In Cina e Asia – Cina e Usa a colloquio su Ucraina, Taiwan e Olimpiadi

In Notizie Brevi by Serena Console

I titoli di oggi:

  • Cina e Usa a colloquio su Ucraina, Taiwan e Olimpiadi
  • L’Ue porta il caso della Lituania al WTO
  • Per la Wto la Cina può rivalersi sui dazi Usa
  • La Cina contro sventare i complotti separatisti di Taiwan
  • Hong Kong isolata tra norme draconiane e misure contro il Covid

 

Rilanciare gli accordi di Minsk e abbandonare la mentalità da Guerra fredda. E’ la soluzione alla nuova crisi ucraina proposta stamattina dal ministro degli Esteri cinese Wang Yi all’omologo americano Antony Blinken.  “La sicurezza di un Paese non dovrebbe essere garantita sacrificando quella di altri Stati, e la sicurezza regionale non dovrebbe essere promossa rafforzando o addirittura espandendo le alleanze militari. Nel XXI secolo”, ha proseguito il capo della diplomazia cinese, “tutte le parti dovrebbero abbandonare completamente la mentalità da Guerra fredda e formare mediante negoziati un meccanismo di sicurezza europeo che sia equilibrato, efficace e sostenibile”. Per Wang, Washington ha disatteso le buone intenzioni esternate da Biden durante il meeting virtuale con Xi Jinping, e ha invitato la controparte statunitense a interrompere le interferenze nell’organizzazione delle olimpiadi, ad allentare il pressing su Taiwan.  “La pressione non farà altro che rendere il popolo cinese più unito, e il confronto non impedirà al Paese di diventare più forte”, ha avvertito.

L’Ue porta il caso della Lituania al WTO

L’Unione europea ha chiesto all’organizzazione mondiale del commercio di intervenire nel caso delle ritorsioni cinesi contro la Lituania. “Queste azioni, che sembrano essere discriminatorie e illegali secondo le regole della Wto, stanno danneggiando gli esportatori sia in Lituania che altrove nell’Ue, poiché prendono di mira anche prodotti con contenuto lituano esportati da altri Paesi dell’Ue”, spiega la Commissione europea in una nota. Secondo il Scmp, il contenzioso potrebbe protrarsi per anni se la Cina non accetterà di partecipare alle consultazioni.
Le esportazioni lituane verso la Cina sono diminuite di oltre il 90% a dicembre rispetto sia al dicembre dello scorso anno sia al mese di novembre. La decisione di Bruxelles anticipa un possibile ripensamento di Vilnius. Secondo diverse fonti della stampa cinese e internazionale, il governo di Gitanas Nauseda starebbe valutando di cambiare nome all’ufficio di rappresentanza taiwanese nella speranza di rabbonire la Cina. La decisione di utilizzare la parola Taiwan anziché l’usuale Taipei è stata recepita a Pechino come una provocazione,sebbene la autorità cinesi attribuiscano il crollo degli scambi commerciali alla cautela spontanea delle aziende cinesi non a un boicottaggio coordinato. Secondo un recente sondaggio, la postura mantenuta da Vilnius nel caso ottiene l’approvazione di appena il 13%della popolazione lituana.

Aumentano gli investimenti cinesi in Ue

Tra misure commerciali e tensioni tra i due giganti economici, la Cina cerca uno sbocco sicuro volgendo lo sguardo verso l’Ue. Una recente analisi realizzata da Baker McKenzie e Rhodium Group vede uno spostamento delle attività di fusioni e acquisizioni cinesi dagli Usa all’Europa. E l’operazione va a vantaggio del Vecchio Continente. Lo scorso anno, le offerte in Europa sono aumentate del 5 per cento per un valore di 8,4 miliardi di dollari, mentre quelle negli Usa sono crollate al 37 per cento, pari a 4,7 miliardi di dollari. Nonostante l’aumento dell’interesse di Pechino, l’Unione Europea cerca di proteggersi e ha rafforzato il controllo sugli investimenti cinesi, in particolare nei settori della tecnologia e delle infrastrutture. Come evidenziato nell’ottava analisi annuale di Baker McKenzie sulle tendenze degli investimenti cinesi in uscita, le rigide misure pandemiche della Cina hanno ulteriormente pesato sulla conclusione di accordi nel 2020 e nel 2021. Ma il rallentamento degli investimenti Cina-Usa si deve attribuire anche alla nuova proposta del Senato Usa sugli screening per gli investimenti americani in uscita, il National Critical Capabilities Defense Act (NCCDA). Se adottata, il 43 per cento degli investimenti esteri americani diretti in Cina tra il 2000 e il 2019 subirà una revisione ai sensi della legge: ciò equivale al 45 per cento dei 243 miliardi di dollari in investimenti diretti esteri registrati nell’arco di quasi un ventennio. A finire nel mirino della proposta di legge sono i settori della produzione di forniture mediche e dispositivi di protezione, ma anche il comparto della difesa.

Per la Wto la Cina può rivalersi sui dazi Usa

L’Organizzazione mondiale del Commercio ha preso una posizione rispetto alla controversia di lunga data in materia di dazi antidumping tra Pechino e Washington. Per l’Omc, la Cina ha diritto a compensazioni tariffarie per un totale di 645 milioni di dollari in risposta ai dazi compensativi emessi dagli Stati Uniti su alcuni prodotti cinesi. La decisione dell’ente internazionale consegna nelle mani cinesi una nuova arma tariffaria da usare contro Washington in un momento particolarmente difficile dell’amministrazione Biden. L’organizzazione con sede a Ginevra ha comunque abbassato la posta. Inizialmente la Cina aveva avanzato una richiesta di compensazione pari a 2,4 miliardi di dollari in risposta alla disputa commerciale aperta dagli Usa nel 2012, quando l’amministrazione Obama introdusse dazi su una dozzina di prodotti importati dalla Cina: alla base della decisione statunitense c’era l’idea che Pechino fornisse illeciti sostegni alle imprese pubbliche, attraverso la riduzione del costo di produzione e misure di concorrenza sleale atte a favorire le esportazioni. Ma sul piatto della bilancia pesano le tariffe del valore di 110 miliardi di dollari che la Cina ha imposto su beni statunitensi durante l’amministrazione Trump. La decisione dell’Omc non è stata accolta favorevolmente da Washington. Gli Stati Uniti, attraverso il portavoce del rappresentante commerciale Usa, Adam Hodge, si dicono delusi dalle “interpretazioni errate dell’organo d’appello, che danneggiano la capacità dei membri del Wto di difendere i lavoratori e le imprese dai sussidi cinesi che distorcono il commercio”.

La Cina contro sventare i complotti separatisti di Taiwan

Frenare le “interferenze straniere” a Taiwan. E’ questo l’obiettivo di quest’anno presentato da Wang Yang, Presidente del Comitato nazionale della Conferenza politica consultiva del popolo cinese, durante un convegno incentrato sulla gestione degli affari dell’”isola ribelle”. Per Wang, la leadership cinese deve “sventare i complotti separatisti di Taiwan e scoraggiare le ingerenze esterne”, attraverso la promozione di uno sviluppo pacifico e integrato tra le due sponde dello Stretto. E ciò deve avvenire mentre si valutano i rischi di scenari peggiori. Lo scopo finale è quindi promuovere la riunificazione con la madrepatria, attribuendo un ruolo cruciale al Fujian. Wang infatti pensa alla provincia più vicina a Taiwan come trampolino di lancio per esplorare lo sviluppo integrato dell’isola.L’intervento del numero 4 del Pcc è arrivato mentre il vice presidente taiwanese William Lai Ching-te era in volo verso l’Honduras per partecipare alla cerimonia di insediamento della neo presidente Xiomara Castro. Prima di atterrare nel paese dell’America Latina, dove rimarrà per sei giorni, il vice presidente ha fatto un breve scalo a Los Angeles dove ha tenuto un meeting virtuale con 17 membri del Congresso americano. Sebbene non siano stati forniti dettagli sugli argomenti trattati durante l’incontro, le due parti si sono concentrate sulle relazioni USA-Taiwan e sulle crescenti minacce poste da Pechino. L’incontro non è sfuggito ai radar cinesi. Giovedì scorso, Pechino aveva affermato che il transito statunitense di Lai avrebbe violato la politica dell’Unica Cina osservata da Washington.

Hong Kong isolata tra norme draconiane e misure contro il Covid

Il governo di Hong Kong si prepara a una nuova stretta. Il capo della sicurezza di Hong  Chris Tang durante una riunione del Legislative Council ha presentato il nuovo piano del governo locale di rafforzare le leggi contro lo spionaggio: queste rientrerebbero nel contestato articolo 23 della Basic Law, ancora in discussione. La misura è quindi necessaria perché, per Tang, le leggi esistenti di Hong Kong contro lo spionaggio, contenute Official Secrets Ordinance dell’era britannica, non potrebbero riflettere “l’importanza” del crimine. Oltre allo spionaggio, Tang ha affermato che la norma delineerà specifici crimini come tradimento, sedizione, furto di segreti di stato, nonché il divieto di attività di gruppi politici stranieri nella città e legami tra tali gruppi e organizzazioni locali. La legge dovrebbe essere pronta nei prossimi mesi e introdotta dopo che il nuovo leader della città entrerà in carica a luglio. L’ex colonia britannica si sta chiudendo su sé stessa a causa delle leggi draconiane, ma anche delle stringenti misure per contrastare la diffusione del coronavirus, che rientrano nella strategia “Zero Covid”. L’allarme è stato lanciato in un rapporto della Camera di Commercio dell’Ue, secondo cui Hong Kong potrebbe non riaprire le sue frontiere fino all’inizio del 2024. Secondo lo studio dell’Ue, per l’ex colonia britannica si prospettano momenti bui: la condizione politica  e sanitaria potrebbe innescare un esodo di aziende e talenti stranieri e mettere a repentaglio il ruolo della città come centro finanziario.

A cura di Serena Console; ha collaborato Alessandra Colarizi