In Cina e Asia – Anche l’Australia boicotterà le Olimpiadi di Pechino

In Notizie Brevi by Alessandra Colarizi

I titoli di oggi:

  • Anche l’Australia boicotterà le Olimpiadi di Pechino
  • Con un accordo da 275 miliardi la Apple si è assicurata il mercato cinese
  • Evergrande verso la ristrutturazione
  • Cina primo uomo sulla Luna per il 2030
  • Shanghai lancia mercato per lo scambio dei dati
  • Hong Kong è la regione del mondo più “longeva”

Con l’Australia salgono a quattro i paesi ad aver ufficializzato il boicottaggio politico delle Olimpiadi invernali di Pechino. Stamattina il premier australiano Scott Morrison ha annunciato che Canberra non manderà personale diplomatico alla manifestazione sportiva in risposta alle “violazioni dei diritti umani nello Xinjiang e molte altre questioni che l’Australia ha costantemente sollevato con il governo cinese. “. Le relazioni con la Cina sono pressoché congelate da quando all’inizio della pandemia l’Australia ha chiesto un’indagine internazionale sull’origine del virus. Dichiarando forfait, Canberra si accoda così a Stati uniti, Lituania e Nuova Zelanda nel cancellare l’invio di una delegazione diplomatica. L’astensione non riguarda però il team sportivo, che risponde alle decisioni del Comitato olimpico. Per il momento Pechino ha reagito solo a parole, condannando la “politicizzazione” dell’evento sportivo e smentendo di aver mai invitato i boicottatori. Non sono però escluse sanzioni e ritorsioni commerciali. L’Italia si trova in una posizione particolarmente delicata. Il governo italiano ha annunciato che non seguirà l’esempio di Washington & Co. Ma, come fa notare il NYT, “se la posizione italiana dovesse cambiare sarà come assestare un colpo diretto contro Pechino. L’Italia ospiterà i Giochi invernali nel 2026 e per tradizione olimpica ci si aspetta che invii emissari ufficiali a questi Giochi per accettare il testimone”.

Con un accordo da 275 miliardi la Apple si è assicurata il mercato cinese

Tim Cook, l’Ad di Apple, avrebbe firmato nel 2016 un accordo quinquennale con Pechino per agevolare le proprie attività in Cina. Valore: circa 275 miliardi di dollari. Secondo la testata “The Information”, che ha dato la notizia in forma esclusiva, l’intesa sarebbe stata sollecitata dal management della società, insoddisfatto della mancanza di relazioni solide con il governo comunista. Era il periodo in cui l’avanzata dei colossi delle telecomunicazioni cinesi e la chiusura di iTunes Music e iBooks Store lasciava presagire tempi difficili per Apple in Cina. Secondo i termini raggiunti, Pechino si è impegnata ad annullare norme che avrebbero potuto ostacolare le attività del gigante di Cupertino, in cambio di generosi investimenti nella tecnologia cinese e programmi di formazione del personale locale. Come il miliardo di dollari concesso alla start-up che ha creato Didi. I vantaggi sono stati win-win. All’apice della trade war con Washington, l’accordo sembra infatti aver protetto il gruppo americano dalle possibili ritorsioni cinesi.

Evergrande verso la ristrutturazione

Evergrande non ha provveduto al rimborso di cedole offshore per 82,5 milioni di dollari entro i 30 giorni di tolleranza, scaduti lunedì. Lo hanno fatto sapere ieri diversi creditori alla Reuters.  Il colosso dell’immobiliare cinese, schiacciato da oltre 300 miliardi di dollari, aveva segnalato venerdì scorso la necessità di ristrutturare il proprio debito, ammettendo che la società “non è in grado di garantire sufficienti fondi per il pagamento delle cedole”. Pronta la reazione del governo, che ha incaricato l’amministrazione provinciale del Guangdong, nel sud della Cina, di assistere Evergrande nella gestione del debito. A tale scopo, un gruppo di lavoro è stato mandato nella società per monitorare i rischi e rafforzare i controlli interni.  Evergrande ha dichiarato venerdì in un breve deposito di scambio che prevede di “collaborare attivamente” con i creditori offshore alla definizione di un piano di ristrutturazione. La società sta pianificando di includere nell’operazione tutte le sue obbligazioni pubbliche offshore nonchè quelle private, hanno detto lunedì persone che hanno familiarità con la questione.

Cina primo uomo sulla Luna per il 2030

La Cina potrebbe andare il primo uomo sulla Luna entro il 2030. Ne è convinto  Ye Peijian, tra gli ideatori della prima sonda lunare cinese Chang’e-1. Le recenti affermazioni dello scienziato cinese all’emittente statale CCTV giungono a stretto giro dalla notizia che la NASA è intenzionata a lavorare con il fondatore di Tesla, Elon Musk, per mandare una spedizione con equipaggio sull’unico satellite della Terra. Pur confermando le ambizioni spaziali di Trump, l’amministrazione Biden si è mantenuta su previsioni più caute, lasciando intendere che il programma Artemis – erede della missione Apollo 17 – potrebbe essere posticipato di qualche anno rispetto all’iniziale deadline che poneva uno sbarco sulla Luna per il 2024. Ora la Cina ambisce al sorpasso.

Shanghai lancia mercato per lo scambio dei dati

Scambiare dati come azioni e commodities. É l’obiettivo del nuovo Shanghai Data Exchange, la prima piattaforma statale a prevedere il coinvolgimento delle aziende private. Lo scopo è quello di fornire i dati delle grandi società alle pmi per facilitarne la crescita e dare nuovo impulso all’innovazione. Non è la prima volta sperimentazione del genere in Cina, dove già esistono 17 centri per lo scambio di dati. Quella di Shanghai è però la piazza più strutturata e di grandi dimensioni. Molte sono ancora le sfide all’orizzonte. Tutelare la privacy delle informazioni senza comptometterne il valore commerciale continua ad essere il principale dilemma.

Hong Kong è la regione del mondo più “longeva”

Hong Kong è l’area del mondo con le aspettative di vita più elevate. Secondo l’ultima indagine del Dipartimento di censimento e statistica della regione amministrativa speciale, i tassi di mortalità specifici per età e sesso per entrambi i sessi e per tutte le fasce di età hanno continuato a diminuire nel corso dei decenni. Uno studio della Facoltà di Medicina Li Ka Shing dell’Università di Hong Kong ha cercato di capire perché. Secondo i risultati, dal 1979 al 2016, i cittadini di Hong Kong hanno vissuto più a lungo rispetto ai residenti in altre economie ad alto reddito, con una differenza di 1,86 anni per i maschi e 2,5 anni per le femmine. Il fattore determinante sarebbe da attribuire al più basso tasso di mortalità cardiovascolare tra i paesi ad alto reddito e uno dei più bassi tassi di mortalità per cancro tra le donne. Dati che i ricercatori attribuiscono a un consumo giornaliero minimo di tabacco. Nonostante i numeri incoraggianti, tuttavia, a causa dell’invecchiamento della popolazione, il tasso di mortalità complessivo e il numero di decessi mostrano una tendenza al rialzo, con un aumentato dai 25.912 del 1986 ai 50.666 del 2020.

A cura di Alessandra Colarizi