Un’educazione con “caratteristiche cinesi”: è quanto Pechino cerca di ottenere con le ultime manovre per eliminare i curricula stranieri dall’asilo fino alla classe nona (15-16 anni). Dal 1°settembre, quando entrerà in vigore la nuova legge, anche le scuole private che coprono questa fascia d’età non potranno essere controllate da enti stranieri. I membri del consiglio di amministrazione dovranno essere cittadini cinesi, di cui almeno una parte rappresentanti delle autorità regolatorie. La Cina sembra decisa a imporre nuove regole sulla crescente industria del tutoraggio privato, sia per allentare la pressione sugli studenti che ridurre i costi per le famiglie – fattori responsabili del crollo delle nascite. L’attenzione per ora è focalizzata, quindi, sulla fascia K-9, ovvero la scuola dell’obbligo. Ma ciò non esclude, ha dichiarato la banca statunitense Citi, che anche i profitti degli enti per la fascia K-12 vengano messi in discussione dalle autorità. [Fonte: Nikkei]
Usa e Ue contro l’export di acciaio e alluminio cinese
Lunedì Stati Uniti e Unione Europea hanno raggiunto un primo accordo per porre fine alla fase di screzi attraverso dazi e contro-dazi per acciaio e alluminio. In una dichiarazione congiunta i due rappresentanti del commercio Katherine Tai e Valdis Dombrovskis hanno annunciato che sono in corso “discussioni per affrontare la questione più urgente: il ruolo della Cina nella sovrapproduzione di acciaio e alluminio, con conseguente effetto dumping sui mercati americani ed europei. L’annuncio sembra segnalare un ulteriore passo verso la collaborazione in chiave anticinese, dopo un periodo di distacco generato dall’unilateralismo dell’amministrazione Trump. Questo (ri) allineamento sarebbe pensato per “promuovere standard elevati, affrontare le preoccupazioni condivise e chiedere conto a paesi come la Cina delle distorsioni sui mercati”. Ciononostante, i dazi sulle importazioni europee per ora hanno avuto un discreto successo sull’opinione pubblica americana: l’amministrazione Biden non ha ancora ritirato le tariffe alzate dal predecessore. [Fonte: Straits Times]
Un miliardario cinese domina il mercato delle fake news americano
Guo Wenghui re della disinformazione: è quanto dichiara un rapporto di Graphica, che fa luce sulla rete di contatti sfruttata dal miliardario cinese per diffondere informazioni false o fuorvianti sui temi più disparati. Uomo d’affari, è da tempo legato a Stephen K.Bannon, ex consigliere per l’amministrazione Trump salito agli onori della cronaca per aver aver truffato i sostenitori che avevano finanziato una sua campagna di crowdfunding per la costruzione del muro al confine con il Messico. Secondo l’indagine, Guo sarebbe il “fulcro” di una vasta rete di media. È lui che definisce messaggi e obbiettivi di diverse campagne di comunicazione, da quelle che cercano di suffragare le teorie del complotto di QAnon, fino alle contraddittorie denunce prima verso il Partito Comunista Cinese, poi verso i suoi critici in Europa. Sarebbero dozzine le aziende, i media e i gruppi di attivisti coinvolti in una campagna di comunicazione su larga scala: tra queste spicca GTV, una piattaforma simile a Twitter che ospita post prevalentemente in cinese mandarino, dove Guo diffonde video da lui stesso realizzati. Questo ha permesso di “arruolare” centinaia di persone in campagne di odio virtuali (e non), come è accaduto nei confronti di Teng Biao, dissidente cinese ed esperto di diritti umani presso l’Hunter College di News York. Secondo Teng, Guo Wenghui e i media da lui utilizzati “stanno inquinando il dibattito pubblico tanto negli Stati Uniti, quanto in Cina”. [Fonte: Washington Post]
Nominato dopo due anni il nuovo vescovo per Hong Kong
Nella giornata di lunedì Papa Francesco ha nominato il nuovo vescovo di Hong Kong, il gesuita Stephen Chow Sau-Yan. Sono due anni che il posto presso la diocesi dell’ex colonia britannica è rimasto vacante dopo la morte del vescovo Michael Yeong Ming-cheung. Il Vaticano è stato impegnato nelle trattative per il rinnovo dell’accordo sulle nomine dei vescovi con la Cina, un’azione ancora oggi criticata da alcuni perché avrebbe consegnato al Partito il controllo sulla Chiesa Cattolica. Proprio il vescovo di Hong Kong fino al 2009, Joseph Zen, è stato uno dei maggiori critici di Papa Francesco, accusato di essere a rischio di “manipolazione” da parte del governo cinese. Secondo Asia News, scegliere Chow è stata una scelta molto “bilanciata” per Hong Kong. [Fonte: AP]
Giappone: riformare la presenza straniera nei settori strategici, subito
Evitare un caso “Colonial Pipeline” su suolo giapponese: con questa motivazione il governo starebbe accelerando una riforma sulle tecnologie strategiche in 14 diversi settori infrastrutturali. Il cyberattacco che ha bloccato uno dei principali oleodotti statunitensi avrebbe risollevato un tema caro all’amministrazione giapponese, ovvero quello della sicurezza nazionale in termini di approvvigionamento di tecnologia straniera. Il digitale è sempre più presente nelle operazioni di controllo e monitoraggio di reti elettriche, telecomunicazioni, trasporti, finanza e sanità: l’esposizione ad appaltatori esteri aumenterebbe, quindi, il rischio di una fuga di dati sensibili. Tokyo sta lavorando a nuove restrizioni per non perdere il controllo della situazione, che dovranno entrare in vigore al massimo entro la fine del 2022. Tra le proposte sul tavolo: fornire standard dettagliati che, se non rispettati, possono portare alla sospensione o al ritiro della licenza alle aziende straniere coinvolte. Ma anche l’affidamento a data center fuori dai confini nazionali costituisce un nodo da sciogliere quanto prima. Secondo quanto dichiarato dal governo sarà importante rafforzare la cooperazione con il settore privato coinvolto in queste operazioni. [Fonte: Nikkei]
Formazione in Lingua e letteratura cinese e specializzazione in scienze internazionali, scrive di temi ambientali per China Files con la rubrica “Sustainalytics”. Collabora con diverse testate ed emittenti radio, occupandosi soprattutto di energia e sostenibilità ambientale.