L’azienda tecnologica cinese Zhenhua avrebbe raccolto i dati di oltre 2 milioni di persone, inclusi politici, uomini d’affari e giornalisti. Il materiale è stato raccolto e condiviso dall’azienda Internet 2.0 con diverse testate giornalistiche internazionali, compreso Il Foglio. Tra gli schedati compaiono i nomi di 50mila americani, 35mila australiani e 4mila intaliani, da Renzi a Ferrero, da Berlusconi a Merloni. E poi padri, madri, compagni e compagne di leader politici. Persino i loro figli appena maggiorenni. Tra le persone di “interesse speciale”: il narcotrafficante Rocco Morabito, assieme a esponenti di camorra, ‘ndrangheta e cosa nostra. Censiti anche presunti terroristi islamici residenti in Italia. Il database – noto come Overseas Key Individuals Database – contiene informazioni quali date di nascita, indirizzi, stato civile, fotografie, profili social, associazioni politiche, nome dei famigliari, trascorsi penali, articoli di notizie correlate. Con base a Shenzhen, Zhenhua vanta tra i propri clienti l’Esercito popolare di liberazione e il Partito comunista cinese. Sul sito – offline in seguito alla pubblicazione dell’inchiesta – l’azienda definiva i social “un’arma” per indebolire gli altri paesi. Ciononostante, non tutti concordano sul valore dei dati raccolti, che sono disponibili pubblicamente in rete [fonte AFR, Il Foglio, Yahoo]
La Germania elabora una nuova strategia per l’Indo-Pacifico
Sabato scorso la Cina ha vietato le importazioni di carne di maiale dalla Germania in seguito alla conferma, da parte delle autorità tedesche, di un primo caso di febbre suina. Il divieto potrebbe essere un colpo duro per la Germania, le cui esportazioni di carne suina verso la Cina valgono circa 1 miliardo di euro all’anno, con volumi di export che sono raddoppiati quest’anno grazie della crescente domanda da parte della Cina, la cui produzione, a causa dell’epidemia di febbre suina è crollata di circa il 20%. Sebbene le relazioni tra Berlino e Pechino siano state a lungo incentrate sull’economia ed il commercio, un recente rapporto rilasciato dal governo tedesco sembrerebbe far presagire una nuova era per le relazioni sino-tedesche. Infatti, nella sua inedita strategia Indo-Pacifica, la Germania ha introdotto alcune linee guida che suggeriscono la necessità di una maggiore cooperazione con la Cina in materia di sicurezza e di diversificazione del partenariato economico per evitare dipendenze unilaterali. Il documento sottolinea inoltre la volontà di Berlino di stringere nuovi accordi in materia di difesa e sicurezza informatica con Singapore, Australia, Giappone e Corea del Sud, nonché di promuovere la trasformazione digitale – ed in particolare la costruzione di infrastrutture 5G – con i paesi partner. La Germania non è il primo paese ad adottare una strategia dell’Indo-Pacifico: già nel 2017 gli Stati Uniti avevano promosso il concetto di una regione indopacifica “libera e aperta” per controllare la crescente presenza militare e l’influenza economica della Cina nella regione, mentre in Europa la Francia di Macron si è posizionata dal 2019 come mediatrice nella regione. Secondo molti esperti, la strategia tedesca si focalizzerà in particolare sul Mar Cinese Meridionale, dove la Germania affiancherà la Francia con l’obiettivo di sostenere un codice di condotta legalmente vincolante tra la Cina e gli stati membri dell’ASEAN, alcuni dei quali hanno rivendicazioni in competizione sulle acque. [Reuters; SCMP]
I giganti cinesi del delivery promettono maggiori tutele per i corrieri
I colossi delle consegne a domicilio Meituan ed Ele.me, di proprietà di Alibaba, hanno annunciato diverse modifiche ai loro algoritmi, che saranno riadattati per concedere ai corrieri più tempo per consegnare gli ordini ai clienti. Le nuove misure arrivano in risposta ad un articolo pubblicato dal China’s People Magazine nel quale un ex manager di Meituan ha raccontato come il limite di tempo concesso ai corrieri della società per completare una consegna di 3 km fosse sceso da un’ora nel 2016 a 45 minuti nel 2017, fino a soli 38 minuti dal 2018. Il rapporto stima inoltre che, per ogni ordine consegnato con più di 10 minuti di ritardo, al corriere venga decurtato dallo stipendio un importo in media pari a circa un terzo del suo reddito giornaliero.Le condizioni di lavoro dei corrieri di Meituan ed Ele.me, che in Cina operano in un mercato da 87 miliardi di dollari, sono già da tempo oggetto di aspre critiche, in particolare poiché le penalità in caso di ritardo nella consegna spesso inducono gli impiegati a guidare in modo pericoloso. A confermarlo vi sono i numeri ufficiali, che hanno registrato 325 incidenti legati alle consegne a domicilio nella prima metà del 2019, di cui due terzi avrebbero coinvolto motociclisti di Meituan o Ele.me.Nell’attesa di dettagli ufficiali riguardanti le modifiche agli algoritmi, Ele.me ha annunciato che presto lancerà una nuova opzione che consentirà ai clienti di concedere ai corrieri fino a 10 minuti in più per la consegna, mentre Meituan ha dichiarato che aumenterà di 8 minuti il tempo di consegna su tutti gli ordini. [fonte FT]
Giappone e Regno Unito firmano accordo commerciale post-Brexit
“Un momento storico”. Così Liz Truss, segretaria al commercio internazionale del governo Johnson, ha definito l’accordo di libero scambio firmato dai britannici con il Giappone.L’accordo, che ha visto la luce venerdì scorso, ha per obiettivo quello di aumentare il commercio del Regno Unito con la terza economia del mondo di circa 15,2 miliardi di sterline, con l’obiettivo di farne il pilastro portante della strategia britannica per assicurare al paese un facile accesso ai mercati d’oltremare in vista del completamento della Brexit , previsto alla fine di quest’anno. Commentando il trattato, Truss ha affermato che si tratta di un miglioramento dell’accordo di libero scambio firmato tra Giappone e UE che, sebbene entrato in vigore lo scorso anno, non coprirà più il Regno Unito quando il paese uscira dall’UE il 31 dicembre. Secondo quanto affermato dai portavoce britannici, il nuovo accordo è anche un preludio verso l’adesione del Regno Unito al Comprehensive and Progressive Agreement for Trans-Pacific Partnership (CPTPP), che garantirebbe l’accesso del paese ai mercati di 11 paesi nella regione dell’Asia-Pacifico. Sebbene i massimi esponenti britannici abbiano accolto con favore l’accordo commerciale con il Giappone, molti concordano sul fatto che un accordo tra Regno Unito ed UE dovrebbe essere ancora la massima priorità del governo di Boris Johnson. L’Unione Europea è infatti il più grande mercato di esportazione per il Regno Unito, contando per circa il 46% delle esportazioni total e per un valore totale di 672,5 miliardi di sterline, più di 20 volte il valore del commercio tra Regno Unito e Giappone. [fonte Telegraph]
Venezia asiatica: Leone d’Oro a Zhao Ting, argento migliore regia a Kurosawa
Un’edizione della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica dal sapore orientale quella di quest’anno a Venezia, che ha visto brillare tra i tanti Zhao Ting, Leone d’Oro con il suo film Nomadland, ed il giapponese Kiyoshi Kurosawa, Leone d’Argento come migliore regia. Zhao Ting, nata e cresciuta a Pechino, ha studiato in America ed è lì è diventata regista di successo, riuscendo dopo soli 5 anni di carriera a firmare un contratto con la Marvel per il suo prossimo blockbuster “Gli eterni”, in uscita a Febbraio 2021. Soddisfazioni anche per il giapponese Kiyoshi Kurosawa, che si è aggiudicato il Leone d’Argento come miglior regia per il film Wife of a Spy. Mentre a Venezia Zhao Ting sembra essere stata accolta come una rivelazione, quello che doveva essere un altro capolavoro cinese ha invece registrato un vero e proprio flop. Boicottato molti attivisti in tutto il mondo, Mulan non ha avuto particolare accoglienza in patria. Complici le polemiche legate al delicatissimo tema della campagna di rieducazione degli uiguri dello Xinjiang, le autorità cinesi, pur decidendo di non bloccarne l’uscita in sala, hanno preferito oscurare ogni discussione sul film sulle maggiori piattaforme web, ordinando di non pubblicare alcun contenuto legato alla sua uscita in sala. Il film sulla principessa guerriera, prodotto con un budget di 200 milioni di dollari, rischia dunque di trasformarsi in un grande flop, complici l’assenza di pubblicità da passaparola, la capienza ridotta dei cinema nel periodo post-Covid ed una trama che, secondo molti dei 35 mila commenti postati sulla piattaforma di recensioni Douban, mancherebbe di carisma. Secondo i primi dati, che non tengono in conto gli incassi derivati da Disney+, Mulan ha incassato poco più di 23 milioni di dollari durante il fine settimana, posizionandosi dopo “Tenet” di Christopher Nolan, che ha già fatturato ben 30 milioni di dollari al primo weekend di apertura. [fonte wired, CNBC]
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Classe ’94, valdostana, nel 2016 si laurea con lode in lingua cinese e relazioni internazionali presso l’Università cattolica del sacro cuore di Milano. Nonostante la sua giovane età, la sua passione per la cultura cinese e le lingue la portano a maturare 3 anni di esperienza professionale in Italia, Svezia, Francia e Cina come policy analyst esperta in Asia-Pacifico e relazioni UE-Cina. Dopo aver ottenuto il master in affari europei presso la prestigiosa Sciences Po Parigi, Sharon ora collabora con diverse testate italiane ed estere, dove scrive di Asia e di UE.