I titoli di oggi:
- Corruzione, la Giustizia cinese rivela i dettagli del caso Xiao Jianhua
- Primo colloquio del nuovo ministro degli Esteri cinese con l’omologo russo Lavrov
- Covid, Pechino sospende i nuovi visti per la Corea del Sud
- Taiwan, nuove incursioni cinesi mentre gli analisti bocciano una possibile invasione nel 2026
- Pakistan, l’Onu raccoglie i fondi per riparare i danni dell’alluvione
Corruzione, la Giustizia cinese rivela i dettagli del caso Xiao Jianhua
La Commissione centrale per l’ispezione della disciplina del Partito comunista cinese ha reso noti alcuni dettagli del caso Xiao Jianhua, uomo d’affari sino-canadese a capo dell’impero finanziario di Tomorrow Group. L’uomo, arrestato durante un soggiorno a Hong Kong nel 2017, era sparito dalla scena pubblica per poi riapparire nel 2022, quando è stato condannato a 13 anni di carcere. Le indagini sono state raccontate in un programma televisivo prodotto dalla Commissione stessa, e la cui prima puntata è andata in onda lo scorso sabato 7 gennaio. La caduta di Xiao, che aveva contatti frequenti con l’élite politica cinese, ha trascinato con sé nella campagna anti-corruzione anche l’alto funzionario dello Shandong Zhang Xinqi e l’ex capo della Polizia Fu Zhenghua. Quest’ultimo è stato condannato all’ergastolo e il suo nome viene associato all’ex viceministro della pubblica sicurezza Sun Lijun, anch’egli imprigionato a vita con l’accusa di aver radunato intorno a sé un gruppo di potenti rivali del presidente Xi Jinping.
Domenica 8 gennaio lo stesso Xi è tornato a parlare di corruzione durante il suo discorso agli organi giudiziari riuniti per una conferenza di due giorni. Secondo quanto riportato dai media cinesi, il presidente “ha definito il lavoro politico e legale che coinvolge gli organi giudiziari, procuratori e di pubblica sicurezza una parte fondamentale del lavoro del Partito e dello Stato”. Non è mancato un cenno alla leadership del Pcc, che necessita “assolutamente” del sostegno della Giustizia, soprattutto nella lotta alla corruzione interna. Sempre lunedì, invece, proprio in occasione della ventesima plenaria della Commissione centrale per l’ispezione della disciplina il presidente ha detto che bisogna continuare a “prevenire nuovi casi [di corruzione] e sradicare quelli esistenti”. Ha parlato poi della necessità di mantenere l’approccio della “tolleranza zero”, di esercitare una “forte pressione” sui funzionari affinché non cedano alla corruzione e di continuare a eseguire “pene severe”. Una menzione particolare ha interessato la collusione tra potere politico e mondo imprenditoriale.
Primo colloquio del nuovo ministro degli Esteri cinese con l’omologo russo Lavrov
Lunedì 9 gennaio Qin Gang, da poco promosso a ministro degli Esteri cinese dopo un servizio di anni presso l’ambasciata Usa, ha parlato con il suo omologo russo. Secondo quanto riportato dal breve resoconto diffuso dal dicastero, Qin ha affermato che “il partenariato strategico Cina-Russia nella Nuova era” (uno dei punti cardine nella retorica del presidente Xi Jinping) rimane stabile e fedele al principio del non-allineamento. Come sottolineano i media russi, inoltre, Sergei Lavrov e la controparte cinese avrebbero concordato che “è inaccettabile la politica degli Stati Uniti e dei suoi satelliti di provocare uno scontro tra Russia e Cina”. Tra le indiscrezioni emerse dal colloquio, un possibile viaggio di Qin in Russia. A questo potrebbe far seguito quello di Xi in primavera, come auspicato dal presidente russo Vladimir Putin.
La seconda notizia in arrivo dal ministero degli Esteri riguarda un altro nome noto nel panorama della diplomazia pechinese. Si tratta di Zhao Lijian, portavoce del ministero noto per i suoi tweet da “wolf warrior”. È sempre di lunedì l’annuncio della sua promozione a vice capo del Dipartimento degli affari marittimi e oceanici. Per alcuni osservatori la mossa potrebbe essere coerente con un tentativo di stemperare i toni tra Cina e Stati Uniti, spostando il funzionario a una posizione più marginale rispetto al discorso pubblico.
Covid, Pechino sospende i nuovi visti per la Corea del Sud
Martedì 10 gennaio la Cina ha annunciato la sospensione temporanea per l’emissione dei nuovi visti d’ingresso per i cittadini sudcoreani. La mossa riguarda i visti a breve termine per business, turismo, cure mediche, transito e affari privati. La motivazione, così come ha spiegato l’ambasciata cinese a Seul, risiede nelle “restrizioni discriminatorie all’ingresso in Corea del Sud nei confronti della Cina”. A fine dicembre l’ambasciata coreana aveva sospeso i visti d’ingresso a breve termine dalla Cina e rispristinato i controlli anti-Covid. Solo il giorno prima il ministro degli Esteri Qin Gang aveva parlato con l’omologo sudcoreano Park Jin e aveva “espresso preoccupazione per le recenti restrizioni temporanee adottate dalla Corea del Sud sugli arrivi dalla Cina”, auspicando che “la Corea del Sud mantenga un atteggiamento obiettivo e scientifico”.
Taiwan, nuove incursioni cinesi mentre gli analisti bocciano una possibile invasione nel 2026
L’aereonautica cinese torna a scuotere lo Stretto. Coerentemente all’annuncio di nuove esercitazioni congiunte con la Marina nella giornata di domenica 8 gennaio, 57 aerei sono stati avvistati nelle vicinanze dei confini taiwanesi nelle ore successive. Nel frattempo, lunedì 9, Taipei ha accolto le delegazioni parlamentari di Lituania e Germania. Tra i temi al centro della visita: cooperazione digitale, semiconduttori, diritti umani e sicurezza. Martedì 10 gennaio la presidente Tsai Ing-Wen ha invitato la Germania e “gli altri partner democratici” a lavorare insieme per “mantenere l’ordine nella regione”.
Per rimanere in tema Difesa, anche dall’altro lato del Pacifico si continua a ragionare su una possibile invasione di Taiwan a opera dell’Esercito popolare di liberazione. Il Center for Strategic and International Studies (Csis) ha realizzato un wargame per analizzare gli scenari possibili di un’offensiva cinese sullo Stretto. La maggior parte delle 24 simulazioni effettuate ha portato alla sconfitta della Cina contro un’alleanza Taiwan-Usa-Giappone. Ciononostante, hanno sottolineato gli analisti del Csis, si tratterebbe di una vittoria ottenuta attraverso la perdita di migliaia di mezzi e soldati, mentre l’economia taiwanese uscirebbe devastata dal conflitto.
Pakistan, l’Onu raccoglie i fondi per riparare i danni dell’alluvione
Lunedì 9 gennaio una riunione tenutasi presso la sede Onu di Ginevra ha portato alla promessa di 9 miliardi di dollari di aiuti destinati al Pakistan. Il paese, colpito da un’alluvione senza precedenti lo scorso agosto, necessiterebbe di almeno 16 miliardi di dollari per riparare ai danni causati dal cataclisma (tra cui il drenaggio delle acque stagnanti dove rischiano di emergere nuove epidemie) e compensare le perdite subite. Il segretario Onu António Guterres ha sottolineato che “gli abitanti dell’Asia meridionale hanno 15 volte più probabilità di morire a causa degli impatti climatici che in altre aree del mondo”.
In un articolo di martedì 10 gennaio Financial Times evidenzia inoltre la grave crisi di riserve monetarie del paese, che già prima dell’alluvione erano in contrazione. A margine dell’incontro di lunedì, il ministro delle Finanze Ishaq Dar si è confrontato con alcuni funzionari del Fondo monetario internazionale, ente con il quale i legami si sono raffreddati a causa dei numerosi tentativi di salvare il paese dal default con l’iniezione di nuovi capitali.
A cura di Sabrina Moles
Formazione in Lingua e letteratura cinese e specializzazione in scienze internazionali, scrive di temi ambientali per China Files con la rubrica “Sustainalytics”. Collabora con diverse testate ed emittenti radio, occupandosi soprattutto di energia e sostenibilità ambientale.