I titoli della rassegna di oggi:
-Li Keqiang: «una Cina prudente contro le incertezze domestiche e globali»
-Cina: aumentano del 27% le aggressioni sui minori
-Corea del Nord lancia altri quattro missili
-Park Geun-hye complice di Choi nel caso Samsung
-Abe leader del Giappone fino al 2021?
Li Keqiang: «una Cina prudente contro le incertezze domestiche e globali»
La Cina «si trova ad affrontare situazioni più gravi e complicate» in casa e all’estero: parola di Li Keqiang. Ci sono voluti 90 minuti perché il premier cinese finisse di leggere il report annuale di 20mila parole presentato domenica in apertura ai lavori dell’Assemblea Nazionale del Popolo, il parlamento cinese. Tra i punti salienti citati dal primo ministro compare la necessità di rafforzare la difesa marittima, aerea e dei confini, anche se non sono stati forniti dettagli numerici sulla spesa militare, che secondo quanto anticipato dalla portavoce dell’Anp (e confermato dal ministero delle Finanze), quest’anno dovrebbe comunque aumentare del 7% (il ritmo più lento dal 2010), mantenendosi attorno all’1,3% del Pil. Stime a ribasso anche per crescita economica che quest’anno basterebbe fosse «intorno al 6,5% o anche più se possibile», rispetto al range tra il 6,5 e il 6,7% del 2016. Un’espansione più moderata verrà accompagnata da un’ulteriore riduzione della sovracapacità nei settori dell’acciaio e del carbone, nonché dal perseguimento di politiche monetarie «prudenti e neutrali» volte a stabilizzare lo yuan e a renderlo una moneta internazionale. La grande novità sta nell’ultima parte del rapporto dedicata alla politica estera, dove per la prima volta si fa riferimento all’impossibilità di un’indipendenza di Hong Kong – che la Cina amministra sotto il motto «un paese due sistemi» – e di Taiwan, che Pechino considera una provincia ribelle da riannettere.
Come fa notare il Wall Street Journal, la composizione lessicale del documento rispecchia le priorità della leadership in un anno di crescenti sfide entro e fuori dai confini nazionali: alla vittoria di Trump e alla Brexit si aggiunge il ricambio al vertice del prossimo autunno quando il Diciannovesimo Congresso del Partito detterà un sostanziale rimpasto del ghota del potere. Riaffermare la centralità del Partito e della figura di Xi è dunque funzionale al raggiungimento di una maggiore coesione interna, affinché la transizione avvenga senza intoppi. Nel report i riferimenti al Partito sono 30, il numero più alto dall’inizio delle riforme di Deng Xiaoping, mentre il nome di Xi Jinping ricorre otto volte; soltanto Mao Zedong seppe fare di meglio totalizzando 17 menzioni. Undici sono invece le volte in cui compare la parola «core», aggettivo di cui è stato insignito il presidente cinese durante l’ultimo plenum del partito. In calo invece le parole chiave degli scorsi anni come «stato di diritto», «economia», «sicurezza», «innovazione», «imprenditorialità», a fronte di un aumento di altri termini quali «inquinamento» e «globalizzazione».
Cina: aumentano del 27% le aggressioni sui minori
In Cina i casi di aggressioni sessuali su minori sono aumentati del 27% nel 2016. Secondo un rapporto della Girls Protection Foundation, lo scorso anno sono state ricevute 778 segnalazioni di abusi su bambini di età inferiore ai 14 anni, di cui la maggior parte avvenuti nelle zone rurali. Lo studio condotto a livello nazionale segnala che gli abusi sessuali nelle zone rurali per la prima volta hanno superato quelli avvenuti nelle aree urbano, arrivando a rappresentare oltre tre quarti del totale. Un aumento dovuto in parte ad una maggiore propensione della autorità giudiziarie nel rivelare gli episodi violenti, specie dopo che nel 2013 il preside di una scuola elementare è stato arrestato per aver violentato sei alunne nella provincia di Hainan.
Corea del Nord lancia altri quattro missili
La Cina annuncia il budget per la Difesa durante il grande rituale del doppio parlamento, il New York Times rivela che Washington avrebbe un piano per sabotare informaticamente il piano missilistico della Corea del Nord e lui, Kim Jong Un, lancia quattro missili nel mare tra Corea del Sud e Giappone. Non si può dire che non abbia il senso dei tempi scenici. Dunque, la Corea del Nord ha lanciato stamane quattro missili balistici da una installazione posta sulla sua costa occidentale, non lontano dal confine cinese. I missili hanno percorso mille chilometri prima di cadere in mare, a metà strada tra Giappone e Corea del Sud, per la precisione a circa 300 chilometri dalle coste giapponesi. Si sta ancora cercando di capire di che tipo di missili si tratti, ma gli esperti sono per ora piuttosto concordi nel ritenere che si tratti di una provocazione sia contro le manovre militari congiunte tra Stati Uniti e Corea del Sud che si stanno svolgendo in questi giorni, sia contro la Cina che ha inaugurato oggi i lavori del Congresso Nazionale del Popolo. La vicinanza al confine cinese della rampa di lancio appare come un ulteriore sberleffo al grande protettore, che meno di un mese fa ha sospeso le importazioni di carbone proprio dalla Corea del Nord, il linea con le sanzioni delle Nazioni Unite. Intanto, sono già arrivate le condanne di Corea del Sud, Giappone e Stati Uniti.
È stato un mese intenso per chi si occupa di Corea del Nord. Prima il lancio di un nuovo tipo di missile intercontinentale che, si dice, potrebbe raggiungere le coste statunitensi. Poi l’assassinio di Kim Jong Nam, il fratellastro del Kim al potere. E oggi l’ennesima provocazione.
Park Geun-hye complice di Choi nel caso Samsung
La presidente sudcoreana Park Geun-hye ha complottato con la sciamana Choi Soon-sil nel caso di corruzione che ha colpito Samsung. E’ quanto riferito stamane dal procuratore speciale di Seul, l’accusa è di aver ricevuto mazzette in cambio del proprio appoggio alla ristrutturazione dell’azienda con lo scopo di rafforzare il ruolo di Jay Y. Lee, il primogenito del presidente di Samsung Lee Kun-hee. Le accuse sono state negate da tutti e tre gli indagati. La Park è finita sotto impeachment a dicembre per aver appoggiato Choi nel costringere le grandi conglomerate sudcoreane a foraggiare due fondazioni istituite per sostenere le politiche della presidente. Entro fine marzo la corte costituzionale dovrebbe sciogliere le riserve sulla mozione parlamentare. Nel caso in cui venisse confermato l’impeachment, Park perderebbe l’immunità e la destituzione aprirebbe inoltre la strada a nuove elezioni, da convocare entro 60 giorni dalla sentenza della Corte.
Abe leader del Giappone fino al 2021?
Nella giornata di domenica il Congresso del Liberal Democratic Party (LDP), il partito di governo, ha approvato l’estensione della durata della carica per i propri leader a tre mandati triennali consecutivi, rispetto ai due finora consentiti. Un cambiamento che potenzialmente potrebbe rendere Shinzo Abe il leader più «longevo» dal dopoguerra. Abe, premier giapponese e capo del LDP, avrebbe dovuto lasciare entrambi gli incarichi il prossimo settembre, ma la recente revisione gli permette così di prendere parte alle prossime elezioni di partito e a quelle generali previste per l’anno venturo, lasciandolo presumibilmente in sella fino al 2021. Secondo dati del Nikkei, il premier gode ancora dell’appoggio del 60% della popolazione e non dovrebbe risultargli difficile uscire vincitore da una competizione che vede tra gli sfidanti un’opposizione politica debole e pochi competitor validi all’interno del LDP.