Cina-Usa, Pence dichiara “guerra” alla Cina
La Cina ha fatto un’inversione a U verso controllo e oppressione e sta usando tutti i mezzi a sua disposizione per minare gli ideali più importanti degli Stati Uniti. Questa l’accusa, che suona quasi come una dichiarazione di guerra, del vicepresidente statunitense Mike Pence, che dal palco dell’Hudson Institute a Washington, ha rilanciato la voce di interferenze cinesi nelle prossime elezioni di medio termine negli Stati Uniti. Contestualmente, Pence ha invitato tutte le aziende Usa – compresi i giganti dell’IT come Google — a interrompere ogni rapporto con la Cina. A stretto giro Pechino ha rispedito al mittente le accuse e ribadito di non avere interferito in alcun modo negli affari interni di Washington, definendo le accuse “ridicole”. Cina e Stati Uniti sono impegnate in una guerra commerciale: Washington ha imposto tariffe su un totale di 250 miliardi di beni importati dalla Cina. Crescono però le tensioni nel Mar cinese meridionale – su cui Pechino rivendica sovranità.
In carcere l’ex presidente sudcoreano Lee
Mentre si diffondono voci che vedrebbero l’attuale presidente sudcoreano Moon Jae-in candidato al Nobel per la pace, un suo predecessore, Lee Myung-bak (presidente della Corea del Sud tra il 2008 e il 2013) è stato condannato a 15 di carcere per accuse che vanno dalla corruzione all’abuso di potere. Tra i capi d’imputazione, Lee deve rispondere di avere preso una tangente da circa 4,6 milioni di euro da Samsung per concedere la grazia presidenziale a Lee Kun-hee, al tempo in carcere per evasione delle tasse.
Indonesia, arrivati gli aiuti umanitari internazionali una settimana dopo lo tsunami
Migliaia di persone sono ancora disperse dopo lo tsunami che ha colpito la regione di Sulawesi, in Indonesia. Il bilancio ufficiale è al momento di 1558 morti. Una settimana dopo il primo sisma sono state registrate oltre 422 scosse di assestamento. Intanto, a una settimana dalla prima scossa, sono arrivati gli aiuti internazionali con le squadre ancora al lavoro per ripoulire le strade e ripristinare l’energia in parti dell’isola. Secondo le stime del governo di Giacarta, la ricostruzione potrebbe costare circa 700 milioni di dollari.