- Cina, i principali hub minerari indirizzano gli investimenti verso le energie rinnovabili
- Kiribati collabora con la polizia cinese
- Fuga di dati rivela dettagli sullo cyberspionaggio cinese
- Cina e Usa, nuovi accordi sui panda
- La Cina chiede alla Corte dell’Aja di esprimersi sull’occupazione israeliana “illegale”
- La Grecia guarda all’India per “sganciarsi” dalla Cina
Dopo aver aumentato la produzione di carbone per sette anni consecutivi (e aver raggiunto un nuovo record nel 2023), la Cina sembra voler cambiare passo. Con l’avvicinarsi del 2030, anno in cui Pechino ha prefissato il raggiungimento del picco di consumo di carbone, nel 2024 il tasso di crescita potrebbe rallentare fino all’1,4%, il più debole dal 2017. I quattro maggiori hub minerari, che rappresentano oltre l’80% della produzione, stanno indirizzando gli investimenti per sostenere la crescita delle energie rinnovabili. Le autorità della Mongolia interna, ad esempio, hanno dichiarato che stanzieranno 300 miliardi di yuan per il settore, promettendo anche di accelerare la costruzione di quattro mega basi nel deserto per produrre energia pulita.
La Cina chiede alla Corte dell’Aja di esprimersi sull’occupazione israeliana “illegale”
Giovedì 22 febbraio la Cina si è pronunciata in occasione delle udienze tenute dalla Corte internazionale di giustizia dell’Aja. Il massimo organo giudiziario delle Nazioni Unite ha ascoltato le argomentazioni di più di 50 paesi al fine di emettere un parere non vincolante sulle conseguenze legali dell’occupazione israeliana. Una richiesta mossa dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite nel 2022, divenuta più urgente a seguito dell’attacco di Hamas del 7 ottobre e della reazione di Tel Aviv. Il consigliere legale del ministero degli Esteri cinese, Ma Xinmin, ha affermato che da 57 anni Israele porta avanti una “occupazione illegale” nei territori palestinesi occupati.
Fuga di dati rivela dettagli sullo cyberspionaggio cinese
Una società cinese di sicurezza tecnologica sarebbe stata in grado di violare i sistemi governativi stranieri e di accedere illegalmente ad account di social media personali. È quanto riportato da un post anonimo pubblicato su Github, che ha condiviso una massiccia mole di dati di proprietà dell’azienda privata cinese I-Soon, tra cui registri di chat e liste di obiettivi. Secondo le società di sicurezza informatica SentinelLabs and Malwarebyte, l’azienda, che concorreva per i contratti con il governo cinese, avrebbe violato le reti di uffici governativi in India, Thailandia, Vietnam e Corea del Sud, rispondendo a richieste di offensive nel dominio informatico vicine al governo cinese.
Cina e Usa, nuovi accordi sui panda
La Cina ha stipulato accordi con lo zoo di San Diego, negli Usa, per la protezione dei panda giganti, a lungo utilizzati come simbolo della diplomazia cinese. Il 22 gennaio, in conferenza stampa, il portavoce del ministro degli Esteri Mao Ning ha dichiarato che le autorità cinesi hanno firmato un accordo simile anche con lo zoo di Madrid, mentre sono in corso trattative con le controparti a Vienna e a Washington. Lo scorso novembre, tre esemplari sono partiti proprio dal parco della capitale Usa per fare ritorno in patria. Ma al termine dell’incontro con Biden a San Francisco, Xi Jinping non ha escluso l’invio di nuovi animali in qualità di “ambasciatori d’amicizia” tra i due paesi.
La Grecia guarda all’India per “sganciarsi” dalla Cina
Mercoledì 21 febbraio, in visita al suo omologo indiano Narendra Modi a Nuova Delhi, il primo ministro greco Kyriakos Mitsotakis ha chiesto all’India di svolgere un ruolo di primo piano nel promuovere la “stabilità e la sicurezza nella regione dell’Asia-pacifico”. La mossa si iscrive nei tentativi di Atene di rispondere alla richiesta dell’Ue di diminuire la sua dipendenza economica dalla Cina, che gestisce il porto strategico del Pireo. Mitsotakis guarda all’India come un’alternativa per diversificare il commercio e gli investimenti. A seguito del meeting, Modi ha dichiarato che il settore navale è incluso nell’obiettivo di aumentare il volume commerciale a 2 miliardi di dollari fissato con il suo omologo greco.
Kiribati collabora con la polizia cinese
La polizia cinese sta collaborando con le autorità di Kiribati, atollo del Pacifico, nel mantenimento dell’ordine a livello di comunità e nella costruzione di un database per combattere la criminalità. Lo hanno riferito in esclusiva funzionari locali a Reuters, secondo cui l’accordo non è stato ancora reso pubblico. Tra le altre cose, la squadra cinese – hanno specificato le fonti – sta assistendo la polizia dell’arcipelago nella pratica delle arti marziali. Kiribati è considerato un paese piccolo ma strategico data la vicinanza alle Hawaii, dove gli Usa hanno una delle basi militari più importanti della regione. Lo stato insulare è finito al centro della rivalità tra Pechino è Washington da quando nel 2019 il governo di Taneti Maamau ha deciso di interrompere le relazioni con Taiwan. L’Australia, tradizionale potenza della regione, non è meno preoccupata. Per cercare di bilanciare l’avanzata cinese sta supportando la sicurezza locale costruendo una nuova caserma, un quartier generale e una rete radio, hanno confermato le autorità diplomatiche di Canberra.
A cura di Vittoria Mazzieri e Alessandra Colarizi
Marchigiana, si è laureata con lode a “l’Orientale” di Napoli con una tesi di storia contemporanea sul caso Jasic. Ha collaborato con Il Manifesto, Valigia Blu e altre testate occupandosi di gig economy, mobilitazione dal basso e attivismo politico. Per China Files cura la rubrica “Gig-ology”, che racconta della precarizzazione del lavoro nel contesto asiatico.