I titoli della rassegna di oggi:
– Affinità e divergenze tra il compagno Xi e Obama
– Anbang abbandona la corsa agli hotel Starwood
– Crediti deteriorati, i timori delle banche
– Calcutta, ragioni edili sul crollo «voluto da Dio»
– Zaha Hadid, l’archietetta che piaceva alla CinaAffinità e divergenze tra il compagno Xi e Obama
Vicinanza di vedute sulla questione nordcoreana, divergenze consistenti sulle tensioni nel Mar cinese meridionale e sul dispiegamento di un sistema antimissile in Corea del Sud. Sono i risultati dell’incontro tra Xi Jinping e Barack Obama a margine del summit sulla sicurezza nucleare.
Un incontro costruttivo, secondo i canoni con cui lo racconta la stampa cinese, che oltre ai temi della sicurezza ha spaziato sull’ipotesi di un accordo bilaterale sugli investimenti, sull’organizzazione del prossimo vertice G20, di cui la Cina è presidente di turno, dei cambiamenti climatici, verso cui si profila un’intesa tra Pechino e Washington.
Riguardo la Corea del Nord (che proprio in mattina ha effettuato un nuovo lancio di missili a corto raggio) i due leader sono concordi nel cooperare per evitare ulteriori provocazioni. Distanza invece sul Mar cinese meridionale. Xi ha ricordato che la Cina non accetterà provocazioni un riferimento ai pattugliamenti statunitensi nell’area. Gelo anche sul sistema Thaad, lo scudo difensivo che potrebbe essere dispiegato in Corea del Sud, ufficialmente per difendersi da possibili attacchi del Nord, ma in realtà in chiave anti-cinese.
Anbang abbandona la corsa agli hotel Starwood
Si chiude la corsa miliardaria agli hotel Starwood. Dopo il rilancio che ha valutato la catena 14 miliardi di dollari, la cordata guidata dall’assicuratore cinese Anbang si è tirata fuori dalla corsa contro Marriott.
Nei giorni scorsi erano sorti dubbi sulle mire espansive della compagnia fondata da Wu Xiaohui, marito di una nipote di Deng Xiaoping. Da una parte la possibile opposizione della commissione statunitense per gli investimenti esteri, che mal vede i troppi interessi cinesi sul proprio territorio. Dall’altra i dubbi della Commissione cinese per la vigilanza sulle assicurazioni, secondo cui le campagne di acquisizione lanciate all’estero mettono potrebbero creare problemi ai requisiti solvibilità della compagnia.
Crediti deteriorati, i timori delle banche
La soluzione del governo per gestire i crediti deteriorati in pancia alle banche non piace alle banche. L’idea è quella di convertire i «non performig loan» in azioni. Ma i banchieri contestano la poca chiarezza del progetto.
Sulle banche cinesi, in particolare quelle di stato, peserebbero miliardi di yuan di sofferenze. Un ammontare in crescita, pari nel 2015 all’1,67 per cento del totale degli impieghi, sebbene come per tutte le statistiche cinesi ci siano dubbi sull’attendibilità dei numeri forniti.
Calcutta, ragioni edili sul crollo «voluto da Dio»
Per l’azienda appaltatrice, il crollo di un cavalcavia a Calcutta – almeno 18 morti e più di cento feriti – è stato un «atto divino». Le ragioni del disastro vanno però ricercate nelle scorciatoie per evitare i vincoli, nelle pressioni politiche, nel rivolgersi a imprese non idonee e anzi nelle liste nere di diversi stati indiani e del ministero dei trasporti.
Manca soltanto la corruzione. Ma la vicenda rischia di ricadere sulle elezioni locali del Bengala occidentale.
Zaha Hadid, l’archietetta che piaceva alla Cina
Dal Terminal 1 dell’aeroporto di Pechino all’Opera House di Canton. Zaha Hadid, morta ieri a 65 anni, era un’architetta apprezzata in Cina e in tutta l’Asia. Non senza ostacoli come quando fu costretta ad abbandonare il progetto per lo Stadio olimpico di Tokyo 2020, aprendo una gara di ricorsi con il governo nipponico.
Il progetto, affidato alla designer britannico-irachena, è stato cancellato per ragioni di costi – lievitati di quasi 2 miliardi di euro- e difficoltà nella realizzazione. A mesi di distanza Zaha Hadid rinfaccia tuttavia al Japan Sports Council, organismo legato all’influente ex premier Yoshiro Mori, il continuo rinvio dei pagamenti per il lavoro svolto, chiedendo tra l’altro all’architetto di rinunciare a ogni pretesa di copyright.
Lo studio di Hadid denuncia inoltre somiglianze tra il proprio progetto e il nuovo realizzato dal giapponese Kengo Kuma.