I titoli di oggi:
- Allerta meteo, 100 feriti sulla metro di Pechino
- Xinjiang, critiche al rapporto commissionato da Volkswagen sul lavoro forzato
- Italia, Giappone e Regno Unito svilupperanno nuovo modello di caccia
- Myanmar, la Cina media tra esercito e gruppi etnici armati
- Politico belga assoldato dalla “CIA” cinese per influenzare il dibattito in Occidente
- Pattugliamento congiunto Cina-Russia. Corea del Sud e Giappone reagiscono
- Hong Kong, mandato d’arresto per 5 attivisti all’estero
- Primo volo a Hong Kong per il Jet C919 “Made in China”
Secondo le indagini preliminari, è attribuibile a fattori metereologici l’incidente verificatosi ieri lungo la linea Changping della metropolitana di Pechino: circa 100 persone sono rimaste ferite a causa della separazione dei vagoni di un treno, che le autorità locali hanno attribuito stamani a un malfunzionamento del sistema frenante a causa delle forti nevicate. Martedì pomeriggio il governo municipale aveva emesso un’allerta freddo di colore blu – il livello più basso – anticipando che le temperature minime nella capitale scenderanno di oltre 10° C tra venerdì e sabato. Non è solo Pechino ad aver riportato disagi a causa del clima rigido. Stando al Centro Meteorologico Nazionale, il freddo continuerà a investire tutta la Cina centrale e orientale fino a dopo la metà di dicembre, tanto che in alcune località è stata chiesta la chiusura delle scuole.
Politico belga assoldato dalla “CIA” cinese per influenzare il dibattito in Occidente
Secondo un‘inchiesta condotta da Financial Times, Le Monde e Der Spiegel, i servizi cinesi avrebbero assoldato un politico belga di estrema destra per condurre operazioni di intelligence in Europa.
Stando alla ricostruzione – che si estende per circa due anni – un funzionario del Ministero della Sicurezza dello Stato cinese di nome Daniel Woo, avrebbe spinto l’ex senatore Frank Creyelman a influenzare il dibattito politico in Occidente su questioni che vanno dalla repressione di Hong Kong alla persecuzione degli uiguri nello Xinjiang. “Il nostro scopo è dividere le relazioni tra Stati Uniti ed Europa”, ha scritto Woo in un messaggio di testo inviato a Creyelman. Il risultato però non è stato quello sperato…
Xinjiang, critiche al rapporto commissionato da Volkswagen sul lavoro forzato
Nelle scorse settimane Volkswagen, colosso automobilistico tedesco, ha commissionato alla società di consulenza sui diritti umani Loening di verificare se all’interno di uno stabilimento del marchio in Xinjiang gli impiegati fossero sottoposti a lavoro forzato. L’impianto oggetto della revisione è di proprietà sia di Volskswagen che dell’azienda cinese SAIC Motor, ed è parte della catena di approvvigionamento della casa tedesca in Cina. Il 5 dicembre il fondatore e CEO della società di consulenza, Markus Loening, ha detto di non aver riscontrato segni di lavoro forzato. Come riportato da Reuters, però, molti dipendenti della Loening si sono dissociati dall’esito della revisione, lamentando il fatto di “non essere stati coinvolti nessun modo” nel processo di verifica. Intanto questa settimana gli Stati Uniti hanno aggiunto altre tre aziende cinesi nella lista delle società sanzionate, accusandole di sfruttare il lavoro forzato delle minoranze etniche dello Xinjiang. Con loro sono stati posti sotto sanzioni anche due funzionari, Gao Qi e Hu Lianhe. La Cina ha criticato le misure americane ritenendole “un’ingerenza” nei suoi affari interni, riporta il South China Morning Post.
Italia, Giappone e Regno Unito firmano trattato per sviluppare insieme un nuovo modello di caccia
Giovedì Italia, Giappone e Regno Unito hanno concordato di istituire un programma volto a sviluppare un nuovo modello di caccia dotato di tecnologie avanzate, come radar più potenti e sistemi di intelligenza artificiale. L’annuncio è arrivato a un anno di distanza dalla dichiarazione trilaterale dei rispettivi premier – Giorgia Meloni, Fumio Kishida e Rishi Sunak –, che a dicembre del 2022 si erano impegnati a sviluppare in comune una nuova generazione di caccia entro il 2035 all’interno di un progetto chiamato Global Combat Air Programme (GCAP). Con il trattato firmato giovedì a Tokyo dai ministri della Difesa dei tre paesi (Guido Crosetto, Minoru Kihara e Grant Shapps) viene così istituita la GCAP International Government Organization (GIGO), che inizierà a operare dal 2024 e coinvolgerà centinaia di funzionari governativi italiani, giapponesi e britannici, scrive il Diplomat. Come riportato da Reuters, la sede della GIGO sarà nel Regno Unito e il primo CEO sarà giapponese, mentre l’Italia avrà per prima la presidenza del ramo commerciale dell’organizzazione (tutte le nomine ruoteranno). Ogni paese parteciperà al progetto al 33%.
Dopo le ratifiche dei rispettivi parlamenti, la fase di sviluppo inizierà nel 2025 e comprenderà diverse aziende dei tre Stati, che parteciperanno in joint venture. Il ministro giapponese Kihara ha detto che il progetto è fondamentale per garantire una “deterrenza efficace” di fronte alle crescenti minacce di sicurezza, alludendo a Cina e Corea del Nord. Per Crosetto la creazione dell’organizzazione è “un messaggio per il resto del mondo”.
Myanmar, la Cina media tra esercito e gruppi etnici armati
La Cina ha mediato i recenti colloqui di pace tra l’esercito del Myanmar, che governa dal colpo di Stato del febbraio 2021, e i rappresentanti di alcuni gruppi etnici armati, che da ottobre stanno portando avanti delle offensive in diverse zone del paese, soprattutto nello Stato Shan, al confine con la Repubblica popolare. La notizia era già trapelata nei giorni scorsi, ma è stata confermata giovedì dalla portavoce del ministero degli Esteri cinese, Mao Ning. “La Cina sta compiendo incessanti sforzi per portare a termine i combattimenti”, ha detto Mao, “e ha raggiunto una serie di accordi, tra cui un temporaneo cessate il fuoco e la possibilità di mantenere aperti i canali di dialogo” anche in futuro. Come riportato da Reuters, i colloqui si sono tenuti in Cina. Lunedì la giunta del Myanmar ha detto che un nuovo round di dialogo con i ribelli è in programma per la fine di dicembre ma, nonostante la Cina abbia parlato di un cessate il fuoco, nel frattempo gli scontri proseguono. La Brotherhood Alliance – l’alleanza dei tre gruppi etnici che hanno dato il via all’offensiva nello Stato Shan, “l’Operazione 1027” – mercoledì ha reiterato il proprio impegno nel portare avanti la ribellione contro l’esercito. Reuters ha ricostruito in esclusiva la nascita del movimento grazie alla testimonianza di decine di funzionari e altre fonti locali coinvolte nelle operazioni.
Hong Kong. Mandato di arresto per cinque attivisti all’estero
Durante una conferenza stampa di ieri, la polizia di sicurezza nazionale di Hong Kong ha emesso un mandato di arresto per cinque attivisti residenti all’estero, su cui pesa ora anche una taglia di 1 milione di dollari di Hong Kong: Simon Cheng, Frances Hui, Joey Siu, Johnny Fok e Tony Choi sono stati classificati come ricercati per presunti reati ai sensi della legge sulla sicurezza nazionale, approvata a giugno 2020. Secondo il sovrintendente capo del Dipartimento di sicurezza nazionale Steve Li, una volta fuggiti da Hong Kong gli attivisti “hanno continuano a commettere reati [..] che mettono in serio pericolo la sicurezza nazionale, tra cui l’incitamento alla secessione e alla sovversione e la collusione con un paese straniero o con elementi esterni”. Già a luglio la polizia aveva annunciato un mandato di cattura per ex deputati, attivisti e un avvocato, accusati tutti di collusione con forze straniere. Non a caso il comunicato aveva seguito di pochi giorni la pubblicazione di un controverso editoriale del quotidiano Ta Kung Pao, che menzionava l’applicazione extraterritoriale della legge sulla sicurezza nazionale. Intanto il 18 dicembre comincia il processo a carico di Jimmy Lai. Il magnate, già condannato a oltre cinque anni di carcere per frode, dovrà rispondere all’accusa di vari reati, compresa la “collusione con forze straniere” ai sensi della medesima legge.
Primo volo a Hong Kong per il Jet C919 “Made in China”
Lo scorso mercoledì si è tenuta a Hong Kong una cerimonia per celebrare il primo volo fuori dalla Cina continentale del jet passeggeri C919 “Made in China”. Il jet, soprannominato “da feiji” (大飞机), “grande aereo”, è stato sviluppato dalla compagnia statale cinese Commercial Aircraft Corporation of China (COMAC). Il capo dell’esecutivo di Hong Kong John Lee, che ha officiato la cerimonia all’aeroporto internazionale della città, ha dichiarato che lo sviluppo del C919 ha segnato un “pietra miliare importante” per la Cina e che il coinvolgimento di Hong Kong è motivo di orgoglio. La COMAC rientra nelle cosiddette “imprese centrali” della Repubblica popolare, espressione che indica le circa cento società di proprietà statale che rispondono al controllo diretto del governo centrale. La dimostrazione ne rivela la volontà di cercare accordi di esportazione, come anche i tentativi di Pechino di entrare in un mercato aeronautico globale dominato dal produttore statunitense Boeing e dal rivale europeo Airbus.
Pattugliamento congiunto Cina-Russia. Corea del Sud e Giappone reagiscono
Ieri le forze aeree di Cina e Russia hanno condotto il settimo pattugliamento congiunto sul Mar del Giappone e il Mar cinese orientale. Lo ha comunicato una nota pubblicata dal ministero della Difesa cinese, che precisa che le manovre rientrano nel piano di cooperazione annuale delle forze armate dei due paesi. In seguito il governo di Seoul ha fatto decollare dei jet da combattimento, in risposta all’entrata nello spazio di identificazione di difesa aerea della Corea del Sud (KADIZ) degli aerei di Mosca e Pechino, che non riconoscono l’esistenza della zona. Anche il Giappone ha fatto decollare i jet a scopo di monitoraggio.
A cura di Vittoria Mazzieri e Francesco Mattogno; ha collaborato Alessandra Colarizi