“Il popolo taiwanese non si arrenderà”. Parola di Tsai Ing-wen, presidente di Taiwan dal 2016 e candidata del Democratic Progressive Party alle prossime presidenziali. A poche ore dall’annuncio della rottura dei rapporti con le isole Salomone, la leader taiwanese ha accusato la “diplomazia dei dollari” dispiegata da Pechino per isolare l’isola democratica sullo scacchiere globale e costringerla ad accettare il modello “un paese due sistemi”, contro cui da mesi protestano gli abitanti di Hong Kong. Nella giornata di ieri il governo di Honiara ha ufficializzato lo strappo dopo giorni di indiscrezioni, su consiglio di una task force istituita appositamente per valutare i possibili vantaggi di una partnership con Pechino. A pochi mesi dalle presidenziali, scendono così a 16 i paesi a mantenere rapporti formali con l’ex Formosa. Sei quelli ad aver preferito la Cina da quando Tsai è giunta al potere. Questo vuol dire che la cerchia dei partner diplomatici di Taipei si è ridotta del 46% in termini di popolazione e del 52% quanto a Pil da quando la leader del DPP è salita al potere. Haiti potrebbe essere la prossima preda cinese [fonte: NYT]
Pechino punta il mirino contro Fb
La blacklist con cui Pechino ha in programma di vendicare le ritorsioni statunitensi contro Huawei potrebbe includere Facebook. E’ quanto suggeriscono i media statali dopo l’ultimo sgambetto del colosso tecnologico americano. E’ da agosto che il social network – insieme a Twitter e Youtube – ha preso di mira una serie di account accusati di diffondere fake news sulle proteste di Hong Kong per conto del governo cinese. Di ieri la notizia della sospensione della pagina del sito filo-Pechino Dot Dot News e della hotlines istituite dalla polizia hongkonghese su Whatsapp per raccogliere informazioni sulle violenze commesse dai dimostranti. Per il People’s Daily e il Global Times la selezione discriminatoria delle notizie rivela l’intenzione di Facebook di difendere il movimento e mettere in cattiva luce le autorità agli occhi del mondo. Sebbene censurata, da tempo l’azienda di Mark Zuckerberg guarda con interesse al mercato cinese, che conta già per il 10% dei suoi incassi pubblicitari [fonte: Scmp]
Cina e Usa si contendono la leadership nella tecnologia quantistica
Altro che 5G. La vera guerra tra Cina e Stati Uniti vede in gioco la leadership nello sviluppo della tecnologia quantistica, un settore che potrebbe rivoluzionare l’elaborazione delle informazioni, conferendo ai paesi più avanzati in materia grandi vantaggi economici e militari. Si parla di reti di comunicazione resistenti ad attacchi hacker e sensori in grado di vedere attraverso lo smog o dietro gli angoli. Sembra fantascienza ma non lo è. A guidare la rivoluzione è la University of Science and Technology of China (USTC), nelle città di Shanghai edHefei, dove il fisico Pan Jian-Wei da circa dieci anni sta mettendo al servizio di Pechino quanto appreso in Europa per creare una rete in fibra ottica a prova di spionaggio. Stando al Washington Post, la faccenda preoccupa non poco Washington, soprattutto a causa del numero elevato di ricercatori cinesi presenti nelle Università americane. Per il momento il tempo sembra giocare a favore di Pechino. L’anno scorso, la Cina ha depositato quasi il doppio dei brevetti rispetto agli Stati Uniti in categorie che includono l’applicazione della tecnologia quantistica nei dispositivi di comunicazione e crittografia. Ma non è ora tutto quel che luccica. [fonte: WaPo]
I rischi del segno della vittoria
Farsi fotografare mentre si fa il segno della vittoria può essere molto rischioso. Almeno secondo alcuni esperti di cybersicurezza presenti alla China Cybersecurity Week in corso a Shanghai, stando ai quali il gesto con indice e medio alzati a formare una V mette le impronte digitali dei soggetti immortalati alla mercé dei criminali. Come spiegato dal vicedirettore della Shanghai Information Security Industry Association, le foto scattate a una distanza inferiore a 1,5 metri dalla fotocamera potrebbero potenzialmente rivelare il 100% delle informazioni sulle impronte digitali”. La notizia è già diventata virale. Sui social media cinesi, il topic “creare un segnale a V potrebbe farti perdere i dati delle tue impronte digitali” è diventato uno degli argomenti più discussi nella giornata di domenica con 200 milioni di visualizzazioni su Weibo. [fonte: What’s on Weibo]
Pechino pronta per la cripto valuta nazionale
Ormai è ufficiale, dopo l’altalenante atteggiamento mostrato da Pechino nei confronti delle criptovalute, è tempo di passare al dunque. Fonti della People’s Bank of China, rivelano che la Cina starebbe per lanciare la propria criptovaluta nazionale. Si tratterà di una versione digitale del renminbi. “La volontà di proteggere la sovranità monetaria”, è tra i motivi addotti e rivelati nel corso di una recente apparizione al China Finance 40 Forum di Mu Changchun, Vicedirettore del dipartimento per i pagamenti della banca centrale. I tempi e gli aspetti tecnici della nuova critpovaluta sono ancora poco chiari, ma pare assodato che il lancio di Libra da parte di Facebook abbia velocizzato il progetto [fonte: Technology Review]
Classe ’84, romana doc. Direttrice editoriale di China Files. Nel 2010 si laurea con lode in lingua e cultura cinese presso la facoltà di Studi Orientali (La Sapienza). Appena terminati gli studi tra Roma e Pechino, comincia a muovere i primi passi nel giornalismo presso le redazioni di Agi e Xinhua. Oggi scrive di Cina e Asia per diverse testate, tra le quali Il Fatto Quotidiano, Milano Finanza e il Messaggero. Ha realizzato diversi reportage dall’Asia Centrale, dove ha effettuato ricerche sul progetto Belt and Road Initiative. È autrice di Africa rossa: il modello cinese e il continente del futuro.