I titoli di oggi:
- L’Asia al summit Nato: “Cina sfida ai nostri valori”
- Il mercato del lavoro cinese è saturo. Ma non per i laureati in marxismo
- Usa, indagine sugli studenti cinesi “spie” di Pechino
- Manila condanna le esercitazioni taiwanesi vicino all’isola contesa di Taiping
- L’Indonesia capofila del G20 cerca di mediare tra Russia e Ucraina
- Giappone: l’ondata di caldo mette in ginocchio il settore energetico
L’Asia al summit Nato
È iniziato mercoledì 29 giugno e si concluderà il 30 giugno il summit tra i paesi dell’Alleanza atlantica (Nato) a Madrid. Un appuntamento speciale non solo nel contesto dell’invasione dell’Ucraina, ma anche per la presenza di alcuni leader asiatici. Tra i partecipanti, infatti, anche il presidente coreano Yoon Suk-yeol e il primo ministro giapponese Fumio Kishida. I due leader hanno anche avuto dei momenti di confronto dove si sono promessi reciproco appoggio sulla questione nordcoreana e il miglioramento delle relazioni bilaterali.
Nonostante il tema principale del summit Nato rimanga la guerra in Ucraina, c’è spazio anche per alcune considerazioni sulla sicurezza dell’Indopacifico. In un documento emanato per l’occasione si parla della Cina come una “sfida ai nostri interessi, alla nostra sicurezza e ai nostri valori”. E prosegue: “La Repubblica popolare utilizza un’ampia gamma di strumenti politici, economici e militari per aumentare la sua influenza globale e la sua proiezione internazionale, pur rimanendo opaca sulla sua strategia, nei suoi piani e nella costruzione della sua Difesa”. I media cinesi, dal canto loro, stanno cogliendo l’occasione del summit per evidenziare il potere “destabilizzante” della Nato per la pace globale e le manifestazioni a Madrid contro la corsa agli armamenti “a discapito di salute, istruzione e servizi pubblici”.
Per saperne di più su sicurezza in Asia e le diverse alleanze nella regione, questo mese abbiamo dedicato un intero dossier a questi temi. Qui si può leggere il sommario e richiedere l’ebook.
Il mercato del lavoro cinese è saturo. Ma non per i laureati in marxismo
Il mercato del lavoro cinese è saturo e la disoccupazione giovanile è ai massimi storici (con un tasso del 18,4%). Problemi che non sembrano porsi per i laureati in marxismo. Il Financial Times riporta che secondo i dati di alcuni siti web per la ricerca di lavoro per i laureti, come YingJieSheng.com, nel secondo trimestre le offerte di lavoro che richiedono una laurea in marxismo sono aumentate del 20% rispetto allo stesso periodo del 2021. A richiederli sono tanto gli uffici governativi che le aziende private, desiderose di mostrato fedeltà al partito. Segnale della forte spinta di Xi Jinping sulla formazione ideologica e sullo studio del marxismo, che, come ha chiarito lui stesso in occasione del centenario del partito comunista cinese, è l’anima del partito”. Il focus dei corsi universitari è sul “pensiero di Xi Jinping” e su un marxismo “con caratteristiche cinesi”, sviluppi accademici criticati da alcuni collettivi studenteschi marxisti – come la società marxista della Beijing University . di sovvertire gli insegnamenti del filosofo ed economista tedesco.
I docenti di “ideologia e politica”, neanche a dirlo, vanno a ruba. Nella provincia settentrionale dello Shaanxi, ad esempio, l’Università di Scienza e Tecnologia di Xi’an offre a chi possiede un PhD in marxismo uno stipendio base annuo di 200 mila yuan – ben oltre i 52 mila yuan del salario medio di un lavoratore di città – un sostanzioso bonus e un alloggio gratuito.
Usa, indagine sugli studenti cinesi “spie” di Pechino
La testata statunitense Financial Times ha pubblicato un’indagine che farebbe luce sul sistema di cooptazione degli studenti e neolaureati cinesi all’estero per fornire informazioni sensibili a Pechino. Almeno 140 persone sarebbero state assunte dalla Hainan Xiandun per la traduzione di documenti chiave legati a industria 4.0, istituti di ricerca biomedica, robotica e marittima. In merito a questa vicenda, l’Fbi ha già incriminato tre funzionari della sicurezza di Hainan, Ding Xiaoyang, Cheng Qingmin e Zhu Yunmin. Un quarto uomo, Wu Shurong, sarebbe invece uno degli hacker assunti dall’azienda per portare avanti le attività di spionaggio. Gli studenti sarebbe invece stati coinvolti involontariamente, poiché semplicemente interessati agli annunci di lavoro postati dall’azienda. La vicenda potrebbe intensificare le misure di controllo nei confronti dei cittadini cinesi all’estero che frequentano università e istituti di ricerca, come già accaduto con la controversa China Initiative.
Manila condanna le esercitazioni taiwanesi vicino all’isola contesa di Taiping
Continuano le dimostrazioni di forza nel Mar Cinese Meridionale. Iniziate martedì, nella sera stessa le esercitazioni taiwanesi hanno incluso anche spari in aria e in mare, con l’utilizzo di cannoni antiaerei da 40 mm, sistemi di mortaio da 20 mm e altre armi di artiglieria. Il tutto è successo attorno l’Isola di Taiping, non nuova a esercitazioni di questo genere: lo scorso anno l’esercito di Taipei ha schierato 292 razzi anti-corazza Kestrel a Taiping e alle isole Pratas, note anche come Dongsha.
Per il ministro degli Esteri filippino queste attività sono “illegali”, ma Taipei ha risposto precisando di aver emesso gli avvisi necessari prima dell’inizio delle esercitazioni per avvertire navi e aerei di mantenere la lontananza necessaria. Ma la “ferma opposizione” annunciata da Manila nei confronti delle esercitazioni dipende dal fatto che il paese considera “l’isola Ligaw” – nome filippino dell’isola di Taiping – “parte integrante” del gruppo insulare di Kalayaan”, su cui le Filippine dichiarano “piena sovranità”. L’arcipelago, chiamato dalla Repubblica di Cina isole Spratly, sono rivendicate in parte o interamente tanto da Taiwan e Filippine quanto dalla Repubblica popolare cinese, Brunei, Malesia e Vietnam, paese che in altre occasioni ha criticato le esercitazioni taiwanesi nell’area.
L’Indonesia capofila del G20 cerca di mediare tra Russia e Ucraina
Il presidente indonesiano Joko Widodo è in visita in Europa in veste (ma non solo) di leader del G20 per il 2022. Un anno difficile per le relazioni tra i membri del gruppo, che unisce sotto lo stesso ombrello Cina, Stati Uniti, Russia e Unione Europea. Inizialmente poco interessata a farsi travolgere dal conflitto in Ucraina, ora Jakarta sembra voler recuperare il tempo perso: Jokowi ha incontrato il presidente ucraino Volodymyr Zelenskyy a Kiev, mentre giovedì parlerà con Vladimir Putin. Tra i temi più importanti per l’Indonesia, quello della sicurezza alimentare: “È importante che tutte le parti forniscano garanzie di sicurezza per esportazioni regolari di beni alimentari dall’Ucraina, anche attraverso i porti marittimi”, ha detto Jokowi in conferenza stampa dopo l’incontro con Zelenskyy.
Il giorno prima il presidente indonesiano, che viaggia insieme alla moglie Iriana Joko Widodo e al ministro degli Esteri Retno Marsudi (vero attore della politica estera indonesiana degli ultimi otto anni), ha anche preso parte alla riunione del G7 in Germania. Per gli analisti la missione all’estero di Jokowi difficilmente potrà portare a qualche avanzamento dei negoziati per la pace. Ciononostante, Jakarta potrebbe cercare di strappare qualche promessa a Mosca in virtù del suo modus operandi “bebas-aktif” – come viene chiamato il bilanciamento strategico tra la posizione storica di paese non allineato e una maggiore proattività in politica estera.
Giappone: l’ondata di caldo mette in ginocchio il settore energetico
Anche Tokyo deve fare i conti con i blackout da consumo eccessivo di energia elettrica. La capitale giapponese sta affrontando il giugno più caldo dal 1875, con temperature che non scenderanno sotto i 30°C fino a martedì prossimo. Di conseguenza, la domanda energetica legata all’utilizzo di condizionatori sta subendo un picco che il settore energetico non riesce più a sostenere – complice anche l’imprevista chiusura (non sono ancora chiare le cause) di una centrale elettrica da 600 megawatt nel nord del paese . Per il quarto giorno di fila la municipalità ha emanato un avviso di emergenza, invitando le famiglie e le imprese a non sovraccaricare la rete. A peggiorare la situazione si aggiunge quello che gli economisti hanno definito “il peggiore calo della produzione industriale giapponese degli ultimi due anni”.
A cura di Sabrina Moles e Vittoria Mazzieri
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