I titoli della rassegna di oggi:
– Dopo intervento Pechino, altri parlamentari localisti a rischio a Hong Kong
– Vaticano contro le ordinazioni faidaté di vescovi cinesi fedeli alla Chiesa di Roma
– Duterte cancella ordine d’acquisto di 26mila fucili Usa
– Scandalo presidentessa Park: anche Samsung nel mirino degli inquirentiDopo intervento Pechino, altri parlamentari localisti a rischio a Hong Kong
In seguito alla posizione espressa da Pechino, che ha giudicato non validi i giuramenti di due parlamentari localisti di Hong Kong – Yau Wai-ching e Baggio Leung – ora si attende che a pronunciarsi sulla questione sia direttamente l’Alta Corte di Hong Kong. Ma, avverte il quotidiano Scmp, altri due parlamentari neoeletti arrivati dai movimenti indipendentisti dell’isola sarebbero nel mirino delle autorità per irregolarità nel giuramento fatto lo scorso settembre davanti al parlamento. Si tratta di Lau Siu-lai, rea di aver pronunciato il proprio giuramento facendo pause troppo lunghe tra una parola e l’altra (sei secondi) con l’obiettivo di invalidarlo (poi lo ha ripetuto a velocità normale ed è andato tutto bene), e di Nathan Law Kwun-chung, tra i capi del movimento Occupy HK, che durante la cerimonia avrebbe alzato il tono della propria voce scandendo l’affermazione «Hong Kong è parte integrante della Cina» come fosse una domanda. Secondo i pro-Pechino, sostengono gli analisti interpellati dal quotidiano, entrambi i giuramenti non sarebbero stati abbastanza «solenni».
Vaticano contro le ordinazioni faidaté di vescovi cinesi fedeli alla Chiesa di Roma
In un comunicato piuttosto irrituale lunedì scorso il Vaticano ha messo in guardia la comunità cattolica cinese, riconosciuta dalla Chiesa di Roma, dal procedere verso ordinazioni di nuovi vescovi senza il benestare del Papa. Nel documento si legge: «La Santa Sede non ha autorizzato alcuna ordinazione, né è stata informata di alcun evento inerente. Se tali ordinazioni episcopali fossero avvenute, costituirebbero una grave infrazione delle norme canoniche». Secondo AsiaNews, il comunicato si sarebbe reso inevitabile in risposta all’auto-ordinazione del vescovo Dong Guanghua, fedele alla Chiesa cattolica di Roma, senza che il Vaticano ne fosse a conoscenza. L’ordinazione di Padre Dong sarebbe interpretata come un atto di protesta contro i colloqui in corso tra il Vaticano e il governo cinese per raggiungere un accordo sull’ordinazione dei vescovi nella Repubblica popolare. In Cina esistono due comunità cattoliche: una, quella «ufficiale», fedele al governo cinese; l’altra, quella «sotterranea», fedele solo al Vaticano. La seconda, da anni, è oggetto di persecuzioni da parte del Pcc.
Duterte cancella ordine d’acquisto di 26mila fucili Usa
Il presidente filippino Rodrigo Duterte ha cancellato l’ordine d’acquisto di 26mila fucili americani dopo che indiscrezioni da Washington indicavano che un senatore americano avesse intenzione di bloccare la vendita di armamenti alle Filippine a causa della violazione dei diritti umani nel paese. Prendendo tutti in contropiede, Duterte nella giornata di lunedì ha stracciato l’ordine specificando che avrebbe cercato armi «più convenienti» e che alle Filippine non servivano «armi americane».
Pochi giorni prima, Duterte si era riferito agli americani col termine «scimmie», sempre per il tira e molla sui 26mila fucili, avvertendo che le Filippine si sarebbero rivolte alla Cina o alla Russia per acquistare gli armamenti necessari a sostenere la guerra a tutto campo contro il narcotraffico locale.
Scandalo presidentessa Park: anche Samsung nel mirino degli inquirenti
Si allarga il caso politico contro la presidentessa sudcoreana Park Geun-hye, accusata di essere manovrata dalla «sciamana» Choi Soon-sil. Secondo quanto confermato a Bbc da Samsung, gli inquirenti hanno perquisito gli uffici del conglomerato sudcoreano dando seguito ai sospetti emersi dalle indagini sui legami tra Choi e Park. Secondo le autorità, si ipotizza che Samsung abbia versato somme di denaro alla figlia di Choi. Samsung, interrogata nel merito da Bbc, ha solo confermato il blitz della polizia, senza specificarne la natura o le motivazioni.
Lo scandalo ha fatto colare a picco il gradimento della presidentessa sudcoreana, sceso sotto il 5 per cento nel paese, spingendo migliaia di persone per le strade di Seul a manifestare per le dimissioni di Park.