Cina e Usa, non solo guerra commerciale
Mentre le frizioni commerciali tra Cina e Usa non accennano a diminuire, il braccio di ferro tra le due superpotenze si sposta nel settore della Difesa. Questa mattina il ministero degli Esteri cinese ha protestato contro il crescente attivismo americano nel Mar cinese meridionale. Nella giornata di domenica il cacciatorpediniere della Decatur è passato entro le 12 miglia nautiche da Gaven e Johnson Reefs, due isolotti dell’arcipelago delle Spratly, conteso tra Pechino rivali, in acque territoriali cinesi. Secondo il portavoce della marina americana, per riaffermare la propria sovranità nell’area, Pechino avrebbe prontamente inviato una nave da guerra, che effettuate una serie di manovre sempre più aggressive e poco professionali, avrebbe costretto la Decatur a evitare una collisione, dopo i numerosi inviti a lasciare la zona. L’incidente, allarga lo strappo causato dalle recenti sanzioni americane contro l’Esercito cinese per l’acquisto di forniture belliche “Made in Russia”, a cui Pechino ha risposto vietando l’ingresso al porto di Hong Kong alla nave d’assalto anfibia USS Wasp e annullando i colloqui militari in programma per questo mese nella capitale cinese, a cui avrebbe dovuto prendere parte il Segretario alla Difesa Jim Mattis. Per i governanti cinesi è tutto molto chiaro. Quelle che un tempo erano schermaglie passeggere ora sono i tanti tasselli di un piano ben più strutturato con obiettivo finale il contenimento dell’ascesa cinese a tutto campo.
Processi di massa nello Xinjiang
Cinquanta persone insieme, in alcuni casi addirittura cinquecento. Le autorità della regione autonoma del Xinjiang stanno tenendo processi di massa nei campi di detenzione istituiti nel Far West cinese a partire dalla primavere del 2017 per ospitare le minoranza islamiche sospettate di simpatizzare per i movimenti terroristici di Medio Oriente e Asia Centrale. Le notizie, fornite dal servizio in lingua uigura di Radio Free Asia, riportano i casi delle contee di Kunes, nella provincia di Ili, e Tokkuzak, a Kashgar. Le condanne spaziano dai 2-3 anni per chi ammette semplicemente di seguire la dieta halal fino a un massimo di 15. Nel frattempo, i detenuti sarebbero stati scortati in massa nelle strutture detentive presenti nelle altre province cinesi. Già nel mese di agosto fonti non verificate avevano parlato dello spostamento dei prigionieri lungo la rete ferroviaria nazionale fino alla provincia dello Heilongjiang, nel nord-est. Alla massiccia presenza militare si è aggiunta la conferma delle autorità ferroviarie e dell’ufficio del turismo di Urumqi che hanno annunciato la sospensione – fino a data da destinarsi – della vendita di biglietti in partenza da o in arrivo nello Xinjiang “a causa dell’aggiustamento del programma operativo dei treni passeggeri”.
Airbnb si schianta contro la grande muraglia
Airbnb non ha vita facile in Cina. Dopo aver sbagliato il nome, Aibiying, attirandosi gli sberleffi della rete, ha di recente fatto il passo più lungo della gamba. Il concorso lanciato lo scorso agosto da Airbnb China “una nota sulla Grande Muraglia” prometteva ai primi quattro vincitori la possibilità di trascorrere una notte sul monumento nazionale con tanto di cena servita al tramonto. I cinesi non hanno gradito e per voce di Weibo hanno chiaramente espresso il loro disappunto per un utilizzo così mondano di un monumento nazionale da parte di un’azienda americana per giunta! Risultato: Airbnb ha dovuto fare marcia indietro. Lo scivolone viene in un momento non facile per l’azienda americana. Galvanizzata dagli incoraggianti risultati avuti fino ad ora nella terra di mezzo è però anche assediata dalla dalla competizione ei suoi emuli cinesi Oyo, Tujia.com, Xiaozhu, e sconta la mancanza di una connessione diretta con uno dei giganti del web cinese: Alibaba-Tencent-Baidu. In più Airbnb China ha avuto difficoltà nel trovare la persona adeguata per guidare la sua espansione nella terra di mezzo e ha lasciato i mercati sorpresi quando ha deciso di fare da sé , ritirandosi dalle trattative per la fusione con il rivale locale Tujia nel 2017.
Indonesia: oltre 1200 le vittime dello tsunami
Il numero delle vittime dello tsunami che la scorsa settimana ha colpito l’Indonesia supera quota 1200, secondo le autorità locali. L’aticella è destinata ad alzarsi come i soccorsi si sposteranno dalla zona più colpita di Palu, 1500 km da Jakarta, verso aree del paese più remote. Intanto a Donggala, una delle città più prossime all’epicentro, i supermercati sono pressi d’assalto dopo giorni di inedia. La maggior parte dell’attenzione finora si è concentrata sulla città più grande colpita, Palu, che ospita la maggior parte dei morti confermati, mentre Donggala e altre aree periferiche hanno ricevuto poca assistenza in gran parte a causa delle strade impraticabili.
Okinawa avrà un governatore anti-americano
Denny Tamaki, figlio di un marine americano, ha vinto come candidato indipendente le elezioni provinciali di Okinawa con una piattaforma anti-base americana e anti politica di militarizzazione di Abe. Quella della base americana a Okinawa è la questione con riflessi più importanti di politica estera sul tavolo, non è stata la sola a decidere il confronto: povertà e disoccupazione rivestono un ruolo decisivo per gli abitanti dell’isola. Okinawa ha il livello di povertà più alto tra le prefetture del Giappone, la più bassa industrializzazione e il maggior numero di divorzi e madri sole (un fattore altamente predittivo dello stato di povertà). Queste sono le questioni che hanno deciso la contesa oltre alla continua opposizione della popolazione locale ad essere il luogo preferito dai politici giapponesi per istallare basi americane.
Sul fronte politico, stracciato il Partito Liberaldemocratico di governo. Circa il 20 per cento dei sostenitori del partito di governo alle ultime elezioni avrebbero votato infatti per Tamaki (appoggiato dalle sinistre e dai liberali, di cui lui stesso fu parlamentare in passato) proprio per il cattivo stato dell’economica, secondo le analisi dei flussi di voto. Un ruolo importante l’ha giocato anche il sostegno del Komeito, il partito che a livello nazionale sostiene il governo di Abe, ma i cui sostenitori locali hanno votato in massa per Tamaki. Le elezioni si sono svolte dopo la morte del vecchio governatore Onaga Takeshi. Storico oppositore della rilocazione della base americana sull’isola.