I titoli della rassegna di oggi:
-Chiesto l’arresto del numero uno di Samsung
-Trump negozierà il principio «una sola Cina»
-L’arrivo di Xi Jinping in Svizzera comincia con una trentina di arresti contro i pro-Tibet
-Cina: la riforma dello stato di diritto non prevede l’indipendenza degli organi giudiziari
-Pechino istituisce un nuova commissione per fermare le recensioni negative
-Amazon mette in vendita ciabatte e zerbini offensivi, Delhi protesta
-Asia invasa dai rifiuti elettronici
Chiesto l’arresto del numero uno di Samsung
Gli inquirenti sudcoreani hanno chiesto l’arresto del nuovo numero uno di Samsung Lee Jas-yong. Il top manager del colosso industriale è sospettato di corruzione. Per gli inquirenti Park avrebbe fatto pressioni sul fondo previdenziale nazionale affinché desse l’ok alla fusione di due controllate di Samsung in cambio di sostanziose donazioni a sostegno di Choi Soon-sil, confidente della presidentessa cui sarebbe stato concesso di gestire gli affari di Stato senza averne titolo. L’interessamento di Lee non sarebbe casuale. La fusione delle due controllate era infatti propedeutica al processo di riorganizzazione per permettere alla terza generazione dei Lee di rafforzare il proprio controllo sull’azienda.
L’arrivo di Xi Jinping in Svizzera comincia con una trentina di arresti contro i pro-Tibet
Ammontano a 32, tra tibetani e svizzeri, le persone arrestate domenica dalla polizia di Berna nell’ambito delle proteste anti-Cina inscenate all’arrivo del presidente Xi Jinping, giunto per presenziare al forum di Davos (17-20 gennaio). Le autorità locali avevano ristretto la manifestazioni in una zona di sicurezza e concesso soltanto 2 ore per evitare si ripetessero i disordini del 1999, quando i rimostranti erano saliti fin sul tetto del parlamento per protestare contro la visita dell’allora presidente Jiang Zemin. Alcuni dei circa 800 manifestanti, tuttavia, hanno continuato a protestare oltre il limite previsto innescando la reazione delle forze dell’ordine, intervenute anche per impedire a un uomo di darsi fuoco. Già a ottobre la questione tibetana aveva messo zizzania tra i due paesi quando il Dalai Lama, visitando la Svizzera, aveva invitato la diaspora a combattere per l’autonomia del Tibet anche dall’estero.
Trump negozierà il principio «una sola Cina»
A pochi giorni dalla formalizzazione del suo incarico, il presidente letto Donald Trump torna a provocare la Cina, annunciando in un’intervista al Wall Street Journal che il riconoscimento americano del principio di «una sola Cina» sarà confermato solo nel momento in cui Pechino correggerà le proprie politiche monetarie e commerciali. Una dichiarazione che di fatto ribadisce a chiare note quanto detto (o twittato) nei giorni seguiti alla controversa telefonata tenuta con la leader taiwanese Tsai Ing-wen. Il tycoon, tuttavia, ha spiegato che si asterrà dal fare annunci il giorno della sua «incoronazione", privilegiando in prima battuta l’apertura di un dialogo con la controparte cinese.
La risposta cinese è arrivata domenica sul sito del ministero degli Esteri. Ribadendo che il principio di una sola Cina è la base delle relazione sino-americane, il portavoce del dicastero ha affermato che il concetto di «una sola Cina» «non è negoziabile. Esortiamo le parti americane interessate a riconoscere l’elevata sensibilità della questione taiwanese e a mantenere le promesse fatte da entrambe le parti politiche negli anni passati. Il governo della Repubblica popolare cinese è l’unico governo legittimato a rappresentare la Cina».
Cina: la riforma dello stato di diritto non prevede l’indipendenza degli organi giudiziari
Il presidente della corte suprema ha dichiarato nel weekend che Pechino deve resistere con fermezza all’idea occidentale di indipendenza della magistratura e ad altre ideologie che minacciano la guida del Partito comunista. Zhou Qiang – questo il suo nome – ha detto che i tribunali devono ignorare nozioni occidentali erronee, come quella di democrazia costituzionale e di separazione dei poteri. La Cina ha proclamato di voler muovere sempre più verso uno stato di diritto e ha compiuto negli ultimi anni diverse riforme legislative, come quelle che intendono dare maggiore indipendenza ai giudici e limitare l’influenza dei funzionari di Partito locali sui tribunali, ma il giudiziario non è indipendente e in ultima analisi deve rispondere ai vertici del Partito.
Pechino istituisce un nuova commissione per fermare le recensioni negative
Pioggia di critiche su The Great Wall, l’ultimo fatica di Zhang Yimou (uscita il 16 dicembre) in cui Matt Damon ricopre il ruolo di un mercenario inglese che salva la Cina combattendo contro creature mitologiche. Nonostante gli incassi, la co-produzione sino-americana -come molti altri film locali- continua a ricevere pessimi giudizi dalla critica. La Cina punta a diventare il primo mercato cinematografico, ma il rallentamento economico e i film di dubbia qualità cominciano a frenare l’avanzata cinese; per Pechino non si tratta soltanto di cinema ma anche di prestigio nazionale. E’ così che, dopo le risposte piccate della stampa statale, l’ultimo affondo è arrivato l’11 gennaio con l’istituzione della China Film Critics Association. La commissione che opera sotto il cappello della SARFT, punta a correggere «il caotico sistema» delle recensioni, sulla base di tre principi cardine: «dire la verità», «rispettare il diritto di ogni spettatore ad apprezzare o meno un film», «evitando un linguaggio offensivo nell’attaccare registi».
Amazon mette in vendita ciabatte e zerbini offensivi, Delhi protesta
Continua il braccio di ferro tra Nuova Delhi e Amazon. Dopo aver scatenato un putiferio mettendo in vendita sulla propria piattaforma zerbini decorati con la bandiera indiana, nella giornata di domenica la compagnia americana è stata critica aspramente per la commercializzazione di infradito raffiguranti Mahatma Gandhi, l’eroe dell’indipendenza indiana. Un gesto che ha profondamente indignato il web, da cui sono partite richieste di ritorsione contro il colosso del commercio elettronico. Il ministero degli Esteri ha annunciato di aver già contattato l’ambasciatore statunitense affinché le aziende a stelle e strisce vengano indottrinate su come fare affari nel paese senza urtare la sensibilità indiana. Sia gli zerbini che le ciabatte sono state prontamente ritirate dal mercato. L’incidente rischia di minare l’avanzata di Amazon nel subcontinente e il suo braccio di ferro con il rivenditore locale Flipkart.
Asia invasa dai rifiuti elettronici
Secondo uno studio della United Nations University, negli ultimi 5 anni gli scarti elettronici in Estremo Oriente sono cresciuti di due terzi, trainati dal crescente sviluppo della regione e dall’aumento dei salari. Un trend che impensierisce sopratutto alla luce della mancanza di un quadro normativo e tecniche di smaltimento soddisfacenti. Solo Corea del Sud, Taiwan e Giappone hanno sistemi di riciclo consolidati fin dagli anni ’90. Secondo lo studio, la combustione all’aria aperta e la scarsa sicurezza dei metodi di riciclaggio sono all’origine di gravi problemi di salute per i lavoratori e le comunità che risiedono nei pressi degli impianti di riciclaggio. L’Asia nel suo complesso è il più grande mercato per l’elettronica, contando per quasi la metà delle vendite globali e la maggiore produzione di rifiuti.