E’ giunto il momento per Cina e Stati Uniti di allentare la tensione. Dopo giorni di accuse incrociate sulla paternità del nuovo coronavirus, l’imminente meeting virtuale del G20 potrebbe fornire l’occasione per richiamare all’ordine le due superpotenze. Complice l’epidemia che minaccia ormai oltre 140 paesi. Secondo il Scmp, la bozza del comunicato finale lascia intuire la volontà di affrontare la crisi con un approccio corale, basato sullo scambio reciproco di informazioni ed esperienze. La svolta coincide con un ammorbidimento dei toni da ambo le parti. Trump ha promesso di rinunciare all’utilizzo del termine razzista “virus cinese”, mentre la diplomazia d’oltre Muraglia ha parzialmente ritirato le proprie accuse in merito al ruolo giocato dall’esercito statunitense nel contagio. “Il virus non ha confini” ha ricordato mercoledì il viceministro degli Esteri cinesi. Quest’oggi sarà Xi Jinping a prendere la parola. Si parlerà quindi senza dubbio di “comunità dal destino condiviso”, un concetto rilanciato negli ultimi giorni dalla stampa statale per incorniciare le missioni umanitarie spedite da Pechino in aiuto dei paesi più colpiti da covid-19. Da inizio settimana il presidente cinese ha raggiunto telefonicamente i leader di varie nazioni, sopratutto europee, mentre al premier Li Keqiang è toccato il compito di gestire la comunicazione con i vertici dell’Ue. Il Vecchio Continente, già da tempo nel mirino di Pechino in chiave antiamericana, si conferma ancora una volta una sponda importante nella gestione della crisi, la prima dalla seconda guerra mondiale in cui Washington ricopre un ruolo marginale lasciando il campo all’interventismo cinese. Ma mentre i vertici europei accolgono schienati gli aiuti cinesi, Bruxelles cominciano a mostrare segni di insofferenza. Solo un paio di giorni fa, Josep Borrell, alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, si è scagliato contro “la politica della generosità” invitando gli stati membri a tenere alta la guardia. E’ in corso una “lotta per l’influenza” che vede l’Europa al centro di una “battaglia tra narrative divergenti”. Una stoccata contro Pechino ma anche contro Washington. Pare che l’insistenza con cui il segretario di stato Mike Pompeo ha fatto uso del termine “Wuhan virus” abbia ostacolato la formulazione di un comunicato congiunto al termine dell’ultimo meeting tra gli Esteri del G7. [fonte: SCMP, SCMP, WAPO, ]
Effetto covid-19: cinesi diventano più responsabili e fiduciosi
L’epidemia ha cambiato la popolazione cinese, la percezione delle istituzioni e l’attitudine nei confronti della collettività. A sostenerlo è uno studio realizzato dal think tank danese Glocalities, stando al quale “le difficoltà e la tragedia delle vite perse durante la pandemia di COVID-19 “causano una situazione di reset” non solo in Cina ma anche “nel resto del mondo”. Il sondaggio, condotto online tra il 23 gennaio e il 13 febbraio, raccoglie l’opinione di oltre 2000 cinesi e individua alcuni cambiamenti comuni: un maggiore rispetto delle regole; una richiesta di ordine; l’intolleranza verso la mancanza di senso civico; una crescente fiducia nei confronti dei dipendenti pubblici; un aumento della stima nei confronti delle attività filantropiche condotte dal mondo imprenditoriale. “In tempi di isolamento le persone apprezzano sempre più i loro simili e soprattutto chi è in prima linea nella lotta alla crisi. Questo modello è probabilmente universale e applicabile ai paesi più colpiti”, spiega Martijn Lampert, tra gli autori del report.[fonte: Reuters]
I musei cinesi ospiteranno i cimeli della lotta al virus
Fotografie, documenti governativi, diari del personale medico, termometri, registrazioni audio, video e molto altro. E’ il materiale che andrà a sostenere la memoria storica di Covid-19, così come voluto dall’l’Amministrazione nazionale per i beni culturali. Secondo quanto annunciato il 19 marzo, i musei a livello provinciale di tutta la Cina e quelli a livello di prefettura nella provincia dello Hubei dovranno raccogliere i ricordi che riflettono gli sforzi messi in campo dal paese per prevenire e controllare l’epidemia. “La raccolta, la conservazione e l’esposizione di questi oggetti testimoniano lo spirito della nazione cinese. Preservare la memoria del tempo è una responsabilità e una missione importante dei nostri musei”, ha spiegato l’agenzia amministrativa subordinata al Ministero della cultura e del turismo, aggiungendo che tutti i cimeli raccolti dovranno essere accuratamente disinfettati. La richiesta è stata anticipata dal National Museum e il Capital Museum di Pechino. Da quando la crisi si è spostata all’estero, il governo cinese ha saputo capitalizzare gli errori degli altri paesi per riscattare la propria immagine compromessa dalla dubbia trasparenza mantenuta nelle fasi iniziali dell’epidemia. Come mostrato in passato, la leadership comunista sa bene come strumentalizzare la memoria storica alternandola a fasi di amnesia per scopi politici. Difficilmente tra gli scaffali delle sale espositive ritroveremo la disperazione dei morenti in isolamento. Il progetto statale si contrappone all’approccio pluralista adottato dal GitHub, servizio di hosting per progetti software, che grazie al lavoro di sette volontari ha raccolto le storie, i commenti online e i report giornalistici realizzati dai pochi media cinesi indipendenti. [fonte: Sixth Tone Quartz]
Covid-19: busta paga deludente per l’80% dei medici
Secondo quanto annunciato a febbraio dal governo centrale, i medici in prima linea nella guerra contro il coronavirus avrebbero dovuto ricevere 200-300 yuan per ogni giorno trascorso a contatto con i malati di covid-19. Ma al 10 marzo erano ancora molti a non aver ancora visto mezzo centesimo. E’ quanto rivela un sondaggio condotto da DXY.cn, community online che riunisce ricercatori, personale medico e fornitori di servizi sanitari, stando al quale la stessa definizione di “medici in prima linea” ha causato non poca confusione escludendo medici che pur non avendo assistito direttamente i pazienti affetti dal virus hanno comunque sforato ampiamente il regolare orario di lavoro per far fronte all’emergenza. Dall’indagine si apprende inoltre che oltre l’80% del personale intervistato ha persino visto il proprio stipendio ridursi a causa dell’annullamento delle “procedure non indispensabili” (come alcuni interventi chirurgici) e di conseguenza della sospensione dei bonus percepiti normalmente in base alla frequenza. “E’ stata una decisione della direzione dell’ospedale, non era nostra intenzione lavorare di meno”, ha spiegato a Sixth Tone un medico di Shanghai. Sovvenzioni statali e premi basati sulla performance sono una delle principali fonti di reddito per i medici. Lo stipendio base per un medico alle prime armi è di circa 4.860 yuan (680 dollari) al mese, decisamente meno della media di un salario iniziale a Shanghai 6.000 yuan. [fonte: Sixth Tone]
Covid-19: la festa dei morti si sposta online
Quest’anno il Qingming Jie, la festa dei morti durante la quale i cinesi visitano le tombe di famiglia, si sposta online. Secondo quanto stabilito lunedì dal ministero degli Interni, a causa del virus, saranno sospese tutte le attività presso i luoghi di sepoltura. Per evitare assembramenti, la ricorrenza del 4 aprile vedrà l’introduzione di soluzioni alternative. A Wuxi, nel Jiangsu, sarà il personale cimiteriale a sistemare le tombe per conto dei parenti. Ma non mancano espedienti più innovativi. L’ufficio per gli Affari civili del Guangdong, per esempio, ha lanciato sul proprio account WeChat un servizio di cloud per la “pulizia delle tombe”. Stessa strategia adottata giorni fa dal principale fornitore di servizi funebri Fu Shou Yuan International Group presso le sue filiali in oltre 30 città. Da quando è diventata operativa, la sua piattaforma di servizi cloud ha totalizzato più di 87.000 visitatori. [fonte: China Daily]
China Files propone alle aziende italiane interessate alla Cina servizi di comunicazione quali: newsletter, aggiornamenti su specifici settori, oltre a progetti formativi e approfondimenti ad hoc. Contattaci a info@china-files.com
Classe ’84, romana doc. Direttrice editoriale di China Files. Nel 2010 si laurea con lode in lingua e cultura cinese presso la facoltà di Studi Orientali (La Sapienza). Appena terminati gli studi tra Roma e Pechino, comincia a muovere i primi passi nel giornalismo presso le redazioni di Agi e Xinhua. Oggi scrive di Cina e Asia per diverse testate, tra le quali Il Fatto Quotidiano, Milano Finanza e il Messaggero. Ha realizzato diversi reportage dall’Asia Centrale, dove ha effettuato ricerche sul progetto Belt and Road Initiative. È autrice di Africa rossa: il modello cinese e il continente del futuro.