato. Al contempo, un miglioramento dell’offerta domestica sta progressivamente rallentando la spesa all’estero. Complice l’apertura di nuove aree duty free, tra cui l’isola di Hainan.

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