Fonti mediche informano sul propagarsi del virus, anche se il governo ha impedito che venisse rilasciato pubblicamente il dato ufficiale. Si parla di almeno 500 infezioni certe tra medici o operatori sanitari di Wuhan, di cui 3 vittime, compreso Li Wenliang, il dottore che venne censurato nel tentativo di informare la popolazione sullo scoppio dell’epidemia. Ad oggi si contano in totale 43mila infezioni e oltre 1000 decessi, più di quelli imputati alla Sars. Ai medici di Wuhan è stato richiesto di non esporsi in dichiarazioni pubbliche, mentre gli operatori colpiti tolgono importanti risorse ai già ridotti comparti impegnati nella lotta al virus. Un dottore di uno dei principali ospedali di Wuhan ha dichiarato anonimamente che le infezioni riscontrate nello staff sono state “devastanti” per il morale dei colleghi. La ancora scarsa conoscenza del virus sommata alla scarsità di risorse umane ed equipaggiamento protettivo rendono ancora più alto il rischio contagio. [fonte: SCMP]
Wuhan: volontari salvano 1000 animali domestici abbandonati
A Wuhan, nella deserta città focolaio del 2019-Ncov, si calcola che oltre 50 mila animali domestici siano stati abbandonati. Nel mezzo degli spostamenti per il capodanno cinese e nell’incertezza legata all’origine e diffusione del coronavirus, molte persone non sono potute rientrare a casa, mentre altre hanno visto nei propri cani e gatti dei pericolosi veicoli del patogeno. La quarantatreenne Lao Mao (o “vecchio gatto” come la chiamano gli amici) non poteva accettare questa situazione. Verso la metà del mese scorso si arrampicò su un edificio dall’esterno, entrando in un appartamento al terzo piano per prendersi cura di due gattini. Il suo esempio ha portato alla nascita di un gruppo di volontari che in poche settimane ha salvato più di 1000 animali domestici. [fonte: Reuters]
Le Filippine non vogliono più essere alleate di Washington
In una nota rilasciata ieri, il Presidente Rodrigo Duterte ha dichiarato di voler sospendere la cooperazione militare con gli Usa, distanziando sempre più Manila dall’orbita di Washington e avvicinandola di fatto a quella di Pechino. L’annuncio arriva in seguito a settimane di crescita delle tensioni con gli americani. Tensioni legate al rifiuto di Washington per Ronald dela Rosa, portavoce di Duterte nella sua violenta e sanguinaria guerra alla droga, ma soprattutto, radicate nell’incapacità di far prevalere la volontà filippina all’interno delle dispute sul Mare Cinese del Sud. Il “Visiting Forces Agreement” ha portato a oltre 300 esercitazioni congiunte tra i soldati americani e filippini, aiutando a sedare le rivolte islamiche del 2017 e comprendendo l’addestramento sulle manovre navali volte a impedire l’espansione cinese. Attraverso la sospensione di questo trattato, le alte cariche militari dell’arcipelago si dividono tra chi teme di non avere abbastanza sicurezza senza gli Usa, e chi invece teme che la loro influenza nel Mar cinese del sud possa portare ad uno scontro con Pechino. Nonostante Duterte abbia più volte affermato minacce simili senza portarle a compimento, questa volta il messaggio sembra essere maggiormente chiaro e deciso. [fonte: NYT]
Le due facce di Facebook nella carneficina tailandese
Lo scorso sabato, un soldato dell’esercito tailandese è entrato in un centro commerciale di Bangkok e ha iniziato a sparare sulla folla, per poi togliersi la vita nello scantinato. “Pensi che potranno spendere i loro soldi all’inferno?”, questo il messaggio pubblicato sui social dal soldato tre ore prima di aprire il fuoco nella sua base militare, in un tempio e infine all’interno dello Shopping Mall Terminal 21, uccidendo 29 persone e ferendone 57. Il killer Jakrapanth Thomma, 32 anni, ha infatti deciso di raccontare al mondo il suo gesto, tramite dirette Facebook, post e tweet. Se in passato i social media sono stati strumentalizzati da terroristi (vedi il massacro di Christchurch in Nuova Zelanda), questa volta le piattaforme della Silicon Valley hanno mostrato maggiore capacità di reazione, bloccando il profilo di Thomma e gli account collegati. Nel mentre, tuttavia, i social hanno svolto un doppio ruolo: da una parte hanno aiutato le autorità a comprendere i movimenti del killer e a comunicare con gli ostaggi. Dall’altra, hanno permesso al killer di rimanere aggiornato sulle news dall’esterno e sugli spostamenti della polizia. [fonte: Reuters]
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Classe 1989, Sinologo e giornalista freelance. Collabora con diverse testate nazionali. Ha lavorato per lo sviluppo digitale e internazionale di diverse aziende tra Italia e Cina. Laureato in Lingue e Culture Orientali a La Sapienza, ha perseguito gli studi a Pechino tra la BFSU, la UIBE e la Tsinghua University (Master of Law – LLM). Membro del direttivo di China Files, per cui è responsabile tecnico-amministrativo e autore.