Nessun comunicato congiunto e ancora tante divergenze da appianare. Il primo meeting (virtuale) Cina-Ue dal ricambio al vertice di Bruxelles ha dato esiti divergenti a seconda che si ascolti la versione di Pechino o quella europea. Fornendo un resoconto di quanto dichiarato dal premier Li Keqiang, la stampa cinese ha descritto il blocco dei 27 un “partner” più che un competitor, velato riferimento al documento strategico pubblicato lo scorso anno in cui Bruxelles per la prima volta ha retrocesso Pechino da “partner strategico” a “rivale sistemico”. Secondo il primo ministro, le occasioni per cooperare sono ancora molte, dalla lotta al coronavirus alla riforma della WTO fino alla firma dell’atteso trattato sugli investimenti bilaterali a cui le due parti lavorano fin dal 2014. Li ha confermato l’intenzione di chiudere i negoziati entro l’anno. Un punto ribadito poche ore più tardi da Xi Jinping in un confronto telefonico con i presidenti della Commissione e del Consiglio europeo Ursula von der Leyen e Charles Michel. Il leader cinese ha auspicato un’ apertura reciproca di entrambi i mercati. Meno ottimista la sintesi fornita da Joseph Borrel, l’Alto rappresentante per gli affari esteri europei, secondo il quale “ci sono ancora differenze piuttosto importanti [sull’accordo]” così come riguardo ai diritti umani e Hong Kong. L’Ue si riserva il diritto di adottare contromisure in caso la legge antisedizione diventi realtà. “Non siamo ingenui sulla Cina”, ha concluso Borrel. Mentre il disimpegno americano ha reso più impellente il supporto di Pechino ai tavoli internazionali, la pandemia ha indebolito la posizione europea esponendo il Vecchio Continente alle mire della propaganda e dei capitali cinesi. Senza giri di parole, Von der Leyen ha accusato Pechino di aver diretto attacchi hacker contro ospedali e istituzioni sanitarie europee. [fonte: SCMP, SCMP, Politico]
Il Ceo di Pinduoduo strappa a Jack Ma il titolo di secondo uomo più ricco di Cina
Huang Zheng, Ceo e fondatore della piattaforma di e-commerce Pinduoduo, ha strappato a Jack Ma il titolo di secondo uomo più ricco di Cina. Con un patrimonio di 45,4 miliardi di dollari, Huang si posiziona a stretta distanza da Pony Ma, il patron di Tencent, ancora sul gradino più alto del podio con 6 miliardi in più. Il rimpasto nella gerarchia dei paperoni cinesi rispecchia la mobilità del settore degli acquisti digitali fino a pochi anni fa dominato dal duopolio Alibaba-JD. Nata come piattaforma per lo shopping low cost, nel giro di cinque anni Pinduoduo si è affermata come la seconda azienda per valore di mercato. Un sorpasso agevolato dall’epidemia che, costringendo la popolazione in casa, ha fatto schizzare le vendite online. [fonte: Caixin]
Completato BeiDou-3, il rivale cinese del GPS
Questa mattina, Pechino ha messo in orbita l’ultimo dei 35 satelliti che compongono la costellazione di BeiDou-3, il sistema di posizionamento di terza generazione con cui la Cina punta a strappare il primato globale al GPS. Il completamento del progetto precede di sei mesi la scadenza inizialmente prevista e segue la posticipazione del lancio programmato per il 16 giugno a causa di problemi tecnici. Lo sviluppo di una rete di navigazione made in China risale agli anni ’90, quando scienziati cinesi accusarono il GPS per la perdita del controllo di due missili sparati per dissuadere Taiwan dal dichiarare l’indipendenza. Mentre la seconda generazione – operativa dal 2011 – aveva ambizioni essenzialmente regionali, BeiDou-3 punta ad offrire una copertura globale. Secondo Yang Changfeng, capo ingegnere progettista del sistema, ha dichiarato ai microfoni della CCTV che il completamento del progetto dimostra come la Cina sia diventata “una potenza aerospaziale.” [fonte SCMP]
Il festival della carne di cane prosegue. Nonostante Covid
Nonostante covid, anche quest’anno la città di Yulin ha organizzato il consueto festival della carne di cane. L’evento – della durata di 10 giorni – dimostra come la controversa usanza sia sopravvissuta alla recente stretta sul consumo di animali selvatici introdotta per prevenire la diffusione di altre malattie infettive di origine animale. Nel mese di aprile, Shenzhen è diventata la prima città cinese a bandire la carne di cane dai ristoranti e il ministero dell’Agricoltura ha rimosso il cane dalla categoria del bestiame, vietandone così l’allevamento ai fini alimentari. La direzione è quella giusta ma non è ancora abbastanza. Non esistendo ancora alcun divieto esplicito a livello nazionale, per il momento il festival può nuovamente andare in scena tra le critiche degli animalisti, sfruttando le molte zone d’ombra lasciate dai legislatori.[fonte: Reuters]
Anche in tempi di crisi, il mercato cinese conserva il suo appeal
Per la prima volta in dieci anni, le operazioni di fusione e acquisizione (M&A) effettuate in Cina con capitali stranieri hanno superato per volume e valore (9 miliardi di dollari) gli accordi siglati dalle compagnie cinesi all’estero. Lo rivela un report di Rhodium Group, secondo il quale il motivo sarebbe da ricercare nella rapidità con cui il governo ha contenuto l’epidemia e i primi segnali di una ripresa dei consumi interni. “Gran parte delle attività è stata guidata da aziende americane ed europee”, spiega lo studio pronosticando un trend direttamente proporzionale alla velocità con cui Pechino allenterà le restrizioni sull’ingresso dei capitali stranieri nelle joint venture. E’ dal 2017 che limitazioni sugli investimenti oltremare – coniugate a un’inasprimento delle misure sulla sicurezza nazionale all’estero – hanno ridimensionato lo shopping cinese oltreconfine. Ma il decoupling sembra ancora un’ipotesi lontana. [fonte SCMP]
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Classe ’84, romana doc. Direttrice editoriale di China Files. Nel 2010 si laurea con lode in lingua e cultura cinese presso la facoltà di Studi Orientali (La Sapienza). Appena terminati gli studi tra Roma e Pechino, comincia a muovere i primi passi nel giornalismo presso le redazioni di Agi e Xinhua. Oggi scrive di Cina e Asia per diverse testate, tra le quali Il Fatto Quotidiano, Milano Finanza e il Messaggero. Ha realizzato diversi reportage dall’Asia Centrale, dove ha effettuato ricerche sul progetto Belt and Road Initiative. È autrice di Africa rossa: il modello cinese e il continente del futuro.