I titoli di oggi:
- De-risking, l’Ue lancia una nuova strategia di sicurezza che guarda alla Cina
- Ucraina, tre aziende petrolifere cinesi “sponsor della guerra”
- Taiwan, le aziende aiutano Huawei?
- India, raid della Polizia contro redazione online: “È propaganda cinese”
- Apple regolamenta le app, come chiesto da Pechino
- Banca mondiale, nel 2024 tassi di crescita al ribasso per la Cina
- Pacifico, le Marshall non rinnovano il patto siglato con gli Usa
- Mar Cinese Meridionale: tre pescatori filippini muoiono speronati
De-risking, la nuova strategia di sicurezza economica Ue guarda alla Cina
Non chiamatelo “de-coupling”. La strategia di sicurezza economica dell’Unione europea per il “de-risking” dalle tecnologie cinesi contiene ora uno dei primi documenti ufficiali a indicare i settori attenzionati. Pubblicato martedì 3 ottobre, il “Recommendation on critical technology areas for the EU’s economic security” elenca quattro macrocategorie a rischio di furto tecnologico o soggette applicazione “dual-use” (per scopi militari o violazione dei diritti umani, per esempio). Semiconduttori di ultima generazione , intelligenza artificiale, tecnologie quantistiche e biotecnologie sono ora sotto la lente dei regolatori Ue. Il motivo, tiene a sottolineare il Commissario europeo per il mercato interno Thierry Breton, non è solo quello di rendersi più indipendenti dalla Cina. “L’Europa si sta adattando alle nuove realtà geopolitiche, ponendo fine all’era dell’ingenuità e agendo come una vera potenza geopolitica”.
Ucraina, tre aziende petrolifere cinesi “sponsor della guerra”
Kiev ha inserito le tre principali compagnie petrolifere cinesi a conduzione statale (Cnooc, Sinopec e Cnpc) nella lista degli “sponsor internazionali della guerra“. L’elenco, curato dall’Agenzia nazionale per la prevenzione della corruzione, include tutte quelle realtà accusate di collaborazionismo con il governo russo poiché tutt’ora coinvolte in progetti congiunti con Mosca.
Taiwan, le aziende aiutano Huawei?
Alcune importanti compagnie taiwanesi starebbero contribuendo significativamente allo sviluppo infrastrutturale e tecnologico dei nuovi impianti per la produzione di microchip nel sud della Cina. La notizia, diffusa da Bloomberg, rende note le attività con la cinese Huawei di imprese quali Topco Scientific Co., L&K Engineering Co. e Cica-Huntek Chemical Technology Taiwan Co. Coinvolte anche altre entità cinesi oggi presenti nella lista nera delle aziende della Repubblica popolare che non possono più operare negli Stati Uniti e collaborare con le aziende americane.
Immediata la risposta del ministro dell’Economia taiwanese Wang Mei-hua. In conferenza stampa il funzionario ha dichiarato che la legge impedisce alle aziende locali di fornire tecnologie chiave alla Cina. Le quattro società citate dal media statunitense, ha aggiunto, non forniscono alcuna tecnologia o attrezzatura chiave a Huawei.
India, raid della Polizia contro redazione online: “È propaganda cinese”
Nuova Delhi: dopo il raid della Polizia dello scorso marzo alla sede locale della Bbc, ecco che il pugno del governo Modi ha colpito anche un sito di informazione accusato di disseminare la propaganda cinese. Gli agenti avrebbero sequestrato diversi telefoni e laptop appartenuti ai giornalisti della redazione di Newsclick. Le associazioni per i diritti della libertà di stampa denunciano l’accaduto come l’ennesimo tentativo di oppressione del diritto di libera espressione dei media. La stretta su Newsclick, tuttavia, segue la pubblicazione di un’inchiesta del New York Times, che ad agosto aveva denunciato il ruolo della piattaforma indiana nella campagna di disinformazione lanciata dalla Cina nel Sud globale. Il caso rispecchia il netto deterioramento delle relazioni Cina-India e la stretta governativa intorno alle app cinesi quali Tiktok dopo gli scontri nel Ladakh del 2020.
Apple regolamenta le app, come chiesto da Pechino
Apple ha iniziato a chiedere alle app presenti nel proprio store di presentare una nuova licenza rilasciata dal governo cinese, pena l’esclusione dal proprio store accessibile dai dispositivi venduti e utilizzati in Cina. Continua così l’epopea del gigante tech nel tentativo di adattare le proprie operazioni alle nuove normative rilasciate da Pechino; un insieme di leggi per la protezione dei dati personali e delle comunicazioni online che rischia di aggiungere nuove barriere tra la Repubblica popolare e il resto del mondo.
Banca mondiale: nel 2024 tassi di crescita al ribasso per la Cina
La Banca mondiale ha modificato le sue previsioni sui tassi della crescita economica del Pil cinese per il 2024 dal 4,8% al 4,4%. Stabile invece il dato del 2023, che continua a prevedere una crescita del 5,1%. A giustificare l’abbassamento delle aspettative degli economisti è un insieme di fattori esterni (quali rallentamento della domanda globale) e interni (aumento del debito pubblico e privato).
Secondo l’istituto con base a Washington, la crescita del PIL della regione dell’Asia orientale e del Pacifico si attesterà al 5,0% nel 2023 e al 4,5% nel 2024. Peggio delle previsioni precedenti del 5,1% e del 4,8%.
Pacifico, le Marshall non rinnovano il patto storico con gli Usa
Le Isole Marshall hanno lasciato passare la scadenza del Compact of Free Association (Cofa) senza annunciare alcuna intenzione di rinnovare l’accordo che regola le relazioni con gli Usa dal 1986, dando all’arcipelago del Pacifico benefici economici e a Washington un avamposto militare nella regione. La curiosa mancanza ha sollevato non poche preoccupazioni tra gli osservatori, che rilevano invece come positivo il rinnovo del Cofa da parte di Micronesia e Palau. Il patto rappresenta una delle pietre miliari della presenza statunitense nel Pacifico e per ora la scadenza si limita ai capitoli dedicati ai servizi finanziari e federali, ma non a quello della sicurezza.
Mar Cinese Meridionale: tre pescatori filippini muoiono speronati
Tre pescatori filippini hanno perso la vita a seguito dello speronamento della loro barca da parte di una “imbarcazione commerciale non identificata” nel Mar Cinese Meridionale. L’incidente – reso noto dalla Guardia costiera filippina stamani – e si è verificato lunedì, mentre il peschereccio navigava 157 chilometri a nord-ovest dell’atollo delle Scarborough, oggetto di una disputa territoriale sempre più tesa tra le Filippine e la Cina. 11 pescatori sarebbero sopravvissuti allo speronamento. Il presidente delle Filippine, Ferdinand Marcos ha dichiarato che l’episodio è già oggetto di indagini, e ha assicurato alle vittime e ai loro familiari che “compiremo ogni sforzo per assicurare alla giustizia i responsabili”.
A cura di Sabrina Moles; ha collaborato Alessandra Colarizi