I titoli di oggi:
- Blinken incontra Wang Yi a Giacarta per tenere aperto il dialogo Cina-Usa
- La Germania ha pubblicato la sua prima strategia per la Cina
- Pechino apre all’intelligenza artificiale. E Musk lo ha capito
- Il capo dell’organo legislativo di Shanghai accusato di corruzione
- Hong Kong: milioni di visitatori cinesi, ma non sono turisti
- Kishida a Bruxelles per il 29° vertice tra Giappone e Unione Europea
Il segretario di Stato americano Antony Blinken e il capo della diplomazia del Partito comunista cinese, Wang Yi, si sono incontrati giovedì a margine della riunione dei ministri degli Esteri Asean a Giacarta, in Indonesia. Come riportato dal Dipartimento di Stato americano, i due funzionari hanno avuto discussioni “franche e costruttive”, finalizzate a “mantenere aperti i canali di comunicazione” tra i due paesi. L’incontro è infatti l’ultimo di una serie di faccia a faccia volti ad allentare le tensioni bilaterali, in vista anche di un possibile bilaterale tra i presidenti Xi Jinping e Joe Biden. Non mancano comunque le “divergenze”, come sottolineato nel comunicato. Blinken ha sollevato la questione del presunto coinvolgimento di gruppi cinesi nell’hackeraggio alle agenzie governative di Washington, parlando con Wang anche del traffico dei precursori del Fentanyl e dell’importanza del mantenimento della pace sullo Stretto di Taiwan. Secondo Reuters, il funzionario cinese ha esortato gli Stati Uniti a “non interferire negli affari interni” di Pechino e a smettere di “sopprimere l’economia” cinese con “sanzioni illegali”. Richiesta rinnovata anche dalla portavoce del ministero del Commercio cinese, Shu Jueting. A giugno l’export cinese è crollato del 12,4% rispetto allo scorso anno: un dato simile non si vedeva dai mesi di gennaio e febbraio del 2020, ha scritto il South China Morning Post.
Intanto, a Giacarta era presente anche il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov, che ha chiesto ai paesi Asean di rilanciare il commercio con Mosca utilizzando le valute nazionali invece del dollaro, così da aggirare le sanzioni occidentali. Come riportato dal Nikkei Asia, dall’invasione dell’Ucraina il commercio tra la Russia e i paesi del Sud-Est asiatico ha subito un calo complessivo del 4,4% (nonostante il +45% negli scambi tra Mosca e Giacarta nel 2022).
La Germania ha pubblicato la sua prima strategia per la Cina
Giovedì la Germania ha pubblicato la sua strategia per la Cina, definita da Berlino “partner, concorrente e rivale sistemico” sulla scia di quanto già espresso dall’Unione Europea. A lungo atteso, il documento di 64 pagine riconosce la crescente assertività e i tentativi di Pechino di “cambiare l’ordine internazionale”, ma resta molto vago sulle misure da implementare per attuare il cosiddetto “de-risking”. Come riportato da Reuters, la strategia tedesca menziona diverse questioni: dal rifiuto di un cambiamento con la forza dello status quo sullo Stretto di Taiwan (Berlino propone anche di rafforzare la propria presenza militare nell’Indo-Pacifico), alla volontà di rivedere le esportazioni e gli investimenti verso la Repubblica popolare, senza però imporre alle aziende tedesche alcun vincolo riguardo le proprie operazioni in Cina. “Abbiamo bisogno di Pechino e Pechino ha bisogno dell’Europa”, ha dichiarato la ministra degli Esteri tedesca Annalena Baerbock. Nel frattempo, una commissione parlamentare britannica, il Comitato di intelligence e sicurezza (ISC), ha criticato l’approccio del Regno Unito nei confronti delle sfide presentate dalla Cina. Come riportato dal Guardian, l’ISC ha accusato il governo britannico di aver fatto negli anni troppo affidamento sul denaro e sulle tecnologie cinesi, “fallendo nel pensare [alle conseguenze] a lungo termine” di questa eccessiva dipendenza.
Sui rapporti tra Pechino e gli altri Stati, Reuters riporta anche la testimonianza di tredici diplomatici facenti parti di nove delegazioni occidentali e asiatiche in Cina. Secondo i funzionari, Pechino ha iniziato a controllare più serratamente i contatti delle ambasciate con gli esponenti della società civile cinese, ostacolando eventi e attività culturali e aumentando la presenza della polizia attorno alle sedi diplomatiche.
Pechino apre all’intelligenza artificiale. E Musk lo ha capito
Pechino ha stabilito nuovi regolamenti per l’intelligenza artificiale (IA) generativa. Come spiega Lucrezia Goldin in un approfondimento, si tratta di una “forma di machine learning basata sull’apprendimento non supervisionato a partire da un set di dati non etichettati”. Lo scorso aprile la Cyberspace Administration of China (CAC), l’ente regolatore della sfera digitale del paese, ha pubblicato una bozza di legge per regolare le aziende che operano in queste genere di servizi. Ma le nuove misure, che entreranno in vigore il 15 agosto, sembrano aver assunto un approccio più favorevole alla nuova tecnologia: le autorità, si legge, si impegneranno a “prendere misure efficaci per incoraggiare lo sviluppo innovativo dell’IA generativa“. Tutti i fornitori di servizi dovranno “aderire ai valori fondamentali del socialismo” e non generare contenuti che contrastano il potere statale o danneggiano l’immagine del paese.
L’approccio propositivo da parte di Pechino è stato captato da Elon Musk, di ritorno da un recente viaggio nella Repubblica popolare (Rpc). Ieri l’amministratore delegato di Tesla e SpaceX ha preso parte a una discussione su Twitter Spaces a cui hanno partecipato anche rappresentanti della politica statunitense e che si è focalizzata sul futuro dell’IA, una tecnologia che lo stesso imprenditore ha definito in più occasione come “un rischio per la civiltà”. Durante la live Musk ha ammesso di avere “alcune relazioni d’interesse” in Cina, ma che la sua impressione è stata che Pechino “sia decisamente interessata a lavorare in un quadro internazionale cooperativo per quanto riguarda la regolamentazione dell’IA”. Per quanto riguarda queste nuove tecnologie, ha aggiunto, la Rpc entra a pieno titolo in quello che ha definito il “Team Humanity”.
Il capo dell’organo legislativo di Shanghai accusato di corruzione
Il capo dell’organo legislativo di Shanghai, Dong Yunhu, è stato coinvolto nelle indagini anti-corruzione. Lo ha comunicato ieri la Commissione centrale per l’ispezione disciplinare, che ha chiarito che Dong, nominato alla posizione attuale a gennaio scorso, è indagato per “sospette violazioni della disciplina e della legge”: si tratta di una dicitura che ricorre nei casi di corruzione, ma non sono stati forniti ulteriori dettagli. Originario della provincia dello Zhejiang, il sessantenne Dong ha iniziato la sua carriera presso la scuola del Partito comunista, per poi ricoprire incarichi vari in cui figurano anche ruoli di leadership nel Dipartimento centrale di propaganda e la pubblicazione di saggi sui diritti umani. Come riportato dal Beijing Youth Daily, il giornale ufficiale della Lega della gioventù comunista, si tratta del più alto funzionario a essere epurato dal XX Congresso del Partito comunista dello scorso ottobre. Negli ultimi dodici mesi cinque dirigenti di livello ministeriale sono finiti sotto inchiesta per corruzione: tra questi Shen Deyong, dichiarato colpevole lo scorso maggio per aver intascato tangenti per un valore di 9 milioni di dollari.
Hong Kong: milioni di visitatori cinesi, ma non sono turisti
Hong Kong ha registrato quasi 8 milioni di visite dalla Cina continentale nei primi cinque mesi di quest’anno. Nello stesso periodo del 2022 gli arrivi erano stati meno di 30.000. Certo, c’era il Covid e il confine tra le due regioni è stato completamente riaperto solo all’inizio di quest’anno. Ma, secondo Caixin, molti dei visitatori non si sono recati nella ragione amministrativa speciale per turismo o per fare shopping, come avvenuto negli ultimi anni. A causa delle incertezze economiche e della diminuzione di occasioni di investimento nella mainland, molti stanno cercando di opportunità di guadagno in polizze assicurative e conti di risparmio nel centro finanziario.
Kishida a Bruxelles per il 29° vertice tra Giappone e Unione Europea
Si è tenuto giovedì, a Bruxelles, il 29° vertice tra Unione Europea e Giappone. Il primo ministro giapponese Fumio Kishida ha incontrato la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen e il presidente del Consiglio europeo Charles Michel, che nella conferenza stampa a margine del summit ha parlato di una cooperazione sempre più “forte e positiva”. Sia sul piano economico (il commercio bilaterale ha registrato un +13% nel 2022) che su quello della sicurezza: Giappone e Ue hanno infatti concordato di stabilire un dialogo per approfondire il partenariato strategico sulla sicurezza, tramite riunioni a livello di ministri degli Esteri. Così Tokyo e Bruxelles non separeranno i dossier che vanno dall’Ucraina all’Asia-Pacifico, con un’attenzione particolare rivolta a Corea del Nord e Cina. Come riportato da Agenzia Nova, nella dichiarazione congiunta si legge di come i due partner siano “pronti a costruire relazioni stabili con Pechino”, pur restando “preoccupati per la situazione nel mar Cinese orientale (…) e Taiwan”. Spinta infine anche sulla cooperazione tecnologica (a inizio giugno Giappone e Ue hanno firmato un memorandum sui chip) e sulla transizione energetica verso fonti rinnovabili.
A cura di Francesco Mattogno e Vittoria Mazzieri; ha collaborato Alessandra Colarizi