In Cina e Asia – G7, la Cina vuole focus su economia e finanza

In by Gabriele Battaglia

I titoli della nostra rassegna di oggi:

– G7: niente strategia, la Cina vuole focus su economia e finanza
– Tensioni interne alla leadership cinese: «Nessuno sa cosa aspettarsi»
– Tsai Ing-wen, «estremista perché single»
– Giappone, le scuse di Obama non piacciono a Okinawa
– Accordi di Parigi sul clima, c’è anche la Corea del Nord
– L’Indonesia introduce la pena di morte per chi stupra bambini G7: niente strategia, la Cina vuole focus su economia e finanza

La Cina spara a salve sul G7 che si apre oggi in Giappone. Pechino avverte i leader dei sette paesi più industrializzati del mondo, gruppo da cui è esclusa, di occuparsi di «questioni urgenti di finanza ed economia», senza occuparsi di questioni strategiche che potrebbero far salire le tensioni nella regione. Il riferimento è alla situazione nel Mar cinese meridionale che coinvolgono Cina e indirettamente gli Stati Uniti. In queste acque, secondo il Guardian, Pechino potrebbe inviare a breve sottomarini nucleari in rappresaglia all’attivazione del sistema antimissile Usa Thaad in Corea del Sud.

A ospitare il vertice è poi il Giappone, paese coinvolto in una disputa su un pugno di isole nel mar cinese orientale (Senkaku/Diaoyu) e alleato di paesi come il Vietnam, che ha visto questa settimana la fine dell’embargo sull’export di armi imposto negli anni ’70 da Washington. Wang Yi, ministro degli Esteri cinese, ha anticipato che anche al prossimo G20 di settembre ad Hangzhou, in Cina, Pechino non tollererà discussioni diverse dall’economia. «Il compito principale del G20 è promuovere la crescita», ha detto.

Tensioni interne alla leadership cinese: «Nessuno sa cosa aspettarsi»

Molti osservatori di cose cinesi negli ultimi tempi hanno speso parole per evidenziare, sulla base dei pochi indizi disponibili, tensioni tra i vertici dello stato cinese, in particolare tra il presidente Xi Jinping e il premier Li Keqiang. Il teatro della contesa sarebbe la politica economica. I piani di crescita finanziata sul debito promossi dal secondo non piacerebbero al primo e al suo team di esperti. In un editoriale del 9 maggio comparso sul Quotidiano del Popolo e attribuito a uno dei consulenti finanziari di Xi, si diceva che una bolla del credito avrebbe provocato «turbolenze finanziarie» nel lungo periodo.

Alcuni analisti sostengono che Li potrebbe essere allontanato dal suo incarico e sostituito da un fedelissimo di Xi, il capo della lotta anti-corruzione, Wang Qishan. La domanda è quindi che sta succedendo? È in corso uno scontro aperto nella leadership? Le cose sarebbero più complesse di quanto appaiono. E le notizie disponibili anche all’interno dell’establishment politico molto poche. Tanto che nessuno, nemmeno al governo, saprebbe davvero cosa aspettarsi.

Tsai Ing-wen, «estremista perché single»

La nuova presidentessa di Taiwan decisamente non riscuote simpatie in Cina continentale. Non solo per le sue posizioni politiche, ma anche per le sue scelte di vita privata. Wang Weixing, ufficiale dell’esercito popolare di liberazione e membro di un’associazione per le relazioni con Taiwan, in un editoriale per l’International Herald, quotidiano legato all’agenzia di stampa ufficiale Xinhua, ha scritto che Tsai non avrebbe «un bagaglio emozionale» legato alla dimensione della famiglia, e che quindi il suo stile politico tenderebbe ad essere «emozionale, personale e estremo».

Inoltre, il fatto che il padre si sia risposato avrebbe avuto un impatto negativo sulla personalità della prima presidentessa taiwanese, privandola di sicurezza. Insomma, cercherà l’«indipendenza» e distruggerà la pace nello stretto di Taiwan, sostiene Wang. Al di là dell’attacco personale, le parole dell’ufficiale sembrano riflettere in parte la visione di Pechino, preoccupata dall’impeto riformatore di Tsai che alle ultime elezioni ha sconfitto il partito nazionalista (Kuomintang). La leader però ha più volte chiarito di volere mantenere rapporti pacifici con Pechino, ma al contempo di voler ridurre la dipendenza di Taiwan da Pechino.

Le scuse di Obama non piacciono a Okinawa

L’isola più a sud del Giappone, Okinawa, è stata sconvolta la scorsa settimana, da un nuovo caso di omicidio che ha coinvolto un ex dipendente di una base militare Usa e una donna locale. «Ci saremmo aspettati proposte concrete dal presidente Obama», ha spiegato al quotidiano Asahi, il sindaco di una città che ospita la base aerea americana di Kadena. Mercoledì, nel corso di una conferenza stampa congiunta in cui il primo ministro giapponese Shinzo Abe ha chiesto che episodi del genere non si ripetano mai più, Obama, in Giappone per il G7 con in programma la prima storica visita a Hiroshima, ha espresso il suo sincero cordoglio per l’accaduto.

Il giorno stesso, oltre 4mila persone si sono riunite fuori dalla base aerea per manifestare contro la virtuale impunità al personale militare e civile delle basi militari Usa in Giappone. Okinawa è la provincia più povera del Giappone e il 20 per cento del suo territorio è occupato da strutture militari americane. Oltre 500 sono stati gli «incidenti», tra rapine, stupri e omicidi, da parte del personale militare e civile Usa contro la popolazione locale dal 1972.

Accordi di Parigi sul clima, c’è anche la Corea del Nord

La Corea del Nord avrebbe firmato gli accordi di Parigi sul clima lo scorso 22 aprile. A darne notizia è stato lunedì scorso il direttore generale per gli affari climatici della Commissione europea Jos Delbeke, che ha invece dichiarato sorpresa e ottimismo per i segnali avuti di recente da Pyongyang sugli accordi sul clima. Il «Regno eremita» governato dal giovane Kim Jong-un è uno dei dieci paesi con Siria e Libia sconvolte dalla guerra e dai disordini politici, a non aver firmato la convenzione stilata sotto l’egida delle Nazioni unite lo scorso dicembre. Sembra però aver preso molto sul serio la questione climatica. Ad esempio, da almeno cinque anni il 5 giugno, come in tutto il mondo, anche nella Repubblica democratica di Corea si celebra la Giornata mondiale dell’ambiente.

«Forse la smetteranno di lanciare razzi», ha commentato un delegato durante la conferenza stampa. «No comment», ha risposto sorridendo Delbeke.

L’Indonesia introduce la pena di morte per chi stupra bambini

Giacarta ha inasprito le pene per chi venisse trovato colpevole di stupro ai danni di minori: castrazione chimica e pena di morte. La decisione fa seguito a un’ondata di indignazione dopo che una giovane di 14 anni è stata violentata e uccisa da un gruppo di uomini. Secondo i sondaggi, la maggioranza della popolazione è a favore del giro di vite sui crimini sessuali approvato dal governo di Joko Widodo.

Alcune ong impegnate sul fronte dei diritti umani, invece, criticano le misure. Un’associazione che si batte per i diritti delle donne critica il governo, accusandolo di trattare gli stupri come “una questione di controllo delle pulsioni sessuali” invece che di violenza diffusa. «La violenza non sarà fermata da punizioni violente», ha dichiarato un’altra attivista.