I titoli di oggi:
- Cina e Usa raggiungono accordo sul Clima
- Il “Double 11” tra pandemia e sviluppo qualitativo
- Spirito rivoluzionario e momenti vitali della Repubblica Popolare: nuove linee guida per i film cinesi
- Evergrande scampa il default. DMSA chiedeva la bancarotta
- Calo degli investimenti privati per il “quartetto dell’AI” cinese
Cina e Stati uniti hanno raggiunto un insperato accordo sui cambiamenti climatici. Annunciata ieri mentre la COP26 di Glasgow volge al termine, la dichiarazione congiunta include impegni a cooperare per proteggere le foreste; migliorare la tecnologia e gli scambi di informazioni; aumentare l’uso delle energie rinnovabili e ridurre le emissioni di metano. Un obiettivo quest’ultimo da cui Pechino si era precedentemente sfilato quando giorni fa i leader di circa 90 paesi – sotto la spinta di Washington e Bruxelles – avevano concordato un piano per ridurre le emissioni di metano del 30% entro il 2030. La dichiarazione congiunta Cina-Usa annuncia inoltre l’istituzione di un gruppo di lavoro per discutere con regolarità di “azioni concrete”, dagli scambi tecnici, al dialogo tra attori governativi e non governativi, passando per il controllo periodico dell’implementazione delle disposizioni elencate nella dichiarazione congiunta. Secondo l’accordo entrambe le parti si impegnano a “rafforzare l’azione per il clima negli anni 2020 nell’ambito dell’accordo di Parigi”, ha spiegato l’inviato cinese Xie Zhenhua, aggiungendo che “rafforzeremo congiuntamente l’azione per il clima e la cooperazione rispetto alle nostre rispettive circostanze nazionali per accelerare una transizione verde a basse emissioni di carbonio e l’innovazione tecnologica, al fine di colmare il divario” tra gli sforzi dei due paesi nel rispettare gli impegni di Parigi. Mentre il documento manca di dettagli concreti, gli esperti sono concordi nel ritenere il gesto altamente simbolico, considerato lo stato in cui vertono le relazioni tra le due superpotenze. L’intesa sul Clima si aggiunge ad altri recenti segnali positivi, ultimo in ordine di tempo lo scambio a distanza tra Biden e Xi Jinping. Nella giornata di mercoledì i due leader – che dovrebbero incontrarsi virtualmente la prossima settimana – hanno inviato messaggi incrociati in occasione del 55esimo anniversario del National Committee on United States-China Relations. “La Cina è pronta a lavorare con gli Stati Uniti per migliorare gli scambi e la cooperazione a tutti i livelli… in modo da portare nuovamente le relazioni Cina-Usa sul giusto binario di un sano e costante sviluppo”, ha dichiarato il presidente cinese. Ma si tratta di una tregua precaria. Proprio ieri iI Pentagono ha definito i mutamenti climatici e la Cina minacce “equamente importanti” per la sicurezza degli Stati Uniti. [fonte SCMP, Guardian]
Il “Double 11” tra pandemia e sviluppo qualitativo
Dopo l’indagine antitrust che ha coinvolto la società fondata da Jack Ma, culminata in una multa da 2,8 miliardi di dollari, e in generale dopo il giro di vite sulle multinazionali del paese da parte degli organi regolatori cinesi, il festival quest’anno sta mantenendo un più basso profilo rispetto al passato, malgrado i record di 290 mila brands partecipanti e più di 14 milioni di offerte di sconto. E non manca il fattore pandemia: nelle ultime ore le autorità sanitarie dello Hebei hanno testato circa 300 pacchi, tutti negativi, dopo che tre lavoratori di una piccola azienda di abbigliamento per bambini sono risultati positivi. Si teme che l’alto flusso di spedizioni che entreranno e usciranno dal paese possano minare l’approccio cinese “zero Covid”. [fonti: Global Times, Bloomberg, Straits Times]
Spirito rivoluzionario e momenti vitali della Repubblica Popolare: nuove linee guida per i film cinesi
Più opere che sostengano “valori corretti” e promuovano la cultura tradizionale. È l’incoraggiamento del Quattordicesimo piano quinquennale 2021-2025 per l’industria cinematografica rilasciato martedì dalla China Film Administration: servono più produzioni qualificate incentrate sui momenti vitali della Repubblica popolare, come il 100° anniversario della vittoria dell’antifascismo nella Seconda guerra mondiale e della guerra di resistenza del popolo cinese contro l’aggressione giapponese (1931-1945), che elogino la nazione e “trasmettano lo spirito rivoluzionario”. E si punta anche al mercato internazionale, mirando a espandere l’influenza dei film cinesi per “costruire un paese potente in termini culturali”.
Il 55% degli incassi totali annuali dell’industria dovrà provenire da film nazionali. La produzione ideale si assesta ad almeno 50 film, di cui 10 di alta qualità, che riescano a guadagnare 100 milioni di yuan (15,6 milioni di dollari) di incassi all’anno. A fungere da esempio felice è il film “Battaglia del lago Changjin”, uscito nelle sale il primo ottobre, festa nazionale in Cina. Non manca niente: una buona dose di eventi storici – le vicende dei soldati volontari dell’Esercito popolare che combatterono in condizioni difficili presso il lago Changjin contro le truppe a guida Usa, durante la Guerra di Corea (1950-1953) – e floride entrate – il film a fine ottobre ha raggiunto il record di incassi mondiali per il 2021, con più di 5,6 miliardi di yuan (quasi 900 milioni di dollari). [fonte: Global Times]
Evergrande scampa il default. Ma DMSA spinge per la bancarotta.
Per la terza volta in un mese, Evergrande ha evitato il default in extremis, versando 148,1 milioni di dollari per pagare tre cedole di altrettanti bond offshore. L’operazione è giunta a stretto giro dall’allarme lanciato dal gruppo di consulenza tedesco Deutsche Marktscreening Agentur, secondo il quale il colosso dell’immobiliare cinese era risultato nuovamente inadempiente nei pagamenti degli interessi agli investitori internazionali su due obbligazioni scaduti a fine settembre. Per DMSA – che nei giorni scorsi aveva condiviso uno studio per dimostrare che il fallimento del gruppo immobiliare cinese potrebbe portare a un “Great Reset”, il crollo finale del sistema finanziario globale, e replicare quanto accaduto con il caso Lehman Brothers – la bancarotta sarebbe “solo questione di giorni”. L’intenzione del gruppo tedesco è di presentare un’istanza di fallimento contro la società, in veste di creditore. E per farlo ha investito nelle tre obbligazioni Evegrande per un totale di 148 milioni di dollari che scadevano nella giornata di ieri. Ma oltre al mancato pagamento serve che l’istanza di insolvenza sia portata in tribunale, dalla società stessa o da uno o più creditori, un passo che la DMSA si dichiara pronta a compiere. “Saremmo lieti se altri investitori si unissero al nostro gruppo d’azione”, ha aggiunto Metzler. Ma pare che nelle ultime ore – lo riporta Bloomberg – siano state rimborsate le cedole di “almeno due bond su tre”.
Intanto, in previsione della bancarotta, il governo cinese è impegnato in un lento smantellamento del colosso immobiliare, che implica la vendita di beni della società, il completamento di progetti incompiuti – sono più di un milione gli appartamenti venduti quando ancora non erano stati completati – e il monitoraggio di qualsiasi espressione di malcontento pubblico. Ma alcuni osservatori dicono che potrebbero volerci anni per smantellare l’azienda, e che si potrebbe anche scegliere di farla sopravvivere in una versione molto ridotta. Il caso Evergrande viene seguito con attenzione anche all’estero. Secondo la Federal Reserve, il tracollo dell’azienda potrebbe causare un effetto spillover con conseguenze nefaste per la stabilità del sistema finanziario americano. [fonte: Bloomberg, Bloomberg, Wall Street Journal]
Calo degli investimenti privati per il “quartetto dell’AI” cinese
SenseTime Group Inc., Megvii, CloudWalk Technology e Yitu Internet Technology Co. Ltd. sono le quattro aziende specializzate nella tecnologia di riconoscimento facciale che rappresentano quasi il 60% del mercato cinese, conosciute come il “quartetto dell’AI”. Dopo che sono dipese per anni da finanziamenti privati, la loro corsa alle IPO – offerte pubbliche iniziali – si è rivelata più difficile del previsto, complice, tra le altre cose, il confronto commerciale e tecnologico con gli Stati Uniti. Rispettivamente a settembre e a dicembre, Megvii e Cloud Walk hanno ottenuto l’approvazione per una quotazione nella borsa di Shanghai. Ma dal 22 ottobre nove dei sedici titoli appena quotati sul mercato cinese sono caduti al di sotto del loro prezzo di offerta, uno scenario raro in un mercato in cui gli investitori si mostrano da sempre molto entusiasti delle nuove emissioni.
E reperire fondi privati si fa sempre più difficile. Se in otto anni le quattro aziende hanno raccolto un totale di 50 miliardi di yuan (7,8 miliardi di dollari), dal 2018 le aziende non hanno registrato risultati soddisfacenti e la fiducia degli investitori è venuta meno: in tre anni le società hanno registrato perdite totali per 13,3 miliardi di yuan, pari all’85% delle loro entrate combinate, a causa, soprattutto, dell’alto costo del lavoro. Le aziende sono in stallo, in una situazione che in gergo viene chiamata “valle della morte”, a intendere il periodo in cui la startup ha iniziato le operazioni ma non ha ancora generato entrate. Una fase, ha avvertito l’anno scorso Yin Qi, co-founder di Megvii, che potrebbe durare anche due anni prima che si registri una crescita sostenibile. “Le aziende stanno lavorando duramente per sopravvivere”, ha detto a Caixin Li Lun, un esperto di AI alla China Academy of Information and Communication Technology. E per riuscirci, in risposta alle richieste dei regolatori finanziari, Yitu e CloudWalk si sono impegnate a tagliare significativamente le spese per ottenere profitti entro cinque anni. [fonte: Caixin]
A cura di Vittoria Mazzieri; ha collaborato Alessandra Colarizi