In Cina e Asia – 60 miliardi di dollari da Pechino all’Africa

In by Gabriele Battaglia

Xi Jinping annuncia aiuti record per il continente africano e, in patria, viene descritto come il comandante in grado di non far fare alla Cina la fine del Titanic. Aung San Suu Kyi incassa il sostegno dell’ex dittatore e generale Than Shwe per la propria leadership in Myanmar. La Thailandia continua a censurare il New York Times per non offendere il re (che ha appena compiuto 88 anni). A New Delhi arrivano le targhe alterne dal primo gennaio per combattere l’inquinamento atmosferico insostenibile, mentre Pakistan e India si confrontano a distanza sulla proprietà di un diamante da 105 carati «rubato» dagli inglesi e ora in esposizione al museo della Tower of London.Da Pechino 60 miliardi di dollari in aiuti e prestiti per l’Africa

A chiusura del summit di cooperazione Cina – Africa di Johannesburg, il presidente cinese Xi Jinping ha annunciato aiuti mai così ingenti per il continente africano. 60 miliardi di dollari tra investimenti nello sviluppo delle infrastrutture, prestiti e aiuti sono una scommessa sulla crescita futura dell’Africa. Dove la Cina vuole giocare un ruolo di primo piano consolidando la propria posizione nel mercato delle risorse naturali africane, in prima fila per offrire agli stati africani gli strumenti e le competenze necessarie per lo sviluppo. Sviluppo, ha sottolineato Xi, che sarà raggiunto senza che la Cina interferisca nelle questioni politiche locali, secondo il tradizionale approccio di (mutua!) non ingerenza.
Il presidente sudafricano Jacob Zuma, al termine del summit, ha dichiarato che i rapporti tra Africa e Cina sono «ai massimi di sempre».

Xi Jinping accentratore per evitare alla Cina la fine del Titanic

Il Nanfang Zhoumo, tra i più autorevoli quotidiani cinesi, in un lungo commento apparso lo scorso giovedì ha elogiato la leadership accentratrice di Xi Jinping e la spinta del presidente cinese per un processo di riforme a tutto campo, paragonando la situazione della Repubblica Popolare a quella del Titanic, con Xi Jinping uomo solo al comando nel tentativo di scongiurare la colata a picco.

L’articolo cita le riforme in ambito economico, militare, sicurezza nazionale e lotta alla corruzione come iniziative positive, in aggiunta all’accentramento di molti poteri nelle mani di Xi.

Secondo Chen Daoyin, professore della Shanghai University of Political Science and Law intervistato dal South China Morning Post, le autorità cinesi avrebbero scelto il Nanfang Zhoumo (che gode di buona reputazione tra il pubblico) per lanciare un messaggio alla popolazione, che Xi vorrebbe dalla sua parte mentre il processo di riforme incontrerà la resistenza di diversi quadri del partito.

Ex dittatore birmano: «San Suu Kyi è la leader del futuro in Myanmar»

La Lady incassa il sostegno del generale Than Shwe, alla guida del Myanmar dal 1992 al 2011, che secondo il proprio nipote – attraverso un post su Facebook – avrebbe pubblicamente sostenuto la leadership di Aung San Suu Kyi. Il generale Than Shwe (82 anni ma ancora potentissimo nella politica nazionale) si sarebbe dichiarato disposto a sostenere Aung San Suu Kyi «con tutte le sue forze».

Il premio nobel per la Pace, col suo partito National League for Democracy, ha stravinto le prime elezioni democratiche in birmania degli ultimi 25 anni, tenutesi lo scorso novembre.

Targhe alterne a New Delhi per combattere l’inquinamento

I livelli insostenibli di inquinamento dell’aria nella capitale indiana 40 volte superiori al livello d’allerta dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) – hanno spinto l’amministrazione locale guidata da Arvind Kejriwal (Aam Admi Party) a prendere provvedimenti inediti. Dal primo gennaio 2016 in tutta la città entrerà in vigore un sistema di targhe alterne per i mezzi privati, che si aggiunge al divieto di circolazione di tutti gli automezzi immatricolati più di 15 anni fa.

Nonostante il governo locale abbia annunciato un aumento dei mezzi pubblici in circolazione per compensare, l’iniziativa è stata criticata da più parti, sottolineando la carenza di alternative concrete ai mezzi privati per spostarsi con efficacia nel traffico infernale della capitale indiana.
Secondo i dati dell’Oms, 13 delle 20 città più inquinate al mondo si trovano in India.

Il New York Times cartaceo esce ancora censurato in Thailandia per non ledere la maestà di re Bhumibol Adulyadej

Per la seconda volta in una settimana il New York Times, nella versione internazionale cartacea, in Thailandia è uscito con un vistoso buco bianco in prima pagina. Opera della censura di stato thailandese, che ha tolto un articolo che auspicava una maggiore trasparenza nei conti della corona thailandese. La censura è arrivata alla vigilia dei festeggiamenti per l’88esimo compleanno di re Bhumibol Adulyadej, che verserebbe in condizioni di salute precarie. Il re non appare in pubblico dallo scorso primo settembre.

Nella settimana precedente, un altro articolo che faceva riferimento allo stato di salute del monarca era stato cancellato dalla prima del Nyt, in ottemperanza alla legge draconiana sulla «lesa maestà» in vigore in Thailandia.

India e Pakistan rivogliono indietro dal Regno Unito un gioiello della corona: la stesso.

India e Pakistan hanno entrambi fatto richiesta formale alla corona britannica per restituire il Koh-i-noor, diamante da 105 carati al centro della corona della regina Maria, moglie di Giorgio Quinto, indossata l’ultima volta dalla Regina Madre e al momento in mostra al museo della Tower of London.

Il diamante, secondo entrambi gli stati un tempo parte del British Raj, apparterrebbe al patrimonio storico e culturale locale e sarebbe stato «rubato» dai colonizzatori inglesi. Problema: mentre l’India reclama la paternità del gioiello, il Pakistan sostiene che il diamante fosse proprietà dei regnanti del Punjab, ora provincia divisa a metà tra India e Pakistan, e dovrebbe tornare in patria, nel Punjab pakistano.

Jawaid Iqbal Jafree, l’avvocato di Lahore che ha compilato la richiesta formale di restituzione all’attenzione della regina Elisabetta, ha spiegato che quest’ultima missiva si aggiunge alle oltre 780 precedenti già inviate nel Regno Unito o a funzionari pakistane: tutte passate sotto silenzio tranne una, presa in carico dal segretario personale della regina.

[Foto credit: gettyimages]