I titoli della rassegna di oggi:
-Lotte di potere dietro l’omicidio del fratellastro di Kim Jong Un
-Nuovo attacco nello Xinjiang: otto i morti
-Morgan Stanley: la Cina, paese ad alto reddito entro il 2027
-Cina primo partner commerciale della Siria
-L’ombra di Bo Xilai su Chongqing
-Nel 2030 la Cina avrà 30 milioni di uomini single
Lotte di potere dietro l’omicidio del fratellastro di Kim Jong Un
Potrebbe esserci il timore, vero o presunto, di perdere il controllo sulla Corea del Nord dietro l’omicidio in Malaysia di Kim Jong Nam, fratellastro di Kim Jong Un e fino al 2001 considerato l’erede designato alla guida del regime. Le modalità dell’omicidio è l’utilizzo di aghi nascosti (o uno spray tossico) per avvelenare la vittima ricordano metodi già utilizzati dagli agenti segreti del Nord. Kim Jong Nam è stato a lungo critico sulla gestione del potere a Pyongyang e sulla successione dinastica. La sua morte arriva a stretto giro dall’epurazione del ministro della Pubblica sicurezza e quando sono trascorse poche settimane dal tour di interviste a giornali e tv di mezzo mondo, con le quali l’ex viceambasciatore nordcoreano a Londra, riparato a Seul la scorsa estate, faceva capire che parte delle élite del regime è insofferente verso il giovane dittatore. Che ora quindi potrebbe voler cementare ulteriormente il proprio comando.
Nuovo attacco nello Xinjiang: otto i morti
Otto persone sono rimaste uccise e altre dieci ferite in un attacco realizzato martedì sera da tre uomini armati di coltello nella contea di Pishan, nello Xinjiang. Gli assalitori («teppisti» secondo la vulgata ufficiale) sono stati freddati dalla polizia, che non ne ha ancora rivelato l’identità. Frequente scenario di scontri etnici tra han e uiguri, la regione autonoma era già stata scenario di un a attacco terroristico diretto contro la sede del partito della contea di Karakax. In quell’occasione l’assalto era stato sferrato da alcuni terroristi armati di coltelli ed esplosivi.
L’ultimo episodio violento arriva dopo l’ammissione da parte della leader uigura Rebiya Kadeer della presenza di miliziani dello Xinjiang in Siria a fianco dei jihadisti.
Morgan Stanley: la Cina, paese ad alto reddito entro il 2027
Ci sono buone probabilità che la Cina riesca a evitare una crisi finanziaria ed è sulla buona strada per diventare un paese ad alto reddito entro il 2027. E’ quanto prevede l’ultimo rapporto di Morgan Stanley – dal titolo «Why we are bullish on China» – nonostante le preoccupazioni per il livelli del debito, la lentezza riscontrata nell’implementazione delle riforme economiche e l’impatto di una potenziale guerra commerciale con gli Stati Uniti di Trump. Secondo gli analisti – se la transizione verso i servizi e il manifatturiero high-end continuerà come sperato – nel prossimo decennio il reddito pro capite dei cinesi passerà dagli attuali 8.100 dollari a 12.900 dollari. Allora la Repubblica popolare sarà l’unico paese – insieme a Corea del Sud e Polonia- con una popolazione di oltre 20 milioni di abitanti a raggiungere quel traguardo negli ultimi trent’anni.
Cina primo partner commerciale della Siria
Secondo quanto riferito martedì a Sputnik dall’ambasciatore siriano in Cina, il gigante asiatico conta per l’80% del commercio. «La Cina era il nostro primo partner commerciale prima della crisi siriana. Ora, a causa delle relazioni commerciali quasi inesistenti con l’Occidente, il ruolo della Cina è diventato ancora maggiore», ha dichiarato Imad Moustapha, che ha sottolineato come la guerra abbia ridotto radicalmente le esportazioni di petrolio rendendo il commercio con la Repubblica popolare «unilaterale». Negli ultimi anni Pechino ha adottato un approccio più propositivo per risolvere il conflitto siriano, da una parte coordinando la propria linea a quella della Russia, dall’altra accrescendo il proprio coinvolgimento diplomatico. Lo scorso anno Pechino ha nominato un inviato speciale a Damasco, al fine di mantenere sottocchio una situazione delicata anche per gli equilibri interni cinesi: secondo diverse fonti, alcune centinaia (forse addirittura migliaia) di miliziani uiguri della regione cinese dello Xinjiang starebbero combattendo al fianco dei jihadisti siriani.
L’ombra di Bo Xilai su Chongqing
Sulla megalopoli di Chongqing incombe ancora l’ombra dell’ex segretario del Partito Bo Xilai, finito in disgrazia nel 2012 dopo una promettente carriera sotto l’ala protettiva dello zar della Sicurezza Zhou Yangkang – entrambi in più occasioni sono stati accusati dal presidente Xi Jinping di cospirare contro il governo. A distanza di tre anni, secondo la Commissione per la Disciplina e l’Ispezione, la città è ancora ancorata ad «un’eredità perniciosa». Lo dimostra un nuovo round di indagini condotte sul posto, il secondo dal 2013. Come all’epoca, gli ispettori hanno parlato di alto rischio corruzione tra le aziende di stato e i funzionari di livello più basso. Resta il fatto che in questi anni Chongqing ha continuato ad ottenere ottime performance economiche – sotto la solida guida del sindaco Huang Qifan – spostando gli investimenti dal manifatturiero a basso costo all’hight tech. Nel 2015 è cresciuta del 11%, quando il Pil nazionale scendeva ai minimi da 25 anni. Huang è stato sollevato dall’incarico lo scorso dicembre nell’ambito di un rimpasto propedeutico al prossimo Congresso del Partito, in agenda per l’autunno venturo.
Nel 2030 la Cina avrà 30 milioni di uomini single
Nel 2030, la Cina si ritroverà con 30 milioni di uomini single in età da matrimonio, ovvero tra i 35 e i 59 anni. A risentire del gap di genere saranno sopratutto gli uomini con un livello di istruzione più basso (saliti al 15% del totale nel 2010), secondo quanto affermato al People’s Daily da Wang Guangzhou, ricrcatore della Chinese Academy of Social Sciences. Nel 2015 la proporzione era di 113,5 maschi e 100 femmine, in calo per il settimo anno di fila. Gli esperti puntano il dito contro la predilezione dei cinesi per il figlio maschio e avvertono sui possibili rischi sociali, tra cui violenze sessuali e mancanza di assistenza in età avanzata.