Gli Stati uniti hanno chiesto l’estradizione di Sabrina Meng Wanzhou, CFO di Huawei nonché figlia del fondatore del colosso tecnologico Ren Zhengfei, arrestata – su richiesta di Washington mentre era in Canada – per aver cercato di evadere l’embargo commerciale imposto da Washington sull’Iran; la stessa infrazione che mesi fa portò al semicollasso dell’azienda delle telecomunicazioni ZTE. L’ambasciata cinese di Ottawa ha rilasciato un comunicato in cui, sostenendo l’innocenza di Miss Meng, si condanna “questo tipo di azioni che hanno seriamente danneggiato i diritti umani della vittima”. Secondo il Wall Street Journal, da tempo Huawei era nel mirino del Dipartimento di Giustizia statunitense e non solo. Negli ultimi mesi, l’azienda è stata esclusa dalla rete 5G di diversi paesi compresi Australia, Nuova Zelanda e Gran Bretagna.
Pechino prepara un salvagente contro la disoccupazione
Secondo il Ministero della Pubblica Istruzione cinese, nel 2019 8,34 milioni di neolaureati si riverseranno sul mercato del lavoro. 140.000 in più dell’anno prima. Nonostante i dati ufficiali sulla disoccupazione siano piuttosto rasserenanti, il rallentamento economico coniugato alla guerra commerciale getta tinte fosche sul futuro. Tanto che per il viceministro dell’Istruzione cinese, Lin Huiqing, la situazione dei nuovi laureati è già da considerarsi “complicata e severa”. Il grado di apprensione si percepisce dalle ultime misure annunciate dal Consiglio di Stato nella giornata di ieri volte a supportare economicamente le società in difficoltà che decidono di non tagliare il personale o ridurre i posti di lavoro per il prossimo anno. Per loro il governo cinese ha in serbo un rimborso di almeno il 50% delle indennità di disoccupazione versate per conto dei dipendenti lo scorso anno. A ciò si aggiungono gli già annunciati sgravi fiscali e un fondo per agevolare l’accesso al credito delle piccole aziende private. I governi locali saranno tenuti a ultimare programmi personalizzati entro 30 giorni. Negli ultimi mesi le statistiche ufficiali hanno mostrato un’erosione accentuata della forza lavoro nel comparto manifatturiero, quello più soggetto al calo della domanda esterna.
La campagna contro le stravaganze fa 300mila vittime
Negli ultimi sei anni la campagna contro le stravaganza di Xi Jinping ha fatto quasi 350mila vittime. Secondo la commissione disciplinare, il 2% dei funzionari è stato sottoposto a unaqualche azione disciplinare. 25 ricoprivano una carica a livello ministeriale o provinciale. 68.500 sono stati puniti soltanto nei primi dieci mesi del 2018. Da quando Xi ha assunto la guida del paese, un’agguerrita campagna anticorruzione ha messo fine a molti degli stravizi per cui erano noti i funzionari statali. Nonostante i molti casi eccellenti, la maggior parte degli epurati operava a livello grass roots. Circa il 99% è composto infatti dalle cosiddette “mosche”.
Il nazionalismo di Xi rilancia i guoxue
Passati sono gli anni in cui la massima ambizione delle famiglie cinesi era mandare i propri figli a studiare ad Harvard. La rinascita nazionalista, lanciata da Xi Jinping, ha tra i suoi più visibili effetti un rinnovato interesse per i guoxue (studi nazionali) di pari passi con la maturazione di una certa diffidenza nei confronti delle influenze straniere. Ormai in tutta la Cina sono oltre 1800 le scuole confunciane dedite all’insegnamento delle materie tradizionali, come la poesia di epoca Tang e la calligrafia. Numeri che hanno costretto il governo a introdurre misure più rigide per evitare la diffusione di attività irregolari. Ma normare il settore non vuol dire necessariamente soffocarlo. Nel 2014, il ministero dell’Istruzione ha deciso di riformare il gaokao (esame d’accesso all’università) riducendo l’inglese e incrementando le materie legate ai guoxue. Segno che gli studi nazionali non sono più esclusivamente prerogativa delle scuole per l’infanzia ma sono sempre più integrati nel sistema educativo cinese a tutti i livelli.
La tv nordcoreana cambia faccia
La star del tg della Corea del Nord Ri Chun-hee, che per decenni ha condotto il notiziario della KCTV con la sua inconfondibile mise rosa e i toni enfatici, va definitivamente in pensione. Simbolo dell’era Kim Jong-il, da tempo Ri latita dal piccolo schermo. Secondo Abc News, ormai una nuova generazione di presentatori si è affermata nell’ambito di un programma di ammodernamento della tv di stato. La novità, secondo gli osservatori, è da attribuirsi al nuovo corso della televisione nordcoreana, chiamata a confrontarsi con utenti che – seppur in maniera parziale e non sistematica – cominciano ad avere accesso anche a informazioni provenienti dall’estero. L’emittente pubblica, quindi, appare orientata a sviluppare una linea che non sia vincolata esclusivamente alla propaganda di regime. Rispetto al passato, i notiziari tendono a proporre servizi realizzati in esterna con collegamenti e con un linguaggio meno formale rispetto ai tempi di Kim padre e nonno.