Il turismo in Cina sembra essersi ripreso durante la “Golden Week”, la settimana di vacanze che segue il giorno della festa nazionale. Durante i primi quattro giorni il fatturato del settore turistico è balzato a 45,9 miliardi di dollari, un calo del 31% rispetto all’anno precedente. Secondo il Ministero della Cultura e del Turismo cinese, la spesa media per turista è calata del 12%: un sintomo del calo dei consumi e della difficoltà ad avviare la nuova strategia della “doppia circolazione”. Questo modello di sviluppo economico, che punta ad accrescere il mercato interno, avrebbe portato più vantaggi rispetto alle vacanze del 1° maggio, ma non bisogna ignorare l’incertezza che ancora dilagava tra primavera ed estate. Positivo invece il trend delle transazioni digitali, in crescita dell’83% nei siti turistici e del 71% nelle strutture ricettive. Crescono anche i mercati più piccoli come le città di terzo livello e le aree rurali, insieme ai tour interprovinciali. [Fonte: SCMP]
Docente arrestata a Hong Kong per “incitamento all’indipendenza”
Un’insegnante di scuola primaria è stata arrestata nella giornata di lunedì con l’accusa di aver diffuso idee indipendentiste durante le lezioni. Il docente avrebbe chiesto di rispondere a delle domande dopo la visione di un programma televisivo che ospitava un attivista del movimento di protesta. Secondo le dichiarazioni fuoriuscite dall’istituto, l’insegnante avrebbe fornito materiale che “danneggia gli studenti”, aggiungendo che non si tratta del primo caso di coinvolgimento del corpo docenti nelle proteste antigovernative. L’arresto costituisce il primo caso di ritiro della licenza d’insegnamento per motivi legati alla nuova legge di sicurezza nazionale. La nota della presidenza dell’istituto rischia di estendere la condanna ad altri insegnanti. A Hong Kong sono già state esposte 204 denunce di “cattiva condotta” nel settore dell’istruzione, mentre nell’istituto incriminato ci sarebbero stati almeno 1900 reclami contro i 130 della media annuale. I docenti rischiano il ritiro della licenza per l’insegnamento fino all’arresto qualora vengano trovati a diffondere materiali considerati “inappropriati” e che violano “l’integrità nazionale”. [Fonte: SCMP]
Il governo cinese dietro gli investimenti cinesi in Europa
Secondo una ricerca della società di consulenze olandese Datenna, l’ondata di investimenti cinesi in Europa è stata influenzata molto dal governo cinese. Negli ultimi dieci anni almeno il 40% dei 650 investimenti cinesi sul continente avrebbe coinvolto società statali o parzialmente sostenute da Pechino. Tra questi, 161 acquisizioni sarebbero da identificare come “ad alta influenza statale”. Le complesse strutture azionarie, accordi conclusi attraverso intermediari europei o numerosi livelli interscambiabili di responsabilità hanno “mascherato” l’intervento statale anche in settori strategici come le tecnologie avanzate. Il radar sugli investimenti diretti esteri cinesi di Datenna sottolinea come l’intera Unione Europea sia coinvolta, dal nord fino al Mediterraneo, e soprattutto nei settori automotive, dei macchinari, energetico e dei prodotti di consumo. Secondo Datenna questo fenomeno evidenzia la mancanza di un sistema europeo veramente capace di monitorare e controllare gli investitori esteri. Bruxelles sta cercando di colmare questo vuoto normativo con nuove regole che entreranno in vigore a partire dall’11 ottobre: al centro dell’iniziativa c’è l’impegno a salvaguardare le imprese europee dal subire acquisizioni o fusioni “al ribasso”. Come gli Stati Uniti, l’UE potrebbe avvicinarsi a un modello di controllo degli investimenti esteri che permetta di bloccare la trattativa in caso di rischi per la sicurezza territoriale e dei settori strategici. [Fonte: Datenna, Wall Street Journal]
Poliziotto tibetano a New York arrestato per spionaggio
Il poliziotto di origini tibetane Baimadajie Angwang è stato accusato di essere un agente dell’intelligence cinese. L’uomo, membro del New York City Police Department, era molto conosciuto nella comunità tibetana della metropoli americana. I sospetti sarebbero iniziati dopo che Angwang aveva invitato a rimuovere la bandiera tibetana dalla facciata di un centro comunitario di immigrati dal Tibet. Secondo le indagini, il poliziotto frequentava spesso il consolato cinese e un funzionario del Fronte Unito, fornendo informazioni sulle attività della comunità di New York. Il 33enne è ora accusato di aver condotto attività di spionaggio per il governo cinese fin dal 2018 e rischia fino a 55 anni di carcere. L’evento mette alla luce le pressioni che la comunità tibetana all’estero continua a subire dalla Cina, che avrebbe già reclutato in passato altri tibetani per intimidire o ostacolare le attività di denuncia contro le violazioni dei diritti umani in Tibet. [Fonte: The Guardian]
Tinder è il nuovo terreno di scontro delle proteste thailandesi
Le proteste in Thailandia contro il governo militare continuano a fare notizia e proseguono nonostante le difficoltà. Un elemento chiave di questo successo è legato all’uso dei social, in un paese dove almeno il 75% della popolazione è molto attiva online. Il regime sta prendendo di mira il mondo dei social network per contrastare le critiche e tra questi risulta curioso il recente accanimento su Tinder. La famosa app d’incontri avrebbe il potenziale di creare degli spazi più intimi dove far circolare informazioni essenziali per organizzare le manifestazioni e diffondere i valori del movimento. Gli account di alcuni utenti sono stati sospesi per aver condiviso contenuti pro-democrazia. Un gruppo di attivisti ha infatti sintetizzato in un elenco di dieci punti le richieste principali per l’eliminazione della monarchia: un sistema per rendere più immediata e facile la condivisione su internet. Altri utenti di Tinder sono stati segnalati per aver incluso nella propria bio frasi come “libertà per la Thailandia!” o “qui sono vietati i monarchici”. Ma non solo sono i gruppi Facebook, i tweet e gli hashtag su TikTok a subire la censura del governo: gli attivisti possono venir accusati e incarcerati per aver condiviso contenuti contro il governo. La creatività degli attivisti continua a resistere alle pressioni della polizia, ma il fenomeno continua a attirare le critiche degli analisti: i governi riescono subito a eliminare i commenti sgraditi, mentre altri contenuti pericolosi e casi di hate speech sfuggono ai controlli dei gestori. [Fonte: Foreign Policy]
Le proteste post-elettorali in Kirghizistan sull’orlo della rivolta
Nella notte tra lunedì e martedì sono esplose le proteste contro il risultato delle elezioni di domenica in Kyrgyzstan. I manifestanti hanno fatto irruzione nelle sedi del governo e del Ministero della Sicurezza, chiedendo la cancellazione dei risultati. Oggi, la Commissione Elettorale ha affermato che sarebbe disposta a considerare la richiesta e anche il presidente Sooronbai Jeenbekov starebbe valutando la situazione. Le manifestazioni sono iniziate dopo che le elezioni hanno confermato la vittoria dei partiti dell’establishment politico kirghiso. Nel frattempo, i gruppi di opposizione hanno occupato anche altri edifici governativi nella capitale, alzato barricate nelle vie principali e liberato l’ex presidente Almazbek Atambayev che si trovava in arresto nella sede del Comitato di Stato per la Sicurezza Nazionale. Le proteste si stanno espandendo nelle province, dove diversi governatori stanno dando le dimissioni. Al momento gli scontri avrebbero provocato 590 feriti e un morto. [Fonte: Reuters]
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Formazione in Lingua e letteratura cinese e specializzazione in scienze internazionali, scrive di temi ambientali per China Files con la rubrica “Sustainalytics”. Collabora con diverse testate ed emittenti radio, occupandosi soprattutto di energia e sostenibilità ambientale.