In Cina e Asia – Gli uiguri dell’Isis dichiarano guerra a Pechino

In Notizie Brevi by Redazione

I militanti uiguri dell’Isis dichiarano guerra alla Cina

In un video di circa mezzora, rilasciato lunedì dal braccio iracheno dell’Isis e tradotto dal SITE Intelligence Group, un ribelle uiguro dello Xinjiang promette di tornare in Cina e «spargere sangue come fiumi» in quella che viene considerata la prima vera dichiarazione di guerra dello Stato Islamico contro il gigante asiatico. Mentre voci di un coinvolgimento uiguro nelle truppe del Califfo sono state avvalorate da un rapporto americano dello scorso luglio, tuttavia è la prima volta che la conferma arriva per bocca di uno jihadista appartenente alla minoranza turcofona. Il che parrebbe attestare la presenza di una corrente antagonista rispetto a quella del Turkistan Islamic Party (TIP), che combatte in Siria al fianco di Al-Qaeda. Da notare inoltre il tempismo con cui è stato rilasciato il video. Proprio lunedì i media cinesi avevano immortalato l’ennesimo sfoggio di muscoli degli apparati della sicurezza nella turbolenta regione autonoma dello Xinjiang, dove da alcuni mesi sono ripresi episodi violenti contro palazzi del potere e popolazione han.
Nel 2017, 500mila lavoratori lasceranno i settori del carbone e dell’acciaio 

Quest’anno la Cina dovrà ricollocare 500mila lavoratori nell’ambito del processo di ristrutturazione dei settori carbonifero e dell’acciaio, affetti da sovracapacità. Lo ha riferito mercoledì il ministero delle Risorse umane e della Sicurezza sociale, sottolineando come nel 2016 726mila persone siano state reimpiegate «senza grandi difficoltà». Il processo pare abbia prosciugato oltre 30 miliardi dei 100 miliardi di yuan stanziati lo scorso anno in un apposito fondo. Secondo le proiezioni non proprio attendibilissime del governo cinese, nel 2017 il tasso di disoccupazione dovrebbe mantenersi intorno al 4,5%.

 

Tibet e Xinjiang, da  «Far West» a  «Virgin Islands» cinesi

 

Sono le due regioni più selvagge della Cina, ma anche quelle più convenienti per fare affari. Recentemente Tibet e Xinjiang sono diventate le Virgin Islands della Cina, finendo per attirare i capitali di attrici note come Zhao Wei e Fan Bingbing. Grazie ad un pacchetto di agevolazioni fiscali, le società con sede in Tibet sono soggette ad un’aliquota d’imposta del 15 per cento, ben al di sotto del del 25 per cento applicato nel resto del paese. A Khorgos, al confine tra Xinjiang e Kazakistan, la situazione è anche più favorevole in virtù delle agevolazioni derivanti dallo status di «zona speciale di sviluppo economico». Da anni Pechino sta tentando di promuovere il business nelle due regioni occidentali -tradizionalmente agricole- con lo scopo di pacificare la popolazione autoctona, non di rado coinvolta in scontri etnici. Ma, gli esperti dubitano che sarà l’economia locale a beneficiare delle nuove politiche fiscali, dal momento che le imprese tenderanno probabilmente ad assumere ugualmente lavoratori han, anziché tibetani e uiguri.

Calciatore nordcoreano al Cagliari. Il caso in Parlamento

Il possibile tesseramento del centravanti Han Kwang Song da parte del Cagliari diventa un caso parlamentare, come già il tentativo della Fiorentina di Choe Song Hyok. L’onorevole Lia Quartapelle ha presentato un’interrogazione sul possibile passaggio del calciatore in rossoblu. La ragione è nelle violazioni dei diritti umani perpetrate dal regime. Ai nordcoreani all’estero per lavoro sarebberosottratti non solo una significativa quota parte del salario, ma anche altri fondamentali diritti come quello alla libera circolazione e alla libera corrispondenza. Un modo per aggirare le sanzioni e una strategia che fa leva anche sulla «nidiata» di sportivi cresciuti sotto il regime dei Kim.

Taiwan pattuglierà regolarmente il Mar cinese meridionale

Taiwan avvierà esercitazioni e operazioni di pattugliamento nel Mar cinese meridionale con scadenza regolare. Ad essere coinvolte saranno tanto le forze aeree quanto quelle marittime «con lo scopo di proteggere i pescatori e la distribuzione di approvvigionamento», mentre verranno portate avanti «esercitazioni di soccorso umanitario per espandere la prontezza al combattimento delle nostre pattuglie marittime e aeree», ha dichiarato giovedì il ministero della Difesa, citando la corsa agli armamenti della Cina. Sebbene lo scorso anno Pechino abbia stanziato un aumento del budget militare appena dell’8% (nei prossimi giorni verrà annunciata la spesa militare per il 2017), la militarizzazione delle isole contese del Mar cinese continua a impensierire i vicini rivieraschi. Giusto di recente la portaerei Liaoning ha solcato le acque dello Stretto suscitando la pronta risposta dell’aeronautica taiwanese.

L’International Federation for Human Rights boccia le prigioni thailandesi
Secondo la Federazione, le carceri del paese asiatico sono sovraffollate, tanto che quelle in condizioni peggiori ospitano un numero di detenuti pari a cinque volte la loro reale capienza. Con 425 prigionieri ogni 100mila persone, la Thailandia è il sesto paese con il numero più alto di carcerati, eppure – secondo IFHR – il governo di Bangkok ha fatto «veramente poco» per risolvere il problema, causato in buona parte dalle ferree leggi antidroga varate oltre un decennio fa. A gennaio il 70% dei detenuti riportava una condanna per reati in materia di stupefacenti.