Dissidenti cinesi bloccati da 100 giorni all’aeroporto di Taiwan
Si trovano da oltre 100 giorni bloccati all’aeroporto di Taiwan. La storia dei dissidenti cinesi Liu Xinglian e Yan Kefen è meno nota di quella della teenager saudita Rahaf Mohammed al-Qunun, ma ugualmente incredibile. I due attivisti sono finiti nell’ex Formosa dopo lunghe peripezie. Fuggiti in Thailandia, hanno ottenuto lo status di rifugiato dall’Onu ma le pressioni del governo di Bangkok, guidato da una giunta militare filocinese, li hanno costretti a lasciare il paese. Sono atterrati a Taiwan lo scorso 27 settembre e da allora continuano a vivere in un limbo. A causa del suo status particolare l’isola non è riconosciuta come paese dalle Nazioni Unite e non ha leggi proprie a tutela dei rifugiati. Le tensioni in essere con Pechino complicano la posizione del governo di Taipei. I due dissidenti si trovano ancora nell’area transiti dell’aeroporto di Taoyuan in attesa che il Canada accetti la loro richiesta di asilo.
Huawei indagata per furto di segreti commerciali
La saga di Huawei continua senza sosta. Secondo fonti del WSJ e di Bloomberg, le autorità federali di Seattle stanno indagando sul presunto furto di segreti commerciali da aziende partner statunitensi come T-Mobile US Inc. L’indagine sarebbe già a buon punto e si ricollega a una causa civile che nel 2017 aveva visto le autorità federali riconoscere la responsabilità di Huawei nel furto di tecnologia impiegata nella robotica. I danni arrecati a T-Mobile US Inc. ammonterebbero a “centinaia di milioni di dollari”. Proprio ieri il Congresso ha introdotto una bozza di legge che, se approvata, vieterà l’export di tecnologia americana tanto a Huawei quanto a ZTE.
Un Airbus su rotaia per tenere testa alla Cina
L’Unione europea sta valutando la possibilità di creare un gigante ferroviario attraverso la fusione di Siemens e Alstom in grado di competere con la cinese CRRC, n° 1 al mondo nel settore. La Cina viene accusata di penalizzare i competitor europei con “livelli significativi di sussidi strategici, restrizioni sugli investimenti interni e investimenti esteri sponsorizzati dallo stato a fronte di una protezione inadeguata della proprietà intellettuale e dei segreti aziendali”. La nascita di quello che viene considerato l’equivalente di Airbus su rotaia verrà decisa entro il 18 febbraio ma prima dovrà riuscire a superare le resistenze delle autorità antitrust, preoccupate dall’emergere di una situazione di monopolio.
Cina numero uno nello sviluppo di armi avanzate. Grazie al furto di tecnologia
La Cina è ormai in grado di sviluppare tra i sistemi bellici più avanzati e “in alcune aree, detiene già il comando mondiale”. Lo sostiene un rapporto pubblicato dalla Defence Intelligence Agency, secondo il quale Pechino avrebbe raggiunto un vantaggio competitivo sfruttando “le leggi [cinesi] che hanno costretto i partner stranieri di joint venture con sede in Cina a rilasciare la loro tecnologia in cambio dell’ingresso nel lucroso mercato cinese”. Secondo il report i progressi del gigante asiatico sono riscontrabili sopratutto in riferimento alle armi ipersoniche e i missili di nuova generazione. Tanto che gli ambienti militari americani temono tale vantaggio possa incoraggiare l’esercito cinese a spingere per una soluzione armata della questione taiwanese e delle dispute territoriali nel Mar cinese meridionale. Proprio recentemente i falchi cinesi hanno ventilato la possibilità di affondare una portaerei americana come avvertimento contro l’attivismo statunitense nelle acque contese tra Pechino e vicini rivieraschi.
Stime a ribasso per il 2019
Gli obiettivi di crescita per il 2019 verranno resi noti soltanto a marzo. Le prime stime rilasciate dai governi locali, tuttavia, lasciano intuire proiezioni a ribasso un po’ in tutto il paese. Otto delle dodici province ad aver già reso note le statistiche hanno ridimensionato i loro obiettivi per il nuovo anno, compresa la municipalità di Pechino che punterà a crescere tra il 6 e il 6,5% rispetto al 6,5% tondo del 2018. Il rallentamento interessa anche le aree costiere, cuore pulsante del manifatturiero cinese. La città di Guangzhou, l’ex Canton, martedì ha calcolato la propria crescita nel 2018 al 6,5%, ben al di sotto del target del 7,5% stabilito sa inizio anno. Mentre lo scandalo dei dati ritoccati serve parzialmente a spiegare la prudenza, la traiettoria discendente trova riscontro nei recenti indici economici. Di alcuni giorni fa la notizia di un calo verticale dell’export e dell’import – sprofondati ai minimi da due anni a dicembre – accompagnato dalla prima contrazione del mercato automobilistico in oltre ventanni. Segno che anche i consumi hanno il fiato corto.
La Nasa chiede aiuto agli scienziati cinesi
Gli scienziati della Nasa avrebbero chiesto ai colleghi cinesi di poter usufruire della sonda Chang’e-4 – al momento in esplorazione sul lato oscuro della luna – e del satellite Queqiao per portare avanti una missione americana. Il team cinese avrebbe inoltre scambiato con la Nasa informazioni sulla fase di landing avvenuta pochi giorni fa con successo. L’annuncio giunge tutt’altro che scontato. Mentre secondo la parte cinese gli Stati Uniti rientrano tra la decina di paesi con cui Pechino collabora nell’ambito del suo progetto lunare, Washington non ha mai fatto menzione della partnership cinese. Non solo. Nel 2011 il Congresso ha votato un provvedimento che vieta espressamente la cooperazione con Pechino in ambito spaziale.
L’odissea dei lavoratori cinesi oltreconfine
Si parla sempre più spesso delle politiche predatorie messe in campo da Pechino nei paesi emergenti, il più delle volte enfatizzando l’impiego di lavoratori cinesi nei progetti oltremare a discapito della manodopera locale. Quasi mai tuttavia si presta attenzione alle condizioni in cui si trovano a operare. Con il rallentamento dell’economia cinese, molte persone hanno optato per cercare un’impiego all’estero attratte dalle false promesse di lauti guadagni. Ma il più delle volte si sono ritrovate a lavorare sulla base di visti turistici e senza un contratto con cui rivendicare il salario dovuto. Secondo un’inchiesta del Financial Times, la causa va ricercata nel network di agenzie e intermediari informali che mettono in contatto aspiranti lavoratori e aziende – per cifre che si aggirano sui 30mila yuan – creando una zona grigia in cui è difficile far valere i propri diritti. Uno dei casi più noti è quello della costruzione di un casinò a Saipan, la maggiore delle Isole Marianne Settentrionali, dove l’FBI ha aperto un’indagine dopo la morte di un operaio cinese.
Meituan pubblica la “guida Michelin cinese”
E’ uscita la seconda edizione della 2019 Black Pearl Restaurant Guide, una guida ai migliori ristoranti della Terra di Mezzo, ideata dalla piattaforma culinaria Meituan e ora alla sua seconda edizione. L’ambizione non nascosta è quella di fare di “The Black pearl” una guida Michelin cinese e di promuovere la cultura culinaria della terra di mezzo in giro per il mondo. Al posto delle stelle Michelin, ci sono i diamanti in un ranking che va da un diamante (ideale per party e cene), due diamanti (perfetto per un’occasione speciale ) e tre (merita una visita una volta nella vita). Inclusi nella guida anche , pochi, ristoranti non cinesi. Ad aggiudicarsi una valanga di diamanti i ristoranti di Shanghai, segue a stretto giro Pechino, mentre in ultima posizione tra le città cinesi Ningbo.
Classe ’84, romana doc. Direttrice editoriale di China Files. Nel 2010 si laurea con lode in lingua e cultura cinese presso la facoltà di Studi Orientali (La Sapienza). Appena terminati gli studi tra Roma e Pechino, comincia a muovere i primi passi nel giornalismo presso le redazioni di Agi e Xinhua. Oggi scrive di Cina e Asia per diverse testate, tra le quali Il Fatto Quotidiano, Milano Finanza e il Messaggero. Ha realizzato diversi reportage dall’Asia Centrale, dove ha effettuato ricerche sul progetto Belt and Road Initiative. È autrice di Africa rossa: il modello cinese e il continente del futuro.