Mentre il bilancio dell’epidemia sale verticalmente, gli organi giudiziari cinesi minacciano pene severe per chi diffonde notizie infondate. Secondo il SCMP, l’alta corte dello Heilongjiang – una delle province più colpite dal virus – ha stabilito che chi sfrutta l’epidemia per diffondere rumors e condurre attività sovversive rischia un massimo di 15 anni di reclusione per incitamento alla sovversione dello stato. E’ prevista invece la pena di morte per chi viene scoperto a “diffondere intenzionalmente il virus”, sebbene non vengano forniti chiarimenti a riguardo. Altre infrazioni capici di causare danni pubblici – come il rifiuto della quarantena – saranno sanzionate con una pena massima di sette anni di reclusione. Secondo CHRD, tra il 22 e il 28 gennaio 254 persone sono state punite per aver pubblicato informazioni infondate online. [fonte: SCMP]
Coronavirus: Pechino spera in un trade deal soft
Mentre si avvicina la data in cui l’accordo di fase uno dovrebbe diventare effettivo, Pechino spera che la crisi innescata dal coronavirus venga recepita con comprensione da Washington. Durante il primo anno dalla firma, la Cina si è impegnata a comprare 76,7 miliardi di dollari di prodotti americani in più rispetto ai valori del 2017. Ma le ripercussioni economiche dell’epidemia potrebbero rendere molto difficile l’attuazione di quanto promesso. Secondo Bloomberg, nel testo siglato dalle due parti c’è una clausola che prevede consultazioni tra gli Stati Uniti e la Cina “nel caso in cui un disastro naturale o un altro evento imprevedibile” ritardi l’esecuzione dell’accordo. Rispondendo ai microfoni di Fox Business Network, smentendo l’intenzione di voler sfruttare le difficoltà cinesi per ottenere concessioni in più, il consigliere economico Larry Kudlow ha affermato che l’epidemia è “un problema di salute pubblica” ed “è completamente separato dalle questioni economiche, dai posti di lavoro e tutto il resto”. [fonte: Bloomberg]
Il virus sta mutando
Secondo uno studio dell’Institut Pasteur di Shanghai, il virus di Wuhan sta progressivamente mutando. E’ quanto emerso dall’analisi dei ceppi virali isolati da pazienti della stessa famiglia. Si tratta di mutazioni non sinonime, ovvero in grado di alterare i tratti biologici, permettendo ai microrganismi patogeni di adattarsi a diversi ambienti. Non è ancora chiaro cosa questo implichi per i pazienti. Ma secondo Qiu Haibo, membro del gruppo di esperti assoldato dal governo per combattere il virus, teoricamente le mutazioni possono causare ricadute nei pazienti guariti e falsare i metodi di rilevazione esistenti perché colpiscono solo un piccolo segmento del genoma virale. [fonte: SCMP]
William Lai primo leader taiwanese a visitare Washington dal ’79
Lunedì, il premier taiwanese è volato negli Stati Uniti per presenziare al National Prayer Breakfast, l’evento (in agenda per mercoledì) che riunisce politici e imprenditori d’America. Lai, figura di spicco della fazione filo-indipendenza del DPP, diventa così il funzionario taiwanese di più alto profilo a visitare Washington dal 1979, ovvero da quando il governo americano ha stretto relazioni formali con Pechino. Ad oggi, nessun leader aveva visitato la capitale, sebbene spesso alte città americane siano servite da scalo nel corso di visita di stato nei paesi alleati di Taipei. Mentre la presenza di Lai all’evento conferma un riavvicinamento dell’amministrazione Trump alla leadership progressista, secondo fonti del FT, il premier viene considerato una figura controversa anche alla Casa Bianca per via della sua postura radicale da cui la stessa presidente Tsai Ing-wen ha preso le distanze.[fonte: Bloomberg]
Schivare il virus con le app
Se vi trovate in Cina e volete schivare il virus, il miniprogram di Wechat YiKuang e QuantUrban fanno al caso vostro. Si tratta di due piattaforme nate con lo scopo di segnalare alla popolazione le aree più colpite dall’epidemia. Grazie al lavoro di volontari, il team riesce a mantenere aggiornata la mappa sulla base dei dati pubblicati quotidianamente dal governo. Al momento le città coperte sono Shenzhen, Guangzhou e altri nove centri del Guangdong. Media statali, come la CCTV e il People’s Daily, hanno lodato programmi simili che aiutano gli utenti a verificare la sicurezza dei mezzi pubblici presi. [fonte: Reuters]
China Files propone alle aziende italiane interessate alla Cina servizi di comunicazione quali: newsletter, aggiornamenti su specifici settori e gestione dei contenuti web sui social network locali, oltre a progetti formativi e approfondimenti ad hoc. Contattaci a info@china-files.com
Classe ’84, romana doc. Direttrice editoriale di China Files. Nel 2010 si laurea con lode in lingua e cultura cinese presso la facoltà di Studi Orientali (La Sapienza). Appena terminati gli studi tra Roma e Pechino, comincia a muovere i primi passi nel giornalismo presso le redazioni di Agi e Xinhua. Oggi scrive di Cina e Asia per diverse testate, tra le quali Il Fatto Quotidiano, Milano Finanza e il Messaggero. Ha realizzato diversi reportage dall’Asia Centrale, dove ha effettuato ricerche sul progetto Belt and Road Initiative. È autrice di Africa rossa: il modello cinese e il continente del futuro.