Amazon, in Cina dal 2004 grazie all’acquisizione del sito di e-commerce Joyo.com, avrebbe pianificato la chiusura del proprio store online cinese, spostando il proprio business sulle più remunerative attività di supporto alle aziende internazionali che esportano in Cina e alla diffusione dei servizi cloud all’interno della seconda economia mondiale. I consumatori cinesi dunque non saranno più in grado di acquistare prodotti da venditori terzi in Cina, ma avranno comunque accesso ai beni dagli Stati Uniti, Regno Unito, Danimarca e Giappone grazie allo store globale di Amazon. La chiusura di Amazon in Cina mette in luce come sia diventata accanita la competizione per il predominio del mercato dell’e-commerce cinese, di cui oggi oltre l’80% è nelle mani di Alibaba e di JD.com. A detta di Michael Patcher, analista per Wedbush Securities, “Amazon ha deciso di andarsene perché il mercato cinese non è più terreno fertile e la competizione è semplicemente insostenibile” [fonte: Reuters]
Contro tutte le previsioni, il PIL cinese è cresciuto dello 6.4% nel primo trimestre
La crescita dell’economia cinese si è stabilizzata attorno al 6.4% nel primo trimestre del 2019, in controtendenza rispetto alle previsioni degli analisti, che a inizio anno avevano preannunciato un importante rallentamento. La crescita sarebbe stata favorita da importanti interventi governativi e dai progressi per la conclusione della guerra commerciale tra Pechino e Washington. Secondo i dati rilasciati dall’Ufficio Nazionale di Statistica (NBS), anche gli altri indicatori di attività che misurano gli investimenti, la produzione industriale e il consumo hanno toccato i massimi rispetto agli ultimi dati analizzati. Gli investimenti in infrastrutture voluti dal governo – in cui non sono incluse la produzione e la fornitura di elettricità, riscaldamento, gas e acqua – sono aumentati del 4.4% nel primo trimestre del 2019, mentre la produzione industriale è aumentata dell’8.5% dal marzo 2018. Le stesse vendite al dettaglio – in cui sono incluse le spese governative, delle imprese e delle famiglie – sono aumentate dell’8.7% il mese scorso, superando la previsione dell’8.4%. La ripresa della crescita economica ridurrà l’urgenza per Pechino di introdurre ulteriori stimoli, lasciando lo spazio per portare avanti le riforme strutturali necessarie per promuovere una crescita più equilibrata del paese [fonte: Caixin]
Xi elogia i risultati ottenuti dalle politiche anticorruzione a Chongqing
Durante una visita da poco conclusasi presso la città di Chongqing, megalopoli situata nel sud-ovest del paese e teatro di una serie di scandali che hanno portato due dei suoi precedenti sindaci ad essere incarcerati per corruzione, Xi Jinping ha riconosciuto gli enormi passi avanti fatti negli ultimi anni nella lotta alla corruzione. Xi ha rimarcato l’importanza che le politiche emanate dal governo centrale vengano implementate nei minimi dettagli al fine di promuovere un ambiente politico “puro e onesto”. Come riportato dal Chongqing Daily, sarà fondamentale dunque “mantenere alta la guardia, punire ogni irregolarità e consolidare la vittoria schiacciante nelle lotta alla corruzione”. Da quando si è insediato al potere, Xi ha presieduto una radicale repressione di ogni forma di corruzione, promettendo di colpire sia le “tigri” che le “mosche”, ovvero sia i funzionari di più alto rango che i burocrati comuni. Al di là delle questioni di corruzioni e di uso illecito di denaro pubblico, la campagna ha preso di mira anche coloro che, privi di lealtà politica, screditano la legittimità del partito [fonte: Reuters]
Per Bruxelles è tempo di rilanciare il proprio piano di connettività
L’Unione Europea deve adottare una strategia più offensiva se vuole competere ad armi pari con la Cina nello sviluppo di infrastrutture, così come nella promozione dei propri valori in Asia e Africa. Secondo Reinhard Bütikofer, membro del Parlamento Europeo e vicepresidente della delegazione europea per le relazioni con la Cina, a seguito delle promesse fatte durante lo EU-China summit della scorsa settimana è giunta l’ora per Bruxelles di implementare la propria “strategia di connettività” globale. L’UE ha avuto finora una posizione difensiva nei confronti della Cina, come testimoniato dall’introduzione di misure antidumping e di un sistema di controllo degli investimenti diretti esteri. Secondo Bütikofer, tuttavia, se Bruxelles è davvero intenzionata a porsi come alternativa credibile alla Belt & Road Initiative, diventa cruciale lo stanziamento di fondi sufficienti per la realizzazione di importanti progetti infrastrutturali e per la diffusione di politiche che si pongano come valida alternativa a quanto offerto da Pechino. “Dobbiamo dunque imparare dagli errori del passato e apprendere la lezione che la Cina ci ha impartito: se si ignorano troppo a lungo le lacune della globalizzazione, qualcuno [la Cina] le riempirà per noi”, ha concluso Bütikofer. La proposta di bilancio dell’UE per il periodo 2021-27 include 60 miliardi di euro per “azioni esterne” attraverso il piano di connettività, ma con finanziamenti aggiuntivi da parte del settore pubblico e privato tale cifra potrebbe crescere fino a centinaia di miliardi di euro [fonte: Scmp]
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