I titoli di oggi:
- Economia cinese in calo, ma per il Partito conta la stabilità
- Huawei protagonista del mercato della sorveglianza cinese? L’indagine del Washington Post
- La stretta sull’educazione privata in Cina colpisce altre realtà internazionali
- Crisi dei chip: Taiwan pronta a bloccare le acquisizioni “sospette”
- Prigioni smart, il Jiangsu si affida alla blockchain per gestire le carceri
- K-pop e condanne a morte in Corea del Nord: un report racconta dieci anni di esecuzioni sotto Kim Jong-Un
- Lo Yuan cinese debutta in Myanmar
- Ondata di arresti in Vietnam contro chi critica il governo
Economia cinese in calo, ma per il Partito conta la stabilità
Mercoledì 15 dicembre l’Istituto nazionale di Statistica della Cina (Nbs) ha rilasciato i dati sull’andamento dell’economia nazionale nel 2021. Il quadro generale rimane quello di un rallentamento della crescita cinese, in particolare nelle vendite al dettaglio e nel settore immobiliare. In entrambi i casi i risultati dell’indagine del Nbs non hanno incontrato le previsioni degli economisti e sono esemplari di quanto sta accadendo nella Repubblica Popolare. La diminuzione delle vendite di alloggi è un esempio di come, nonostante i prezzi degli immobili siano in calo, la crisi del settore andrà avanti ancora per mesi – come commenta l’economista Tommy Wu al Financial Times.
Insieme ai dati sono arrivati i primi annunci dall’alto: la Commissione nazionale per lo sviluppo e la riforma (Ndrc) ha annunciato gli obbiettivi economici di Pechino per il 2022 in una videoconferenza al termine di tre giorni di consultazioni da parte dei membri senior della leadership cinese. La crescita economica esce dal dizionario del Partito, che per il prossimo anno chiede di puntare tutto sulla stabilità. Tra le sfide identificate dalla Ndrc emergono soprattutto tre grandi temi: la crisi energetica, la stagnazione del mercato immobiliare e l’aumento dei prezzi di materie prime e alimenti. Sicurezza alimentare ed energia avranno la priorità, mentre la crescita della domanda interna e la stabilizzazione delle supply chain rimarranno tra i temi più importanti sull’agenda del governo cinese. Tanto spazio anche per ambiente e piccole-medie imprese, che rimangono delle fragilità significative nei piani di sviluppo della Cina.
Huawei protagonista del mercato della sorveglianza cinese? L’indagine del Washington Post
Centinaia di presentazioni Power Point, di cui alcune etichettate come “riservate”: sono questi i documenti che un team della redazione del Washington Post ha analizzato per capire l’entità del coinvolgimento di Huawei nei progetti di sorveglianza della Repubblica Popolare. Il gigante delle telecomunicazioni nega di vendere dispositivi specifici per il controllo degli individui. Nelle slide analizzate dal Post, invece, l’azienda presenta i propri prodotti come tecnologie utili alle attività governative e commerciali per monitorare e identificare le persone attraverso il riconoscimento facciale e vocale. Ma anche per portare avanti campagne di educazione ideologica.
“Huawei non è a conoscenza dei progetti menzionati nel rapporto del Washington Post”, ha dichiarato l’azienda in una nota. Anche l’ambasciata cinese negli Stati Uniti (che ha appena rafforzato il suo team assumendo Jing Quan, diplomatico ed ex membro del noto think tank Brooking Insitute) ha preso le difese dell’azienda. La ricerca denuncia i rischi per la trasparenza delle attività delle big tech cinesi all’estero, convalidando parte dei sospetti di Washington nei confronti della multinazionale cinese. Non tutti i prodotti presentati nelle 3 mila slide analizzate sono in commercio, o figurano pubblicamente sul sito dell’azienda.
La stretta sull’educazione privata in Cina colpisce altre realtà internazionali
Continua l’ondata di chiusure nel settore del tutoring privato in Cina. A fare i conti con i regolatori sono due istituti internazionali, che hanno annunciato l’arresto delle proprie attività nelle sedi di livello K-9 (studenti fino ai 15 anni circa) di Shenzen. Bay Academy e Ulink College non hanno ottenuto la licenza necessaria per continuare le proprie operazioni, un caso comune a molte realtà – di cui tantissime legate a compagnie estere.
Le licenze vengono rilasciate dopo un’attenta revisione delle attività promosse dagli istituti privati, e a Shenzhen solo chi ha ottenuto la certificazione prima del 1° settembre ha diritto a operare in Cina. Il caso dei due istituti internazionali ricorda quello di Harrow Innovative Leadership Academy, che all’inizio di dicembre ha dovuto a sua volta interrompere i curricula bilingue per gli studenti della primaria e delle medie. Non è ancora chiaro se la stretta si allargherà ad asili e licei, ma il timore è quello di ridurre le possibilità per gli studenti di accedere a un tipo di istruzione più internazionale, come è spesso il caso dei nati a Hong Kong o Macao.
Crisi dei chip: Taiwan pronta a bloccare le acquisizioni “sospette”
Golden power in salsa taiwanese: è questo il progetto che presto concederà dei poteri straordinari ai regolatori per impedire la vendita di asset strategici alla Cina. L’annuncio arriva dal ministero degli Affari economici di Taipei, che ha annunciato nuove misure per contrastare il trasferimento di tecnologie sensibili. A preoccupare il governo sarebbero alcune falle nella legislazione che rendono vulnerabile il patrimonio economico e di conoscenze delle imprese locali.
La normativa in vigore chiede solo alle aziende di notificare le autorità mentre le trattative sono in corso, mentre per quanto riguarda le attività in Cina bisogna attendere la conferma da parte della Commissione regolatrice – cosa che però avviene solo per l’investimento iniziale. Il ministero della Giustizia e Consiglio per gli affari continentali stanno redigendo, inoltre, delle nuove misure per impedire la fuga di segreti commerciali e informazioni sensibili da parte di cittadini taiwanesi in contatto con le “controforze straniere” come potrebbero essercene nella Repubblica Popolare, Hong Kong e Macao.
Prigioni smart, il Jiangsu si affida alla blockchain per gestire le carceri
Il ministero della Giustizia cinese ha approvato l’utilizzo delle tecnologie di blockchain per gestire il sistema carcerario del Jiangsu, provincia orientale della Repubblica Popolare. Sono già 21 le strutture dove il nuovo sistema è entrato in funzione con lo scopo di monitorare i detenuti e l’intero processo di applicazione della pena, oltre a rendere accessibili le informazioni sui casi giudiziari a tutti gli attori coinvolti. Ma non solo: la corruzione nelle carceri rimane uno dei sassolini nella scarpa di Pechino, che spera di portare i suoi occhi fin dentro le celle di tutto il paese. In passato la blockchain è stata utilizzata per monitorare gli spostamenti tra Guangdong e Macao durante la pandemia o, nel caso del progetto di megalopoli high tech Xiong’an, per gestire i permessi di residenza e gli stipendi dei lavoratori migranti.
K-pop e condanne a morte in Corea del Nord: un report racconta dieci anni di esecuzioni sotto Kim Jong-Un
Sta facendo molto discutere l’indagine del Transnational Justice Working Group (Tjwg) sulle esecuzioni capitali in Corea del Nord pubblicato mercoledì 15 dicembre. Il rapporto cerca di ricostruire il quadro della situazione oltre il 38° parallelo attraverso testimonianze dei nordcoreani fuggiti in Corea del Sud. “Tra i reati più citati durante le esecuzioni pubbliche compaiono la visione o distribuzione di video sudcoreani (7 casi), crimini legati alla droga (5), prostituzione (5), traffico di esseri umani (4), omicidio o tentato omicidio (3) e ‘atti osceni’ (3)”, dichiara il documento. Di queste 23 esecuzioni pubbliche testimoniate dagli intervistati, 21 sono avvenute per fucilazione e 2 per impiccagione.
Il report fa un’analisi dettagliata degli sviluppi di questo sistema sotto la leadership di Kim Jong-Un, che questo dicembre festeggia il decimo anniversario alla guida del paese. Il consumo e la diffusione di contenuti sudcoreani (tra cui spiccano K-pop e K-drama) ha subito ulteriori restrizioni a partire dal 2020 con l’introduzione di nuove leggi. Inoltre, sono aumentati i casi in cui il Leader Supremo ha concesso la grazia ai condannati: un gesto, commenta il rapporto, che cerca di dipingere Kim Jong-Un come un governatore benevolo. Come spiega Josh Stanton di One Free Korea: “I regimi totalitari usano il terrore come regola e atti eccezionali di clemenza per caricare le loro vittime di un debito di lealtà”.
Nella giornata di mercoledì 16 dicembre il ministero dell’Unificazione della Corea del Sud ha pubblicato un’analisi sullo sviluppo della Corea del Nord negli ultimi dieci anni. Tra i cambiamenti evidenziati nel documento emergono il sorpasso delle imprese private su quelle statali, ma anche un isolamento crescente dalla politica internazionale.
Lo Yuan cinese debutta in Myanmar
Naypidaw ha approvato l’ingresso della moneta nazionale cinese nel paniere delle valute utilizzate per gli scambi commerciali con l’estero. Da mesi il paese si trova nel pieno di una grave crisi economica e politica, dove le riserve di moneta straniera si sono assottigliate. Il commercio con la Cina rimane uno dei legami più stabili con il mondo esterno, convincendo le autorità a puntare sulle transazioni in moneta cinese per alleviare le pressione finanziaria. Per gli economisti cinesi questa notizia segna un passo importante nel processo di internazionalizzazione dello Yuan, riducendo la dipendenza dal dollaro statunitense.
Ondata di arresti in Vietnam contro chi critica il governo
Tolleranza zero verso le menti sovversive. Accade in Vietnam, dove nella stessa settimana sono state giudicate tre persone per le proprie attività “anti-statali”. La prima è una giornalista, Pham Doan Trang, nota per aver documentato le violazioni dei diritti umani nel paese del Sudest asiatico. Trang è stata condannata a nove anni di carcere per “propaganda contro lo Stato […] pericolosa per la società e per il governo”.
Altri due attivisti sono stati condannati per aver pubblicato su Facebook uno scontro tra polizia e manifestanti che ha provocato quattro morti nella periferia di Hanoi. Trinh Ba Phuong è stato condannato a 10 anni e Nguyen Thi Tam a sei per “produzione, conservazione e diffusione di informazioni e documenti ostili alla Repubblica socialista del Vietnam”.
A cura di Sabrina Moles
Formazione in Lingua e letteratura cinese e specializzazione in scienze internazionali, scrive di temi ambientali per China Files con la rubrica “Sustainalytics”. Collabora con diverse testate ed emittenti radio, occupandosi soprattutto di energia e sostenibilità ambientale.