I titoli di oggi:
- Call Biden-Xi tra tensioni e minacce su Taiwan
- La Cina ha tentato di infiltrarsi nella Fed
- Xi promette sostegno all’Indonesia
- La legge sulla sicurezza nazionale entra nelle università di Hong Kong
- Confermati i legami tra i partiti giapponesi e la Chiesa dell’Unificazione
Il Presidente degli Stati Uniti Joe Biden e il leader cinese Xi Jinping dovrebbero tenere il loro atteso colloquio telefonico giovedì: lo ha dichiarato una fonte citata da Reuters. Il colloquio avviene tra le tensioni sulla possibile visita di Nancy Pelosi a Taiwan (qui una puntata di Taiwan Files di Lorenzo Lamperti dedicata al tema) e l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia. Il portavoce della Casa Bianca per la sicurezza nazionale John Kirby ha affermato che anche la gestione della concorrenza economica tra i due paesi sarà un punto focale della telefonata.
La speranza di entrambe le parti è quella di abbassare le tensioni, soprattutto sulla possibile visita a Taipei della speaker della Camera Usa. Il governo cinese ha nuovamente minacciato “conseguenze serie” nel caso il viaggio si faccia nonostante i dubbi della Casa Bianca e del Pentagono. Ma in America diventa sempre più difficile a livello politico cancellare il programma, visto il pressing dei Repubblicani.
La Cina ha tentato di infiltrarsi nella Fed
La Cina ha cercato di costruire una rete di informatori all’interno della Federal Reserve, la banca centrale statunitense. A rivelarlo è un’indagine condotta dai senatori repubblicani della Commissione di sicurezza, che hanno rilevato come per oltre dieci anni i funzionari cinesi abbiano lanciato una campagna per minare la Fed e persuadere – soprattutto con le maniere forti – i dipendenti della banca centrale a rivelare informazioni sensibili sulla politica economica americana. L’inchiesta si sofferma su numerosi episodi in cui dirigenti della Fed sono stati contattati dalla Cina per fornire, spesso dietro lauti pagamenti, informazioni sullo stato dell’economia statunitense e sulle politiche monetarie.
Nel rapporto viene raccontato come Pechino abbia fatto ricorso alle minacce, arrivando persino ad arrestare un dipendente della Fed quattro volto durante un suo viaggio in Cina nel 2019, nel pieno della guerra commerciale tra Washington e Pechino. Il rapporto non specifica se alcune informazioni sensibili siano state compromesse. L’accesso a questo tipo di informazione potrebbe essere un assist per Pechino, considerate le operazioni della Fed, come l’analisi sull’attività economica statunitense, la supervisione sul sistema finanziario statunitense e l’impostazione della politica dei tassi di interesse. Il presidente della Fed, Jerome Powell, ha già risposto al rapporto in una lettera inviata al senatore repubblicano Rob Portman, tra gli autori dell’inchiesta, riconoscendo che qualcuno potrebbe cercare di sfruttare le vulnerabilità della banca centrale Usa, ma ha contestato l’idea che una mancanza di rigore da parte della Fed abbia offerto delle aperture alla Cina.
Il report repubblicano parte da un’indagine interna alla Fed risalente al 2015. All’epoca la banca centrale fu allertata da una fonte non specificata sull’azione di “avversari stranieri”, impegnati nella creazione di legami con i ricercatori della Fed attraverso l’offerta di contratti remunerati. L’indagine della banca centrale ha individuato 13 persone sospette, dipendenti di otto delle dodici banche regionali dell’istituto, soprannominate “P-Network” dagli investigatori interni.
Xi promette sostegno all’Indonesia
Rafforzare i legami bilaterali, intensificare il commercio tra i due paesi e sostenersi a vicenda in vista dei consessi internazionali: sono queste le promesse che suggellano il dialogo tra il presidente cinese Xi Jinping e il suo omologo indonesiano, Joko Widodo. I due – come vi abbiamo anticipato ieri – si sono incontrati a Pechino, in quello che è stato il primo faccia a faccia di Xi con un leader straniero dalle Olimpiadi Invernali di febbraio 2022 nella capitale cinese. Pechino ha mostrato ampio sostegno all’Indonesia nell’ospitare il summit del G20 di Bali, in programma il 15 e 16 novembre prossimi, ed è disposta a “rafforzare il coordinamento e la cooperazione con l’Indonesia per garantire il completo successo del vertice”, si legge in una dichiarazione congiunta rilasciata dopo il loro incontro ‘blindato’ per le misure anti-Covid. Oltre al G20, Xi ha anche promesso il sostegno di Pechino a Giacarta per la presidenza di turno dell’Asean, prevista il prossimo anno.
Al centro dell’incontro c’è stato il tema del commercio, con focus su settori come l’agricoltura e la sicurezza alimentare. L’Indonesia, uno dei maggiori partner commerciali della Cina, è un importante fornitore di ferro-nichel, carbone, rame e gas naturale per la seconda economia del mondo. Le importazioni si attestano ad alti livelli: nella prima metà del 2022, le importazioni cinesi dall’Indonesia di materie prime sono aumentate del 34,2 per cento su base annua. Un dato che certamente aumenterà a seguito della promessa di Pechino di importare un ulteriore milione di tonnellate di olio di palma grezzo dall’Indonesia. Il presidente indonesiano Widodo è oggi in Giappone per un vertice in programma con il primo ministro giapponese Fumio Kishida e un incontro con l’imperatore Naruhito.
La legge sulla sicurezza nazionale entra nelle università di Hong Kong
Gli studenti del più prestigioso ateneo di Hong Kong dovranno seguire un corso online sulla legge sulla sicurezza nazionale per conseguire la laurea. Dal prossimo anno, partirà il programma intitolato “Introduzione alla Costituzione, alla legge fondamentale e alla legge sulla sicurezza nazionale”, che diventerà un requisito necessario per laurearsi all’Università di Hong Kong. La frequentazione obbligatoria del corso è indirizzata quindi a una fascia demografica che è stata in prima linea nelle proteste scoppiate nell’ex colonia britannica nel 2019.
Secondo il quotidiano locale Ming Pao, anche l‘Università cinese di Hong Kong, l’Università di scienza e tecnologia di Hong Kong e il Politecnico di Hong Kong introdurranno a breve corsi sulla legge sulla sicurezza nazionale.
Confermati i legami tra i partiti giapponesi e la Chiesa dell’Unificazione
L’omicidio dell’ex primo ministro Shinzo Abe ha fatto luce sui legami dei politici giapponesi con la Chiesa dell’Unificazione. Diversi esponenti del Partito Liberaldemocratico hanno ammesso di aver partecipato a eventi correlati della Chiesa e di aver ricevuto sostegno dai fedeli durante le loro campagne elettorali. Tra i nomi più noti spicca quello del ministro della Difesa, Nobuo Kishi (fratello minore di Abe) e quello di Yoshiyuki Inoue, che ha ottenuto un seggio nella Camera alta, dopo le elezioni dello scorso 10 luglio. Kishi ha ammesso di avere legami con i membri della Chiesa, che lo avrebbero sostenuto economicamente durante la passata campagna elettorale. Invece, il ministro dell’Economia Koichi Hagiuda, membro dell’LDP ed ex ministro dell’istruzione, ha preso parte a un evento a Tokyo sponsorizzato dalla Chiesa dell’Unificazione nel 2014.
L’ondata di rivelazioni arriva dopo la pubblicazione del tabloid Nikkan Gendai di un elenco di 112 esponenti politici – inclusi 34 ministri e dirigenti di partito attuali ed ex – che hanno inviato messaggi di congratulazioni o partecipato a eventi organizzati dalla Chiesa o dalle sue organizzazioni sorelle, come l’Universal Peace Federation. Né il primo ministro Fumio Kishida, né il segretario generale dell’LDP Toshimitsu Motegi sono nella lista di Nikkan Gendai. Nell’elenco figurano invece i nomi dei leader dei principali partiti di opposizioni.
Non sono però rivelazioni inedite, poiché i legami tra membri dell’LDP e Chiesa vanno avanti decenni: Nobusuke Kishi, il nonno di Abe che fu primo ministro del Giappone nella seconda metà del Novecento, sostenne la Chiesa come strumento della lotta anticomunista. La Chiesa dell’Unificazione, il cui nome ufficiale è Federazione delle famiglie per la pace e l’unificazione nel mondo, è tornata a far parlare di sé dopo l’omicidio dell’ex premier giapponese. La madre dell’assassino di Abe, Tetsuya Yamagami, era legata alla Chiesa, fondata nel 1954 dal reverendo sudcoreano Sun Myung Moon.
Di Serena Console
(ha collaborato Lorenzo Lamperti)
Sanseverese, classe 1989. Giornalista e videomaker. Si è laureata in Lingua e Cultura orientale (cinese e giapponese) all’Orientale di Napoli e poi si è avvicinata al giornalismo. Attualmente collabora con diverse testate italiane.