I titoli di oggi:
- Covid: a Guiyang gli abitanti restano senza cibo
- I creditori sequestrano la sede hongkonghese di Evergrande
- Cina e India compensano il calo delle vendite di petrolio russo in Europa
- India e Cina ritirano le truppe
- Aperture dalla Corea del Sud, ma Kim non rinuncia al nucleare
- Gli Usa ospitano il primo incontro del quadro economico per l’Indo-Pacifico
Le autorità di Guiyang si sono scusate dopo che centinaia di migliaia di residenti sono rimasti senza cibo a causa delle misure anti-Covid. Guiyang, capoluogo del Guizhou, è una delle ultime città ad essere entrata in lockdown dopo il rilevamento di alcuni casi positivi, 74 nella giornata di ieri.
In conferenza stampa giovedì, funzionari locali hanno affermato che la carenza di cibo nella zona residenziale di Huaguoyuan è stata causata dalla mancanza di addetti alle consegne a causa delle restrizioni sanitarie. Un problema – hanno aggiunto – acuito dal fatto che molti dei residenti sono giovani e non sono soliti cucinare o conservare il cibo in casa. Ma a sentire i morsi della fame pare siano anche gli animali del Guizhou Wildlife Park, che ha lanciato un appello alle autorità per salvare le molte specie protette ospitate nella riserva.
Guiyang non è la prima città cinese a sperimentare disagi del genere; inevitabilmente il ricordo torna al dramma vissuto da Shanghai tra marzo e maggio. Bloomberg, invece, mette in evidenza come nella provincia meridionale della Cina le restrizioni stiano creando disagi anche al settore tecnologico. Il Guizhou è un importante hub per lo stoccaggio di dati, specie da quando nel 2017 il governo cinese vieta alle aziende straniere di esportarli all’estero. Le misure anti-Covid pare abbiano spinto il data center di Apple – che gestisce i dati di centinaia di milioni di persone – a impiegare protocolli di emergenza.
I creditori sequestrano la sede hongkonghese di Evergrande
Nuova svolta nella saga di Evergrande. Secondo Reuters, i creditori del colosso immobiliare sono intenzionati a procedere con il sequestro della sede hongkonghese dell’azienda. Schiacciato da oltre 300 miliardi di dollari di passività, alla fine dello scorso anno Evergrande aveva cercato di vendere il suo China Evergrande Center di Wan Chai, ma l’accordo valutato 1,7 miliardi di dollari era poi fallito. Le indiscrezioni giungono a stretto giro dalla pubblicazione di un report a cura della United Overseas Bank (UOB) che, tenendo traccia di 32 sviluppatori cinesi quotati in borsa, nei primi sei mesi dell’anno ha calcolato un crollo del 188% nei profitti netti. “In questo momento è una situazione generale difficile. Gli sviluppatori hanno molto meno denaro per pagare il loro debito e non sono in grado di ottenere finanziamenti offshore e onshore”, ha affermato Raymond Cheng, analista presso CGS-CIMB Securities. Nessuna pietà dalle autorità di Zhengzhou, dove nei mesi scorsi si sono tenute accese proteste da parte di chi ha acquistato proprietà immobiliari mai ultimate. I lavori di costruzione vanno terminati al più presto, ha intimato il governo municipale minacciando gli sviluppatori di evasione fiscale e appropriazione indebita.
Cina e India compensano il calo delle vendite di petrolio russo in Europa
Secondo il Financial Times, l’aumento delle importazioni di petrolio russo da parte di Cina e India stanno vanificando l’effetto delle ritorsioni occidentali. Stando a un’analisi del quotidiano finanziario sui dati disponibili delle statistiche doganali cinesi e indiane, i due paesi hanno acquistato dalla Russia 11 milioni di tonnellate di greggio in più nel secondo trimestre del 2022 rispetto ai primi tre mesi dell’anno. I pagamenti per il petrolio russo da Cina e India sono aumentati di 9 miliardi. A trainare la crescita in volume è il subcontinente indiano, dove le spedizioni sono balzate da 0,66 milioni di tonnellate alle 8,42 milioni di tonnellate del secondo trimestre. Ma, ancora una volta, gli esperti ci tengono a rimarcare che – nonostante i rapporti amichevoli tra i due paesi e Mosca – non si tratta di una forma di aiuto, quanto piuttosto di una conseguenza dei prezzi a buon mercato delle forniture russe rispetto al Brent.
Dagli ultimi dati ufficiali, risulta che nell’ultimo mese ad aumentare sono state anche le transazioni commerciali tra Cina e Russia, in entrambi i sensi.
India e Cina ritirano le truppe
A due anni dagli scontri di frontiera, Cina e India hanno iniziato un ritiro coordinato delle rispettive truppe di stanza lungo il confine tra Gogra e Hotsprings, nell’Himalaya occidentale. Lo ha dichiarato il governo indiano aggiugendo che la manovra servirà a “mantenere la pace” nelle zone di frontiera. Nuova Delhi e Pechino hanno già tenuto 16 round di colloqui, sebbene la situazione sia rimasta tesa: i due Paesi hanno schierato 50.000-60.000 soldati e un quantitativo crescente di armamenti pesanti sul proprio lato del confine. Negli ultimi mesi, i negoziati erano stati inquinati dalla notizia della costruzione di infrastrutture stradali su entrambi i lati del confine. L’accordo per il ritiro – che segue il disimpegno cinese presso il lago Pangong Tso – precede di pochi giorni il summit della Shanghai Cooperation Organization, a cui dovrebbero partecipare sia Modi che Xi Jinping.
Aperture della Corea del Sud, ma Kim non rinuncia al nucleare
Il governo di Yoon Suk-yeol ha proposto di riprendere i colloqui Nord-Sud per il ricongiungimento delle famiglie separate dai tempi della guerra di Corea. Si tratta di un evidente gesto distensivo da parte del presidente conservatore entrato in carica a maggio. L’ultimo round negoziale risale al 2018, quando alla Casa Blu c’era il liberal-democratico Moon Jae-in. Il mese scorso il nuovo presidente ha proposto un piano “audace”: aiuti economici in cambio del disarmo nucleare. Ma la risposta del Nord non è stata quella sperata. Kim Yo Jong, la potente sorella del leader nordcoreano Kim Jong Un, ha invitato Yoon a “chiudere la bocca” definendo la proposta “assurda”. Pyongyang non ne vuole sapere di rinunciare all’atomo. Proprio ieri L’Assemblea popolare suprema ha approvato una legge che rende “irreversibile” lo sviluppo dell’arsenale nucleare, chiarendo per la prima volta in quali circostanze il Regno eremita si avvale del diritto di effettuare “attacchi preventivi”.
Gli Usa ospitano il primo incontro del quadro economico per l’Indo-Pacifico
Si è tenuto ieri il primo incontro dell’Indo-Pacific Economic Framework, l’iniziativa economica lanciata da Biden a maggio per compensare una strategia americana ritenuta dai partner asiatici troppo focalizzata sulla sicurezza. L’evento, avvenuto a Los Angeles, ha visto la rappresentante per il Commercio degli Stati Uniti, Katherine Tai, e la segretaria al commercio, Gina Raimondo, ricevere le controparti degli altri 13 paesi partecipanti. Secondo Raimondo, il meeting sancisce la fine dei colloqui preliminari e il passaggio verso la fase attuativa.
La nuova piattaforma si pone come obiettivo quello di facilitare i negoziati in quattro settori strategici: commercio, resilienza della catena di approvvigionamento, energia pulita e decarbonizzazione, elusione fiscale e corruzione. Ma secondo gli esperti la mancanza di agevolazioni tariffarie rende il framework poco attraente per i partner statunitensi che aspirano a una maggiore apertura dei rispettivi mercati.
A cura di Alessandra Colarizi
Classe ’84, romana doc. Direttrice editoriale di China Files. Nel 2010 si laurea con lode in lingua e cultura cinese presso la facoltà di Studi Orientali (La Sapienza). Appena terminati gli studi tra Roma e Pechino, comincia a muovere i primi passi nel giornalismo presso le redazioni di Agi e Xinhua. Oggi scrive di Cina e Asia per diverse testate, tra le quali Il Fatto Quotidiano, Milano Finanza e il Messaggero. Ha realizzato diversi reportage dall’Asia Centrale, dove ha effettuato ricerche sul progetto Belt and Road Initiative. È autrice di Africa rossa: il modello cinese e il continente del futuro.