manifatturiero

In Cina e Asia – Cina, continua la fase di “deflazione”. Colpito anche il manifatturiero globale

In Notizie Brevi by Redazione

I titoli di oggi:

  • Cina, continua la fase di deflazione
  • Nuovi chip “depotenziati” di Nvidia per la Cina
  • Dal Pacifico allo Stretto di Taiwan: nuova rotta per la portaerei cinese Shandong
  • Icbc colpita dagli hacker russi
  • I panda dello zoo di Washington tornano in Cina 
  • Gli Usa non arretrano dall’Asia-Pacifico. Al via nuovi colloqui con l’India
  • Pakistan, prestati dalla Cina 21 miliardi in più di quanto ufficialmente dichiarato
  • Myanmar, l’esercito chiama a combattere tutti i suoi riservisti

Dopo due mesi di stabilità, a ottobre i prezzi in Cina sono tornati a scendere (-0,2% rispetto allo scorso anno). Lo ha annunciato giovedì l’Istituto nazionale di Statistica cinese. Come riportato dal New York Times, a pesare sulla generale diminuzione dei prezzi è stato in particolare il settore alimentare, con la carne di maiale che ha registrato un -30%. Senza il vistoso calo dei prezzi del cibo ottobre si sarebbe chiuso con un rialzo dello 0,6%, ha dichiarato l’Istituto. Ma non tutto si può imputare all’alimentare. L’indice dei prezzi alla produzione è diminuito del 2,6%: si tratta del tredicesimo mese consecutivo in cui si è registrato un calo. Il rallentamento della crescita cinese sta condizionando tutta l’industria manifatturiera globale. Secondo un’analisi del Nikkei Asia, nel trimestre luglio-settembre i profitti delle principali 13 mila aziende quotate in borsa sono scesi del 9% rispetto allo stesso periodo del 2022, e il calo è stato più marcato per le società che dipendono maggiormente dalla Cina. Colpito soprattutto il settore chimico, insieme a quello dell’elettronica e della produzione di macchinari.

Dal Pacifico allo Stretto di Taiwan: nuova rotta per la portaerei cinese Shandong 

Il ministero della Difesa di Taiwan ha comunicato che mercoledì il gruppo d’assalto guidato dalla portaerei cinese Shandong ha navigato verso nord lungo la linea mediana (il confine tra le due sponde dello Stretto di Taiwan, non riconosciuto ma ampiamente rispettato fino al 2022) per poi raggiungere ieri mattina le acque a nord di Taiwan. Taipei ha aggiunto di aver “dispiegato le forze adeguate per rispondere”. La portaerei più avanzata dell’Esercito Popolare di Liberazione ha attraversato lo Stretto per la prima volta nel 2019, una settimana dopo essere stata messa in servizio. Da aprile 2023 ha navigato vicino a Taiwan almeno otto volte. Ma come ha evidenziato su X il giornalista vietnamita Duan Dang, è la prima volta che una portaerei cinese attraversa lo Stretto dopo una esercitazione nel Pacifico occidentale: il ministero della Difesa giapponese ha riferito che per circa una settimana il gruppo di navi da guerra si è addestrato a est di Taiwan e delle Filippine. Non è stato reso noto il numero delle navi da scorta, che potrebbe indicare se si tratta di un ritorno a nord per manutenzione o se la portaerei è ancora coinvolta nell’addestramento. Il passaggio avviene mentre le forze giapponesi e statunitensi partecipano a esercitazioni nei pressi di Okinawa.

Intanto, secondo il ministero della Difesa taiwanese, il razzo cinese Lunga Marcia – lanciato dal cosmodromo di Xichang, nella provincia meridionale cinese del Sichuan – ha sorvolato l’isola alle 19:23 (ora locale) di ieri. Un episodio del genere si era già verificato il 5 ottobre.

I panda dello zoo di Washington tornano in Cina

Mercoledì tutti e 3 i panda giganti dello zoo di Washington sono stati imbarcati su un aereo da carico speciale per fare ritorno in Cina, a Chengdu. Mei Xiang e Tian Tian (i genitori di Xiao Qiji, nato nel 2020) erano arrivati nella capitale americana nel 2000. Nonostante il loro rientro nella Repubblica popolare fosse previsto dal contratto, secondo diversi analisti la decisione di non estendere ulteriormente la loro permanenza negli Stati Uniti è emblematica delle tensioni in corso tra Washington e Pechino. La Cina ha mandato i primi due panda negli Stati Uniti nel 1972, dopo la storica visita dell’allora presidente americano Richard Nixon nella Repubblica popolare, ma con la partenza di altri 4 panda dallo zoo di Atlanta (prevista per il 2024) negli Stati Uniti resterà un solo panda cinese, scrive AFP. Intanto, giovedì a San Francisco sono iniziati i colloqui – che continueranno anche venerdì – tra la segretaria al Tesoro americano, Janet Yellen, e il vicepremier cinese He Lifeng. Il loro incontro precede quello tra i due presidenti, Joe Biden e Xi Jinping,  previsto (ma non ancora ufficializzato ) per la prossima settimana in occasione dell’APEC, in programma a San Francisco dall’11 al 17 novembre.

Nuovi chip “depotenziati” di Nvidia per la Cina

Il Financial Times ha riportato che il colosso statunitense Nvidia si sta preparando a lanciare tre nuovi chip per l’intelligenza artificiale su misura per la Cina. Si tratterebbe del secondo sforzo intrapreso dall’azienda per riconfigurare i propri prodotti per i clienti cinesi. In risposta alle prime limitazioni imposte dall’amministrazione Biden nell’ottobre del 2022, l’azienda con sede nella Silicon Valley aveva sviluppato due modelli alternativi “depotenziati” per non superare la soglia di prestazioni stabilita dalle sanzioni statunitensi. Nelle scorse settimane, però, gli Stati Uniti hanno inasprito le restrizioni bloccando anche l’A800 e l’H800, i chip creati ad hoc per il mercato cinese. Secondo le fonti del FT l’azienda avrebbe già inviato ai clienti dei campioni di chip “meno complessi”, H20, L20 e L2, lasciando intendere che la produzione di massa potrebbe iniziare molto presto. Nel mentre, le aziende cinesi stanno aumentando gli sforzi per ridurre i rischi di affidarsi a fornitori statunitensi: tra i principali concorrenti cinesi di Nvidia figurano Huawei, Cambricon e Biren. E il colosso dei chip SMIC giusto ieri ha annunciato di aver aumentato del 18% il budget per il 2023 a quota 7,5 miliardi di dollari. Segno – dicono gli esperti – di un’accelerazione nell’acquisto e nell’installazione delle attrezzature necessarie ad aggirare i nuovi controlli sull’export di tecnologia americana.

Icbc colpita dagli hacker russi

La filiale americana della Industrial and Commercial Bank of China (Icbc) ha interrotto ieri alcune operazioni nel mercato dei titoli statunitense a causa di un attacco ransomware, un malware che blocca l’accesso a un computer cifrando i dati in esso contenuti, con l’obiettivo di ottenere un riscatto dalla vittima per il loro sblocco. “In generale, l’incidente ha avuto un impatto limitato sul mercato”, ha fatto sapere Scott Skyrim, dell’intermediaria di borsa Curvature Securities. Secondo fonti riservate citate dall’emittente statunitense Bloomberg, dietro l’incursione hacker potrebbe celarsi una banda criminale nota come Lockbit, legata alla Russia.

Gli Usa non arretrano dall’Asia-Pacifico. Al via nuovi colloqui con l’India

Inizia oggi a Nuova Delhi il Dialogo 2+2 tra Stati Uniti e India, lanciato nel 2018 per incrementare la cooperazione in materia di difesa tra i due paesi, che vede il Segretario di Stato Antony Blinken e il Segretario alla Difesa Lloyd Austin incontrare il ministro degli Esteri indiano Subrahmanyam Jaishankar e il ministro della Difesa Rajnath Singh. Dopo la visita di successo del Primo Ministro indiano Narendra Modi a Washington dello scorso giugno e il viaggio del Presidente americano Joe Biden per il G20 di settembre, Usa e India proseguono i lavori sugli accordi per la fornitura e la produzione statunitense di motori per i jet da combattimento indiani, di droni predatori MQ-9 e di produzione di semiconduttori. Nelle scorse ore i funzionari hanno dichiarato che il focus dei colloqui resta la sicurezza nella regione dell’Asia-Pacifico e l’assertività della Cina: le discussioni non dovrebbero essere influenzate dalla crisi in Medio Oriente né dalle tensioni tra India e Canada.

I viaggi di Austin, che nei prossimi giorni è atteso a un incontro sulla sicurezza a Seul e alla conferenza dei ministri della Difesa dell’ASEAN a Giacarta, dimostrano che gli Stati Uniti puntano a mantenere un impegno costante nella regione malgrado i conflitti internazionali. Negli sforzi di Washington rientrano anche i finanziamenti infrastrutturali nelle aree strategiche. Nelle scorse ore un’agenzia statunitense per lo sviluppo estero, la Development Finance Corporation, ha annunciato che presterà 553 milioni di dollari per creare un terminal per container in acque profonde nel porto di Colombo, in Sri Lanka. Il pacchetto di prestiti è legato ad Adani Ports, parte di un conglomerato strettamente legato al Primo Ministro indiano Narendra Modi, e ricorda il tipo di accordi nell’ambito della Belt and Road Initiative cinese (alla BRI è dedicato il nuovo ebook di China Files, dedicato ai nostri sottoscrittori. Esce domenica 12 novembre. Scopri qui come ottenerlo). In più occasioni gli Stati Uniti hanno criticato le attività cinesi prendendo a esempio Hambantota, l’enorme progetto portuale costruito in un’area remota a sud del paese, che il governo di Colombo ha ceduto alla Cina con un contratto di locazione di 99 anni a causa delle difficoltà finanziarie.

Myanmar, l’esercito chiama a combattere tutti i suoi riservisti

L’esercito del Myanmar, che governa il paese dal colpo di Stato del febbraio 2021, ha ordinato a tutti i suoi riservisti di tenersi pronti per unirsi alle truppe in combattimento. Lo hanno riportato all’Irrawaddy alcune fonti legate ai militari, come l’ex capitano dell’esercito, Lin Htet Aung, che ha disertato dopo il golpe del 2021. Il 26 ottobre tre gruppi etnici – il Ta’ang National Liberation Army (TNLA), l’Arakan Army (AA) e il Myanmar National Democratic Alliance Army (MNDAA) – hanno dato il via a un’offensiva nel nord dello Stato Shan, chiamata “Operazione 1027”. Da allora l’esercito ha perso almeno 7 città e oltre 100 avamposti, oltre a dozzine di soldati, uccisi o catturati. Secondo diverse fonti, inoltre, il fronte si sarebbe allargato a nuove zone del paese grazie agli attacchi di altri gruppi etnici, tra cui il Kachin Independence Army (KIA). Nonostante gli attacchi aerei e l’utilizzo dell’artiglieria, l’esercito birmano non è riuscito a riconquistare terreno e si ritiene stia riscontrando una carenza di soldati e medici da mandare al fronte, verso cui verranno inviati per questo anche studenti di medicina militare che non hanno ancora completato gli studi. Myint Swe, nominato dall’esercito presidente del Myanmar dopo il golpe, ha detto che se la giunta non riuscirà a gestire la situazione “il paese rischierà di spaccarsi in varie parti”. Intanto, secondo l’Onu, sono più di 50.000 gli sfollati a causa degli scontri nel nord del paese.

Pakistan, prestati dalla Cina 21 miliardi in più di quanto ufficialmente dichiarato

Negli ultimi 20 anni la Cina avrebbe prestato al Pakistan 21 miliardi di dollari in più rispetto a quanto ufficialmente dichiarato. Lo ha rivelato un rapporto di AidData (un istituto di ricerca dell’università americana William and Mary) relativo alla sostenibilità del debito contratto con Pechino dai cosiddetti paesi in via di sviluppo. Secondo i dati della Banca Mondiale, dal 2000 al 2021 la Cina avrebbe prestato al Pakistan 46 miliardi di dollari, mentre per AidData la cifra esatta è di 67,2 miliardi. Come riportato dal Nikkei Asia, l’istituto ha usato una metodologia di calcolo particolare che, per quanto credibile, lascia spazio a qualche discussione. Secondo il rapporto, 28,4 miliardi di dollari sarebbero stati prestati per finanziare il settore energetico di Islamabad, mentre oltre la metà dei 67,2 miliardi (36 miliardi) sono stati accumulati dalla Lega Musulmana del Pakistan-Nawaz (PML-N) durante il suo governo dal 2013 al 2017. Ci si chiede se questo avrà ripercussioni in vista delle prossime elezioni, previste l’8 febbraio 2024.

A cura di Vittoria Mazzieri e Francesco Mattogno; ha collaborato Alessandra Colarizi