In Cina e Asia – Olimpiadi: la Cina accoglie Putin

In Notizie Brevi by Agnese Ranaldi

I titoli di oggi:

  • Olimpiadi: la Cina accoglie Putin
  • L’inviato indiano boicotta la cerimonia olimpica
  • Continuano gli arresti a Hong Kong
  • L’ombra del Pcc a Cambridge
  • Il Giappone deve quadruplicare la forza lavoro straniera
  • Bali riapre al turismo

 

A poche ore alla cerimonia di apertura dei Giochi olimpici di Pechino, l’attenzione di media e analisti internazionale sembra rivolta soprattutto alla visita di Putin. Atterrato poche ore fa nella capitale cinese, il presidente russo ha incontrato Xi Jinping presso la residenza Diaoyutai, riservata agli ospiti stranieri. I due hanno colto l’occasione per condannare gli “approcci ideologizzati della guerra fredda” e rafforzare la cooperazione per contrastare le “rivoluzioni colorate” e le interferenze esterne. Da qui e la promessa di approfondire ulteriormente il coordinamento strategico “back-to-back”.

A causa della pandemia la delegazione diplomatica in arrivo da Mosca è stata ridotta da 20-25 membri ad appena sei. Il fattore numerico non dovrebbe, tuttavia, compromettere il valore simbolico ed economico della visita. Se le attese verranno pienamente ricompensate, il meeting consoliderà i legami tra Mosca e Pechino soprattutto nei settori energetico e finanziario, con la possibile firma di 15 accordi. Cosa aspettarsi? La presenza del CEO di Rosneft, Igor Sechin, e del Ministro dell’Energia, Nikolai Shulginov, suggerisce saranno ancora le forniture di gas il tema centrale. La composizione del team cinese (che include Ding Xuexiang, astro nascente del Pcc e capo dell’Ufficio del comitato centrale), d’altro canto, ci ricorda come l’incontro tra i due leader abbia parimenti un forte significato politico, alla luce della crisi ucraina.

Ieri il leader russo scriveva sulle colonne della Xinhua che Cina e Russia ricoprono un nuovo “importante ruolo di stabilizzazione”, lavorando contemporaneamente alla promozione di una democratizzazione delle relazioni internazionali basata sui valori di “eguaglianza e inclusività”. Gli Stati uniti osservano da lontano. Nella serata di ieri, Il portavoce del Dipartimento di Stato americano Ned Price ha lanciato un primo concreto avvertimento: “Abbiamo una serie di strumenti che possiamo implementare se vediamo società straniere, comprese quelle in Cina, che fanno del loro meglio per mitigare le azioni di controllo delle esportazioni statunitensi, per eluderle, per aggirarle”, ha spiegato Price alludendo all’imposizione di sanzioni secondarie contro le aziende cinesi (soprattutto quelle tecnologiche) intenzionate a incrementare gli affari in Russia in risposta alle misure americane.

L’inviato indiano boicotta la cerimonia olimpica

L’India ha annunciato giovedì che il suo inviato non parteciperà alle cerimonie di apertura e chiusura delle Olimpiadi invernali di Pechino 2022. New Delhi ha infatti definito “deplorevole” la scelta della Cina di scegliere come tedoforo olimpico un soldato coinvolto negli scontri di Galwan del 2020, che hanno provocato la morte di 20 soldati indiani. Pechino, dal canto suo, non ha rivelato il numero di vittime dell’incidente, ma secondo la recente inchiesta di un tabloid australiano avrebbe subito una perdita maggiore dei soli quattro soldati cui sono state riconosciute medaglie al valore postume: ben 38. ll direttore dell’emittente pubblica indiana Prasar Bharti si è allineato alla posizione del governo, dichiarando che non trasmetterà in diretta nazionale le cerimonie olimpiche. L’India si aggiunge alla pletora di paesi che intendono boicottare apertamente i Giochi invernali di Pechino – anche se i rappresentanti nazionali hanno tenuto a specificare che le ragioni di questa scelta non hanno niente a che fare con la questione dei diritti umani in Xinjiang. Per Stati Uniti, Regno Unito, Canada, Australia, Lituania, Kosovo, Belgio, Danimarca ed Estonia il boicottaggio è invece direttamente legato al trattamento della comunità musulmana degli uiguri nella provincia occidentale cinese.

Continuano gli arresti a Hong Kong 

Incurante del potenziale danno di immagine, a poche ore  dall’inizio dei Giochi, il governo hongkonghese ha annunciato l‘arresto di almeno cinque persone: l’attivista Koo Sze Yiu è in stato di fermo con l’accusa di “istigazione alla sovversione”; altre quattro starebbero collaborando alle indagini. Koo, malato terminale di cancro, è stato incarcerato più volte negli ultimi anni per le sue campagne contro il trattamento riservato da Pechino ai dissidenti nella Cina continentale. Stavolta le autorità sembrano aver giocato di anticipo: il settantenne si apprestava infatti a protestare davanti all’ufficio di collegamento cinese per guastare l’inizio delle Olimpiadi, boicottate dalla maggior parte dei leader occidentali.

L’ombra del Pcc a Cambridge

Il Jesus College di Cambridge, uno dei college costitutivi della storica università britannica, ha un centro studi che si propone di diffondere “una maggiore comprensione della Cina odierna”. Il China Center è guidato da Peter Nolan, un esperto di economia cinese che, secondo The Spectator, è molto apprezzato dagli esponenti del Partito comunista cinese (PCC) per lo zelo dimostrato nel supportare le istanze della Cina all’estero. Oltre a vantare rapporti stretti con l’ex primo ministro cinese Wen Jiabao, che supportò con funzioni consulenziali ai tempi dell’ingresso della Cina nell’Organizzazione Mondiale del Commercio, conduce periodicamente seminari rivolti alle multinazionali occidentali e si esprime anche sui temi più sensibili, come le proteste a Hong Kong e i diritti umani in Xinjiang. Quando il capo del sindacato studentesco del College, Aurelio Petrucci, in una riunione del 2020, ha commentato che gli abusi del PCC sugli uiguri equivalgono a un “genocidio culturale”, Nolan ha schernito l’intervento e invitato gli studenti ad “allenarsi a pensare diversamente”. Il docente è anche un direttore-amministratore fiduciario dell’ente di beneficenza Cambridge China Development Trust, che si occupa anche di un programma di formazione per funzionari cinesi. Secondo il PCC il China Development Trust ha “un ruolo vitale nell’interazione della Cina con il business globale”.

Il Giappone deve quadruplicare la forza lavoro straniera

Il Giappone ha bisogno di più lavoratori stranieri se vuole raggiungere gli obiettivi di crescita stabiliti entro il 2040. Un think tank con sede a Tokyo ha annunciato giovedì i risultati di una ricerca sul ruolo del lavoro migrante nell’economia nipponica. Secondo il rapporto sarebbe necessaria una quantità di manodopera straniera quattro volte superiore a quella odierna: dovrebbe arrivare a quota 6,74 milioni entro il 2040 per sostenere una crescita economica media annua dell’1,24%. La popolazione autoctona invecchia rapidamente, seguendo il trend delle economie avanzate, e la percentuale di persone in età lavorativa sta diminuendo di conseguenza. In un paese in cui l’omogeneità etnica è stata sempre un valore, i dati della ricerca sulla manodopera straniera mandano un messaggio chiaro: servono nuove categorie di visti e leggi ad hoc per attrarre talenti dall’estero. Circa la metà dei lavoratori stranieri del Giappone proviene dal Vietnam e dalla Cina, ma il think tank si aspetta che anche Cambogia e Myanmar inizieranno a esportare manodopera in Giappone nei prossimi anni.

Bali riapre al turismo

Bali riapre al turismo e accoglie il primo volo internazionale di viaggiatori dall’inizio della pandemia. All’arrivo nell’isola indonesiana è prevista una rigorosa quarantena (da cinque a sette giorni in hotel o in imbarcazioni al largo) per i turisti arrivati giovedì da Tokyo. Nonostante la preoccupazione dei contagi, le autorità indonesiane hanno ritenuto necessario trovare una soluzione per l’economia isolana, fondata sul ruolo del turismo come settore di punta da cui dipende il reddito di gran parte della popolazione locale. Nel 2019, prima della pandemia, Bali ha attirato 6,2 milioni di visitatori stranieri mentre l’Indonesia intera ha registrato solo 1,6 milioni di visitatori stranieri lo scorso anno: un calo del 61,57% rispetto al 2020. Il timido cenno di riapertura al settore turistico arriva in un momento difficile per l’Indonesia, che sta affrontano non poche difficoltà l’ondata della variante Omicron, avendo registrato mercoledì 18 mila contagi, il numero più alto da agosto.

A cura di Agnese Ranaldi; ha collaborato Alessandra Colarizi