I titoli di oggi:
- Covid-19: nuovo studio giustifica la strategia cinese della “tolleranza zero”
- Taiwan: USA e Lituania in visite ufficiali
- Omicron: l’OMS cambia nome alla variante Covid per non infastidire la Cina
- Giappone: Kishida mira ad aumentare il budget militare
La revoca delle restrizioni di viaggio potrebbe avere un enorme impatto sui casi in Cina. È quanto afferma uno studio dei matematici dell’Università di Pechino, secondo il quale la Cina potrebbe registrare più di 630.000 infezioni da coronavirus al giorno se abbandonasse il suo approccio di tolleranza zero e seguisse altri paesi, revocando i divieti di viaggio. Utilizzando i dati di agosto provenienti da Stati Uniti, Gran Bretagna, Israele, Spagna e Francia, i matematici hanno esaminato i potenziali risultati se la Cina adottasse strategie di risposta alla pandemia simili a quelle utilizzate nei paesi selezionati. Ad agosto, la maggior parte di questi paesi aveva presentato tassi di vaccinazione più elevati rispetto alla Cina, dove era stato inoculato il 54% della popolazione idonea. Questi paesi avevano anche un rapporto di immunità naturale più elevato, nonostante avessero una densità di popolazione inferiore rispetto alla Cina. I ricercatori hanno affermato che la Cina avrebbe bisogno di una copertura vaccinale più efficiente, diversi livelli di interventi farmaceutici e non, nonché più letti ospedalieri prima di poter passare in sicurezza alla strategia di apertura: attualmente infatti il contenimento del Covid-19 si basa su ripetuti test obbligatori di massa dei tamponi per identificare casi positivi ogni volta che viene rilevata un’infezione in una nuova area, processo che non sarebbe sostenibile se il tasso di contagio aumentasse ai ritmi previsti in una situazione di frontiere aperte. Mentre le frontiere rimangono per il momento chiuse, Omicron non sembra per il momento una preoccupazione per la Cina: secondo il Global Times infatti, i principali epidemiologi cinesi hanno dichiarato che modello dinamico zero-COVID del paese e la rapida risposta alle riacutizzazioni ed ai focolai locali assicurerebbe che il paese sia in grado di affrontare qualsiasi variante. Le aziende farmaceutiche cinesi stanno già intensificando gli sforzi per rilevare il virus e modificare i vaccini attuali: Sinovac Biotech, ha dichiarato sabato che sta raccogliendo informazioni e campioni specifici del nuovo ceppo dai suoi partner internazionali, mentre CanSino starebbe già lavorando ad un vaccino specifico per la nuova varianti.
Taiwan: USA e Lituania in visite ufficiali
Ad appena due settimane dall’apertura di un ufficio di rappresentanza di Taipei a Vilnius, una delegazione del parlamento lituano è arrivata domenica sull’isola per partecipare a una conferenza sulla democrazia. La delegazione è stata guidata da Matas Maldeikis, membro del gruppo di amicizia pro-Taiwan del parlamento lituano, ed é atterrata all’aeroporto internazionale di Taoyuan alle 6:18 di domenica per unirsi ad altri parlamentari di Estonia, Lettonia, Belize e Messico per partecipare al Forum del Parlamento aperto 2021 che si terrà dal 2 al 3 dicembre 2021. Durante il loro soggiorno a Taiwan, i parlamentari lituani incontreranno anche il presidente Tsai Ing-wen, il premier Su Tseng-chang, il relatore legislativo You Si-kun e parteciperanno a una cena organizzata dal ministro degli Esteri Joseph Wu. La visita è avvenuta in un momento in cui Taiwan sta rafforzando gli scambi con l’Unione europea e riallacciando i legami con gli altri alleati occidentali: cinque legislatori statunitensi hanno infatti incontrato venerdì Tsai in una visita a sorpresa di un giorno volta a riaffermare il sostegno degli Stati Uniti all’isola autonoma. Il gruppo è arrivato a Taiwan giovedì sera ed ha incontrato i leader di alto livello tra cui Tsai, ma sono stati forniti ulteriori dettagli sul loro itinerario. A Pechino, il portavoce del ministero degli Esteri cinese Zhao Lijian ha condannato la visita, definendola una violazione del “principio di una sola Cina”.
Omicron: l’OMS cambia nome alla variante Covid per non infastidire la Cina
Venerdì, l’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) ha deciso di chiamare la nuova variante di coronavirus – il cui nome ufficiale è B.1.1.529 – “Omicron”. La scelta del nome è diventata rapidamente virale su Twitter: alcuni netizen si sono chiesti se l’agenzia sanitaria delle Nazioni Unite lo avesse scelto per evitare di inimicarsi la Cina. Infatti, normalmente l’OMS nomina i nuovi ceppi di virus secondo l’alfabeto greco. Questo metodo è stato scelto dall’ente sanitario globale il 31 maggio 2021 per garantire che le varianti avessero etichette facili da pronunciare e ricordare e per evitare che stigma geografici vengano assegnati a una variante COVID-19. Seguendo il metodo dell’OMS, il nuovo ceppo scoperto in Sud Africa avrebbe dovuto essere chiamato “Nu” o “Xi”, facendo riferimento alle lettere dell’alfabeto v e ξ. Sabato il portavoce dell’agenzia internazionale Tarik Jasarevic ha confermato che il gruppo ha saltato Nu per evitare confusione con la parola “nuovo” (“new” in inglese) e Xi per evitare polemiche con la Cina e il suo leader Xi Jinping. La decisione dell’OMS – accusato da tempo di mantenere un atteggiamento succube nei confronti di Pechino – è stata criticata su Twitter da numerose personalità di spicco, tra cui il senatore americano Ted Cruz.
Giappone: Kishida mira ad aumentare il budget militare
Sabato scorso il primo ministro giapponese Fumio Kishida ha operato la sua prima revisione delle truppe, rinnovando il suo impegno a prendere in considerazione “tutte le opzioni” per proteggere il paese dalle crescenti minacce provenienti dalla Cina e dalla Corea del Nord. “L’ambiente di sicurezza che circonda il Giappone sta cambiando rapidamente a una velocità senza precedenti. Le cose che accadevano solo nei romanzi di fantascienza sono la realtà di oggi”, ha dichiarato Kishida, che ha recentemente promosso una serie di riforme atte a rafforzare la difesa giapponese. Tra le misure proposte, un budget aggiuntivo per la difesa di 770 miliardi di yen giapponesi (6,8 miliardi di dollari) mirato all’acquisto di missili, razzi antisommergibile e altre armi per far fronte all’escalation delle attività militari da parte di Cina, Russia e Corea del Nord. La richiesta, ancora in attesa dell’approvazione parlamentare, porterà la spesa militare del Giappone per l’anno in corso alla cifra record di oltre 6,1 trilioni di yen ($ 53,2 miliardi), un aumento del 15% rispetto al 2020. Il budget combinato per il 2021 sarà poco più dell’1% del prodotto interno lordo (PIL) giapponese, rispettando il consueto tetto. Kishida si è detto disposto a raddoppiare le spese militari del Giappone per far fronte al peggioramento del contesto di sicurezza, ma i detrattori sostengono invece che il paese dovrebbe destinare più denaro all’assistenza sanitaria e ad altri servizi, per combattere l’invecchiamento della popolazione ed il declino demografico.
A cura di Sharon De Cet
Classe ’94, valdostana, nel 2016 si laurea con lode in lingua cinese e relazioni internazionali presso l’Università cattolica del sacro cuore di Milano. Nonostante la sua giovane età, la sua passione per la cultura cinese e le lingue la portano a maturare 3 anni di esperienza professionale in Italia, Svezia, Francia e Cina come policy analyst esperta in Asia-Pacifico e relazioni UE-Cina. Dopo aver ottenuto il master in affari europei presso la prestigiosa Sciences Po Parigi, Sharon ora collabora con diverse testate italiane ed estere, dove scrive di Asia e di UE.