Pur coprendo la gran parte dei tratti somatici di un viso, le mascherine sanitarie utilizzate dai cinesi sono più eloquenti di quanto sembrano. Da una parte ci sono medici e infermieri, fotografati a dormire esausti in corsia o ripresi nel fabbricarsi equipaggiamenti protettivi da buste per la spazzatura. Dall’altra, ci sono le autorità che sfilano per gli ospedali indossando i respiratori N95, di fronte a dottori equipaggiati con semplici mascherine chirurgiche. Sono queste le immagini che stanno scandalizzando Weibo, il twitter cinese, come metafora sia di una rabbia crescente nei confronti della gestione pubblica dell’epidemia, e sia di una solidarietà sempre maggiore, soprattutto in termini di supporto morale ed economcio alle vittime. Un altro video apparso domenica sul Beijing News mostra invece diversi medici dotarsi con il materiale offerto dalla Croce Rossa cinese (Rcsc), un equipaggiamento non adatto agli specialisti e destinato ai cittadini. Proprio ieri, gli ufficiali della Rcsc responsabili nell’Hubei (regione focolaio del patogeno) sono stati sospesi “per aver fallito nel performare i propri doveri durante la ricezione e l’allocazione delle risorse e dei fondi destinati alla prevenzione e al controllo dell’epidemia”. I responsabili della Corce Rossa non sono i soli. Domenica, i media statali hanno riportato che nella sola regione dell’Hubei sono stati licenziati, sospesi o sanzionati 337 ufficiali. I cittadini criticano le autorità locali per aver sottovalutato il problema, nonostante ci fossero chiari segni della gravità della situazione. Un medico di Wuhan che aveva tentato di avvisare i colleghi della propagazione del virus è stato prima censurato dalla polizia per poi dichiarare, lo scorso sabato, di aver contratto il patogeno. [fonte: Guardian, Xinhua]
Droni nei cieli cinesi per contrastare l’epidemia
“Non vedi? Sto parlando di te. Mettiti la maschera e fila a casa”. Sembra un ammonimento materno, la donna pare confusa, si guarda intorno e notando un drone nel cielo si infila la maschera e scappa via. Un video ormai virale nei social cinesi mostra le nuove misure di sicurezza implementate dal governo di Pechino. I droni forniti di autoparlanti rappresentano una delle numerose tecnologie high tech impiegate per contrastare il virus, ricordando alla popolazione le principali misure preventive da adottare. Tuttavia, alcuni fotogrammi comparsi sul web stanno facendo discutere, soprattutto nelle aree rurali. In un video si intravede un’anziana signora della Mongolia Interna venire pubblicamente umiliata da un drone: “non si sta meglio a casa a mangiare o bere qualcosa? “Non indossi neanche una maschera”, “non sorridere, non è divertente”, “non uscire se non è necessario”. Justin Gong, co-fondatore della XAG e costruttore di droni per agricoltura di Guangzhou, ha stanziato circa 700 mila euro per supportare i volontari impegnati nel contrasto del virus ma al tempo stesso ha affermato che l’utilizzo dei droni per rafforzare le misure di sicurezza sanitarie non è stato l’ideale. “Sicuramente attirerà l’attenzione, ma in quanto a efficenza sarebbe meglio utlizzarli per la disinfezione”. [fonte:
Bloombeg]
Il virus sta portando i cinesi all’autodiscriminazione
Vengono espulsi da alberghi e ristoranti, segregati negli aeroporti e nelle stazioni, impossibilitati a tornare a casa. Prima che Wuhan fosse blindata dalla quarantena, 5 milioni di cittadini si erano già messi in viaggio, di cui 4 mila all’estero. In questi giorni, una lista excel con i loro nomi si sta propagando sul web cinese, portando a pesanti discriminazioni. Basta comparire nell’elenco o avere scritto Wuhan sul documento per essere allontanati, isolati o trattati da reietti. Poco importa se in quella città ci si è solo nati e non ci si è mai vissuti. Oltre a Wuhan, diverse altri centri della regione sono stati messi in quarantena, in un area che include 56 milioni di persone. Sui social, i meme sulle misure di prevenzione “hard-core” contro i cittadini dell’Hubei diventano virali. “Se hai lasciato Wuhan da più di due settimane, possiamo negoziare.” si legge su Weibo “Se ci sei stato nelle ultime due settimane, per favore fatti esplodere”. Questo il commento di utente cinese probabilemente ignaro dell’ironia che, nello stesso momento, su Twitter e Facebook si consumassero frasi dello stesso tenore, ma indirizzate a lui e a tutti i suoi connazionali. Perché come anche ribadito dal governo, sembriamo dimenticarci che la nostra guerra è contro il virus, non contro i cittadini dello Hubei, non contro i cinesi. [fonte:
NYT,
SCMP]
Macao chiude tutti i casinò
Macao è il più grande hub per il gioco d’azzardo a livello mondiale e, da domani, vedrà tutti i casinò sul suo territorio chiudere i battenti per 15 giorni. Lo scopo è di prevenire la diffusione del nuovo coronavirus, per il quale si contano oggi circa 20.700 contagi e 427 decessi. Si tratterà del fermo temporaneo più lungo mai attuato dalle autorità. L’ultima volta che venne attuato un blocco simile fu nel 2018, quando un tifone portò alla sospensione della attività per 33 ore. Per gli industriali delle scommesse si tratta di misure estreme, che porteranno un ulteriore danno economico dopo un anno segnato dalla guerra commerciale con gli Usa e dalle proteste di Hong Kong. I visitatori a Macao sono calati dell’83,5% e in una settimana l’economia cinese ha perso 144 miliardi di dollari. L’anno scorso, nello stesso periodo, il capodanno cinese generava un indotto per le casse dello stato pari a 145 miliardi di euro. [fonte:
Bloomberg]
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Classe 1989, Sinologo e giornalista freelance. Collabora con diverse testate nazionali. Ha lavorato per lo sviluppo digitale e internazionale di diverse aziende tra Italia e Cina. Laureato in Lingue e Culture Orientali a La Sapienza, ha perseguito gli studi a Pechino tra la BFSU, la UIBE e la Tsinghua University (Master of Law – LLM). Membro del direttivo di China Files, per cui è responsabile tecnico-amministrativo e autore.