La lotta alla povertà continua a dominare l’agenda di Pechino. E’ proprio in quest’ottica che va interpretato “il piano di sviluppo per le aree rurali e l’agricoltura digitale 2019-2025”. una roadmap che dovrebbe aiutare a incrementare il reddito medio dei consumatori rurali, quelli che un domani traineranno l’economia nazionale sempre meno dipendente dalle grandi città. Secondo gli obiettivi prefissati, entro il 2025, l’economia digitale dovrà rappresentare il 15% del valore aggiunto dell’agricoltura, mentre la vendita online dei prodotti agricoli dovrà raggiungere il 15% del totale. Numeri che, entro lo stesso anno, presuppongono l’estensione dell’accesso a internet al 70% delle aree rurali. Robot, intelligenza artificiale e tecnologia blockchain aiuteranno a nutrire gli animali, proteggere le colture, monitorare i raccolti, proteggere la sicurezza alimentare e molto altro. Insomma, ad aumentare l’efficienza in un settore ancora arretrato per gli standard cinesi. [fonte: Technode]
Funzionario americano guiderà la lotta contro le influenze cinesi nell’Onu
Mark Lambert, funzionario del Dipartimento di Stato degli Stati Uniti, è stato incaricato di contrastare le “influenze maligne” della Cina all’interno delle Nazioni Unite. Dopo aver militato nel Foreign Service, Lambert è stato assegnato al Bureau of International Organization Affairs come membro di una squadra di diplomatici professionisti che lavora per garantire l’integrità delle istituzioni multilaterali”, ha spiegato una portavoce del Dipartimento di Stato. Come? Combattendo “le influenze maligne della Repubblica Popolare Cinese e di altri nel sistema delle Nazioni Unite”. La mossa si inserisce nel pressing esercitato da Washington per arginare l’ingerenza cinese nelle organizzazioni multilaterali, a cui Trump ha dichiarato guerra. Nella giornata di mercoledì, il Dipartimento di Stato ha accusato la Cina di aver violato le sanzioni delle Nazioni Unite ignorando la deadline del 22 dicembre entro la quale tutti i paesi avrebbero dovuto concludere il rimpatrio dei lavoratori nordcoreani impiegati all’estero per portare valuta forte al regime di Kim Jong-un. [fonte: Reuters]
Studente arrestato: ha “deturpato l’immagine di Xi Jinping” su Twitter
Uno studente di Wuhan iscritto alla University of Minnesota è stato condannato a sei mesi di reclusione per aver twittato l’immagine di un fumetto rassomigliante il presidente Xi Jinping con fini satirici. Lo scorso novembre un tribunale distrettuale ha giudicato Luo Daiqing colpevole di aver “deturpato l’immagine dei leader del paese” causando un “impatto negativo” sulla società. Il ragazzo è stato detenuto nella sua città natale dal 12 luglio all’11 gennaio. Il caso, uno dei pochi a riguardare attività online condotte all’estero, testimonia ancora una volta come le maglie della censura cinese continuano a stringersi. La corte ha affermato che Luo ha “confessato” di aver utilizzato una falsa identità per pubblicare immagini alterate nel tentativo di attirare l’attenzione, e di averle successivamente cancellate in quanto “improprie”. [fonte: Axios]
Rohingya: Il governo birmano nel mirino dell’Aia
La Corte internazionale di giustizia dell’Aia ha chiesto al Myanmar di “prendere tutte le misure in suo potere” per proteggere i musulmani rohingya, minacciati da “rischi reali e imminenti”. Il governo birmano è stato invitato a presentare relazioni periodiche per attestare i provvedimenti intrapresi. Si tratta della prima sentenza emessa dal tribunale in merito al trattamento subito dalla minoranza islamica per mano dell’esercito birmano. Il caso era stato avviato su richiesta del Gambia a nome dell’Organizzazione per la Cooperazione islamica. Pochi giorni fa, un panel indipendente istituito da Naypyidaw ha confermato che “crimini di guerra, gravi violazioni dei diritti umani e violazioni del diritto interno sono avvenute durante le operazioni di sicurezza”, ma ha smentito che l’intento fosse quello di “genocidio”. [fonte: NYT]
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Classe ’84, romana doc. Direttrice editoriale di China Files. Nel 2010 si laurea con lode in lingua e cultura cinese presso la facoltà di Studi Orientali (La Sapienza). Appena terminati gli studi tra Roma e Pechino, comincia a muovere i primi passi nel giornalismo presso le redazioni di Agi e Xinhua. Oggi scrive di Cina e Asia per diverse testate, tra le quali Il Fatto Quotidiano, Milano Finanza e il Messaggero. Ha realizzato diversi reportage dall’Asia Centrale, dove ha effettuato ricerche sul progetto Belt and Road Initiative. È autrice di Africa rossa: il modello cinese e il continente del futuro.