Cina prima per investimenti diretti esteri
La guerra commerciale tra Washington e Pechino non sembra aver sminuito l’appeal esercitato dal mercato cinese. Secondo un recente rapporto dell’Onu, il Regno di Mezzo continua a rimanere il primo destinatario di investimenti diretti esteri. Dall’inizio dell’anno fino al mese di settembre gli IDE hanno riportato un aumento su base annua del 6,7%, superando quota 70 miliardi di dollari. Si tratta del ritmo più rapido dal 2015 a oggi. Con una crescita annua del 31%, l’immobiliare si è imposto come il settore più performante, seguito dal manifatturiero. Mentre le statistiche attestano un calo di capitali americani (+2% contro il 4% del 2017), l’economia cinese non sembra avviarsi verso scenari catastrofici come sostenuto da Trump, convinto che il rallentamento della crescita costringerà Pechino ad accettare le richieste statunitensi in materia di surplus commerciale e politiche mercantilistiche.
Paperoni cinesi un po’ più poveri
Il terremoto delle borse cinesi – sommato alla svalutazione del renminbi e alle preoccupazioni per la guerra commerciale con gli Usa – ha tagliato con l’accetta le ricchezze dei paperoni cinesi. Secondo la China Rich List compilata da Forbes, ben 93 dei nomi comparsi nella lista del 2017 sono scomparsi dalla classifica di quest’anno, mentre 229 hanno registrato un’erosione del proprio patrimonio. Per un terzo il declino è stato addirittura del 20%. Dal rimpasto esce “vittorioso” il patron di Alibaba Jack Ma che torna in cima alla classifica per la prima volta dal 2014 con 34,6 miliardi. Giù rispetto di 4 miliardi rispetto allo scorso anno. Tra le sorprese positive c’è invece l’ascesa di Lei Jun di Xiaomi e Wang Xing, ceo di Meituan.
Pechino punisce la tortura con una sentenza storica
Si è chiuso con una pena massima di 15 anni di carcere il caso di Stephen Lau Hei-wing, imprenditore di Hong Kong morto dopo essere stato torturato dai pm cinesi che lo avevano preso in custodia per una sospetta frode. La sentenza del tribunale intermedio N°1 di Tianjin supera le aspettative delle organizzazioni per la difesa dei diritti umani – “di solito il principale colpevole riceve una condanna massima di sette anni” – che vedono nella residenza hongkonghese della vittima un possibile aggravante. La dura condanna arriva mentre il comitato permanente dell’Assemblea nazionale del popolo (il parlamento cinese) valuta per la prima volta la possibilità di estendere il controllo degli organi giudiziari sull’operato della National Supervisory Commission, la potentissima agenzia anticorruzione preposta al controllo del personale statale. Istituita a marzo, dopo due mesi la commissione è finita al centro delle polemiche per la morte di un ex impiegato statale a contratto mentre era sotto indagine.
“Servire il popolo” porta al suicidio
Circa 283. A tanto ammonta il numero dei funzionari cinesi ad essersi tolti la vita dal 2009 a oggi, con un netto incremento da quando Xi Jinping ha lanciato la sua spietata campagna anticorruzione. Tanto che nel solo nel 2014 i “decessi anomali” sono stati 59. Ultimo in ordine di tempo Zheng Xiaosong, direttore del Macau Liaison Office, morto dopo essersi lanciato da un palazzo lo scorso sabato, pochi giorni prima dell’inaugurazione del mega ponte Hong-Kong-Zhuhai-Macao. Mentre per le autorità Zheng soffriva da tempo di crisi depressiva, nella maggior parte dei casi a incidere è il clima politico teso e la necessità di proteggere la famiglia da possibili ripercussioni.
“Stelle cadenti” e propaganda di Stato
Da qualche tempo sulla rete cinese impazza una nuova sfida. “Sfoggia la tua ricchezza” recita il claim con tanto di hashtag #fallingstars. Le stelle cadenti sono i ricchi cinesi che per primi hanno aderito, facendosi ritrarre mentre cadono da qualche macchina di lusso con l’intero contenuto delle proprie vite disposto a raggiera davanti a loro. Un’ostentazione di ricchezza che non è passata inosservata. Da lì la controffensiva governativa. Gli “astuti” social media manager del governo cinese hanno visto nella sfida virale un’occasione ghiotta per ribadire l’attaccamento ai valori socialisti pilastro della nuova Cina secondo Xi Jinping. In una serie di foto messe in rete, lavoratori modello sono ritratti riversi per terra, esausti ma orgogliosi delle proprie esistenze.