Wuhan ha (quasi) portato a termine la sua “mission impossible”: sottoporre a test tutta la popolazione in dieci giorni. Ieri erano già oltre 9 milioni le persone ad aver completato lo screening, di cui 1,47 milioni solo nella giornata di venerdì. Risultato: ad oggi sono stati rilevati oltre 200 casi asintomatici. Non troppissimo considerato il totale dei test ma pur sempre un fattore di rischio, come dimostrano i focolai emersi nell’ultimo mese nel nordest del paese. L’esperimento di Wuhan è stato reso possibile analizzando 5-10 campioni alla volta con un singolo test. Una tecnica – utilizzata dall’esercito americano durante la seconda guerra mondiale per diagnosticare la sifilide dalle urine – che funziona quando il numero dei contagi è piuttosto contenuto. Il risultato dei test è disponibile nel giro di pochi giorni e può essere consultato attraverso un’app. [fonte: WSJ]
Aumentano del 90% le azioni penali contro i corrotti
Come procede la campagna anticorruzione di Xi Jinping? Bene ma non benissimo. A sette anni dall’inizio della caccia a “mosche e tigri”, il problema non sembra essere stato risolto. Secondo la procura suprema del popolo, lo scorso anno 18.585 persone sono state perseguite per reati legati alla corruzione, pari a un aumento del 90% su base annua. Sedici casi hanno visto coinvolti ex quadri del Partito comunista a livello provinciale o ministeriale, tra cui l’ex capo del partito dello Yunnan Qin Guangrong e l’ex vice ministro della sicurezza nazionale Sun Lijun, indagato per “gravi violazioni della disciplina e della legge” il mese scorso. Fino ad oggi, oltre un milione di funzionari sono finiti nella rete dell’anti-corruzione, mentre ammontano a 22 i processi condotti dall’approvazione della controversa legge sui martiri, che criminalizza chi insulta gli eroi comunisti. [fonte: AFP]
Semaforo verde per la ferrovia Budapest-Belgrado
A oltre cinque anni dall’accordo, il parlamento ungherese ha approvato la costruzione dell’attesa ferrovia Budapest-Belgrado, tassello fondamentale del “sistema di trasporto mare-terra” che, una volta ultimato, taglierà tempi e costi di trasporto tra Europa e Cina, passando per il Pireo. La nuova linea, un upgrade della vecchia linea costruita nel 1882, dimezzerà il tempo di percorrenza tra le due capitali da otto a sole quattro ore. Ma, aldilà delle implicazioni pratiche, a contare è sopratutto il valore simbolico del progetto, messo sotto indagine dalla Commissione europea a causa della dubbia redditività e delle irregolarità in materia di appalti pubblici. Alla fine di aprile il governo Orbán ha siglato un accordo con l’ Export-Import Bank che coprirà oltre l’80% dei costi. A conferma della delicatezza del caso, i dettagli dell’intesa sono stati secretati. [fonte: GT, The Diplomat]
La Cina investirà mille miliardi di dollari nelle “nuove infrastrutture”
Non si chiamerà più “Made in China 2025”, ma nella sostanza poco cambia. Nei prossimi sei anni, la Cina si impegnerà a investire oltre mille miliardi di dollari (10mila miliardi di yuan) per installare reti wireless 5G, telecamere e sensori, e sviluppare software di intelligenza artificiale alla base dei veicoli a guida autonoma, fabbriche automatizzate e apparati di sorveglianza di massa. Ovvero, le cosiddette “nuove infrastrutture” con cui il governo Xi Jinping spera di affrancarsi dalle forniture di tecnologia estera, rilanciando al contempo l’economia senza dover far affidamenti su nuovi pacchetti di stimoli pericolosi per l’equilibrio del sistema finanziario. Huawei, Alibaba e altri colossi privati guideranno la corsa agli investimenti insieme ai governi locali. Funzionerà? Non tutti la considerano una strategia vincente. Come spiega Chinadialogue, solo nel 2020 le “nuove infrastrutture” riceveranno tra i 390 e 510 miliardi di yuan. Una bella cifra, certo, ma ancora una porzione infinitesimale se comparata a quanto destinato alle infrastrutture tradizionali. A preoccupare non è solo la sostenibilità economica dei progetti ma anche il conseguente impatto ambientale. Più strade, ferrovie e ponti vuol dire anche più cemento, acciaio e combustibili fossili.[fonte: SCMP, Chinadialogue]
Boom di arresti per reati collegati a covid
Tra febbraio e aprile, in Cina, 3.551 persone sono state arrestate per reati collegati alla gestione dell’epidemia da covid-19. Lo rivela un rapporto della procura suprema del popolo e il parlamento cinese, secondo il quale il mese scorso l’85% dei casi di violazioni della proprietà intellettuale hanno coinvolto la contraffazione di mascherina o la vendita di pezzi di qualità inferiore a quanto dichiarato. Nello stesso periodo, altre 2.829 persone sono state processate per crimini relativi allo smaltimento improprio dei rifiuti o alla trasgressione delle leggi sulla fauna selvatica. [fonte: Strait Times]
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Classe ’84, romana doc. Direttrice editoriale di China Files. Nel 2010 si laurea con lode in lingua e cultura cinese presso la facoltà di Studi Orientali (La Sapienza). Appena terminati gli studi tra Roma e Pechino, comincia a muovere i primi passi nel giornalismo presso le redazioni di Agi e Xinhua. Oggi scrive di Cina e Asia per diverse testate, tra le quali Il Fatto Quotidiano, Milano Finanza e il Messaggero. Ha realizzato diversi reportage dall’Asia Centrale, dove ha effettuato ricerche sul progetto Belt and Road Initiative. È autrice di Africa rossa: il modello cinese e il continente del futuro.