L’ex presidente di Kweichow Moutai, il principale produttore cinese di liquori, è stato condannato all’ergastolo per aver accettato tangenti. Lo riporta l’agenzia di stampa ufficiale cinese Xinhua, spiegando che Yuan Renguo è stato condannato dalla Corte Intermedia del Popolo di Guiyang, nel Guizhou, per essersi appropriato con mezzi illeciti di contanti e proprietà immobiliari per un valore di oltre 112,9 milioni di yuan (17,48 milioni di dollari). Le irregolarità sarebbero avvenute tra il 1994 e il 2018, mentre Yuan siedeva ai vertici dell’azienda. L’anno successivo la Commissione disciplinare del Partito lo aveva ritenuto colpevole di “gravi violazioni alle leggi nazionali”, accusa che gli era costata l’espulsione dal Partito e l’estromissione dai pubblici uffici. Kweichow Moutai, la più grande azienda cinese per capitalizzazione di mercato, ha visto le sue azioni crollare di oltre il 20% nell’ultimo trimestre, a causa della stretta normativa dell’ultimo anno. [fonte Reuters, FT]
Hong Kong: Londra preoccupata per la “giurisdizione globale” di Pechino
Il Regno Unito sta mettendo in guardia le persone coinvolte in casi riguardanti la sicurezza nazionale a Hong Kong dal recarsi in paesi che abbiano stipulato trattati di estradizione con la Cina. La nuova legge sulla sicurezza nazionale di Hong Kong, infatti, non riguarda unicamente gli abitanti della regione ad amministrazione speciale cinese. La normativa, elaborata da Pechino, è stata imposta all’ex colonia britannica l’anno scorso e ribadisce l’esistenza di una giurisdizione globale per i casi di terrorismo, secessione, sovversione e collusione con potenze straniere, che comportano pene fino all’ergastolo. Il valore transfrontaliero della legge è stato messo in luce dall’esperto di diritti umani inglese, Bill Browder, che ha affermato di essere stato contattato dal ministero degli Esteri del Regno Unito a inizio mese, dopo essere stato nominato in un tribunale di Hong Kong per questioni di sicurezza nazionale. In effetti, la Cina conta circa 59 accordi di estradizione internazionali, anche alcuni paesi come Francia e Australia non li hanno ratificati. Il governo britannico ha emanato diversi avvisi che invitano alla cautela quando si viaggia a Hong Kong, proprio per via delle nuove disposizioni securitarie. Ufficialmente, il consiglio è quello di tenere conto di “un rischio per coloro che commettono un reato ai sensi della legge, di essere detenuti e trasferiti nella Cina continentale”. [fonte Bloomberg]
Cosco si espande nel porto di Amburgo
L’azienda statale cinese Cosco Shipping Ports ha stretto un accordo per acquisire una quota del 35% del terminal di Amburgo. Si tratta del porto più grande della Germania e il secondo più grande d’Europa, e gode di una posizione strategica che lo rende uno dei più importanti snodi commerciali tra il Vecchio continente e la Cina. Come dimostrano le statistiche sul sito ufficiale del Porto, nel 2020 il volume di container movimentato dal terminal è stato di oltre 8,5 milioni di TEU (contenitori standard da 20 piedi). Secondo Caixin, circa un terzo è attribuibile al commercio tra Cina ed Europa. Cosco Shipping Ports è quotato alla borsa di Hong Kong ed è membro dell’impresa statale cinese Cosco Shipping Corporation. Il terminal operator ha concluso martedì l’accordo di investimento con Container Terminal Tollerort, dell’azienda tedesca Hamburger Hafen und Logistik, responsabile della logistica. Poiché la pandemia ha fatto luce sull’importanza degli snodi intermodali del commercio internazionale, come le infrastrutture portuali, il tema della buona logistica risulta particolarmente attuale. L’accordo dovrebbe infatti aiutare a migliorare l’efficienza del terminal, tutelando il lavoro delle navi cinesi e migliorando la puntualità di consegna. “Questo accordo faciliterà notevolmente il commercio marittimo di Cosco e il commercio bilaterale tra Cina ed Europa” ha affermato Wu Minghua, analista del settore marittimo intervistato dal Global Times. “Rafforzerà anche la posizione dell’azienda nel trasporto marittimo nei paesi europei” ha aggiunto, “oltre a quelli lungo la Belt and Road Initiative”. L’accordo si inserisce infatti nell’alveo dell’ambizioso progetto di rotte atto a rafforzare, con migliori infrastrutture, il commercio internazionale con la Cina: la Belt and Road Initiative (BRI). Il piano è stato lanciato dal governo cinese nel 2013, e include anche l’istituzione di un’ampia zona economica tra Cina ed Europa i cui servizi portuali rappresentano un caposaldo di cruciale importanza. [fonte Caixin]
Il successo delle escape rooms in Cina
Il successo delle escape rooms in Cina porta con sé preoccupazioni circa l’impatto che possono avere sui minori. Questi giochi di ruolo sono diventati una delle forme di intrattenimento più popolari nel paese, soprattutto tra i giovani: si tratta di stanze chiuse, spesso a tema thriller o horror, per uscire dalle quali i partecipanti al gioco dovranno risolvere degli enigmi. Global Times riporta una ricerca del servizio di intrattenimento e della piattaforma di prenotazione dei biglietti Meituan, secondo la quale il 75% dei clienti ha meno di 30 anni, di cui gli studenti rappresentano il 28%. Wang Ying, psicologo della Beijing Reading the Heart Psychological Health and Technology Company, intervistato dal Global Times, si è detto fiducioso che le escape rooms possano fornire una nuova occasione di socializzazione per i giovani cinesi. D’altro canto, se il tema del gioco veicola messaggi controversi, “contrari ai valori tradizionali”, o presenta ambientazioni violente, questo potrebbe influenzare il benessere mentale dei giocatori. “La resistenza psicologica, la percezione della realtà e dell’immaginazione e l’autocontrollo dei minori sono ancora in via di sviluppo, quindi non è consigliabile che entrino in contatto con contenuti troppo spaventosi”, ha detto Wang al Global TImes, avvertendo che l’esposizione a tali input potrebbe causare problemi come stress, paura e insonnia e portare persino a comportamenti psicopatici o criminali. [fonte GT]
Pakistan: i talebani mediano con gli insorti del TTP
Il Pakistan spera che i talebani possano contribuire a contenere le continue minacce di attacchi da parte degli insorti del gruppo Tehreek-e-Taliban (TTP). I circa 5.000 combattenti con base in Afghanistan hanno approfittato della transizione politica a Kabul per lanciare una campagna terroristica contro le forze di sicurezza pachistane dispiegate lungo il confine. In effetti, da quando i talebani hanno preso il potere a Kabul il 15 agosto, il TTP ha rivendicato più di 70 attacchi in Pakistan. Un ufficiale militare ha dichiarato che il Pakistan è in “contatto costante” con i talebani afghani per tutelare gli interessi securitari dei rispettivi paesi. “I talebani hanno sottolineato in varie occasioni che non permetteranno a nessuna organizzazione terroristica di utilizzare il territorio afghano per lanciare attacchi in altri paesi, incluso il Pakistan”, ha detto a Urdu News, “non abbiamo alcun motivo per dubitare delle loro intenzioni, e questo è la ragione per cui siamo in costante contatto con per proteggere i nostri interessi nazionali”. Il presidente pakistano, Arif Alvi, ha suggerito che un’amnistia generale potrebbe essere la soluzione per distendere le relazioni tra le due parti. Tuttavia, anche se ora dovranno fare i conti con le incombenze amministrative e diplomatiche del potere, per consolidarlo anche agli occhi degli osservatori internazionali, “in nessuna condizione i talebani useranno la forza contro il TTP”, ha detto un esperto, “a meno che non metta in discussione la loro supremazia ideologica in Afghanistan”. [fonte SCMP, TOI]
A cura di Agnese Ranaldi; ha collaborato Alessandra Colarizi