La potente Commissione nazionale per la supervisione ha aperto un’indagine sulla morte di Li Wenliang, il medico whistleblower che per primo aveva dato l’allarme all’inizio dell’epidemia, prima che venisse confermata la trasmissibilità da uomo a uomo. Rimproverato dalla polizia per aver diffuso rumors, Li era risultato positivo al virus alcuni giorni fa, quando il suo stato di salute si era ormai aggravato. E’ morto alle 2:58 di venerdì, qualche ora dopo un primo annuncio da parte dei media statali smentito dalle autorità mediche. La sua scomparsa è stata accolta con costernazione in rete, dove il 34enne è stato acclamato come un eroe della patria. Su Weibo, la notizia della morte ha totalizzato 1,5 milioni di visualizzazioni sebbene alcuni dei messaggi più risentiti e critici nei confronti delle autorità sono stati cancellati. “Il governo di Wuhan deve delle scuse al dottor Li Wenliang”, scrive un utente. In un raro mea culpa, la CCTV ha affermato che la storia di Li “riflette le carenze del nostro controllo e della risposta all’epidemia. Dobbiamo imparare da questo”. Meno sbottonato il Global Times, che ha invitato all’unità “per fare il possibile per salvare la vita di altri pazienti e per impedire che più persone vengano infettate dal virus di cui il dottor Li è stato il primo a dare l’allarme”. [fonte: Reuters, Guardian]
Puniti i funzionari responsabili per la morte del ragazzo disabile
Due funzionari del Partito Comunista di di Huajiahe, nella provincia dello Hubei, sono stati licenziati in quanto ritenuti responsabili della morte di un giovane disabile lasciato alle loro cure dopo che il padre era stato ricoverato per il virus. Yan Cheng è morto il 29 gennaio in seguito a una paralisi celebrale. Secondo la stampa statale, il segretario del partito locale Wang Baoquan e il sindaco Peng Zhihong sono stati rimossi dai loro incarichi, mentre altri ufficiali potrebbero presto ricevere sanzioni in relazione al caso. Ma sul web c’è già chi si chiede se il licenziamento sia una pena adeguata. Delle tante storie personali emerse dall’inizio dell’epidemia, quella di Yan è una certamente una delle più tragiche. Storie di famiglie divise dalla malattia e di cure negate a causa delle risorse insufficienti.[fonte: SCMP]
Le fabbriche si riconvertono alla produzione di mascherine e tute mediche
Dagli smartphone e le automobili alle mascherine chirurgiche. Mentre l’epidemia di Wuhan continua a mietere vittime, sono sempre di più le aziende private a modificare le linee di produzione per sopperire all’insufficienza di risorse mediche. E’ il caso di Foxconn – contractor di Apple e SAIC-GM-Wuling Automobile, partner locale di General Motors, che hanno annunciato la produzione di milioni di mascherine al giorno, mentre i colossi dell’abbigliamento Hongdou Group, Zhejiang Giuseppe Garment e Jihua Group, provvederanno a realizzare tute mediche usa e getta. Dall’inizio della crisi, le fabbriche del paese girano a pieno regime per cercare di mantenere costanti le forniture sebbene le misure adottate per limitare la diffusione del virus abbiano impedito il ritorno di molti operai dalle vacanze per il Capodanno lunare. Intanto secondo il WSJ, la Cina sta prosciugando le riserve di mascherine chirurgiche in giro per il mondo. Aziende americane, francesi e canadesi che producono oltre la Muraglia e di solito riforniscono direttamente gli ospedali stanno ricevendo ordini per migliaia di pezzi dai governi locali impegnati a combattere in prima linea la guerra contro il coronavirus. [fonte: Reuters, WSJ]
Furto di tecnologia: l’FBI indaga 1000 casi contro cinesi
La Cina sta cercando di rubare tecnologia americana “con ogni mezzo possibile”. Secondo quanto affermato dal direttore dell’FBI Christopher Wray durante una conferenza organizzata dal Center for Strategic and International Studies, le forze dell’ordine hanno aperto circa 1.000 indagini attraverso 56 uffici regionali. Come precisato da William Evanina, alto funzionario dell’intelligence americana, gli obiettivi preferiti da Pechino sono gli aeromobili e i veicoli elettrici statunitensi. In tutto, secondo il capo della Counterintelligence Division John Brown nel 2019 sono stati arrestati 24 cinesi mentre dall’inizio del nuovo anno le manette sono scattate per altri 19 connazionali. I furti ammonterebbero a una cifra compresa tra i 300 e i 600 miliardi di dollari. [fonte: Reuters]
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Classe ’84, romana doc. Direttrice editoriale di China Files. Nel 2010 si laurea con lode in lingua e cultura cinese presso la facoltà di Studi Orientali (La Sapienza). Appena terminati gli studi tra Roma e Pechino, comincia a muovere i primi passi nel giornalismo presso le redazioni di Agi e Xinhua. Oggi scrive di Cina e Asia per diverse testate, tra le quali Il Fatto Quotidiano, Milano Finanza e il Messaggero. Ha realizzato diversi reportage dall’Asia Centrale, dove ha effettuato ricerche sul progetto Belt and Road Initiative. È autrice di Africa rossa: il modello cinese e il continente del futuro.