In aumento i suicidi di anziani in Cina

In by Simone

Solitudine, difficoltà economiche che determinano l’assenza di cure, smottamenti sociali, vite completamente modificate da urbanizzazione e abbandono dei giovani delle campagne: la Cina si proietta verso il 10 settembre, la giornata mondiale di prevenzione dei suicidi, indagando le cause locali dei suicidi e scopre che gli anziani – residenti nelle aree urbane – sono la fascia di popolazione più propensa a togliersi la vita.Il China Daily da giorni propone reportage e inchieste giornalistiche sui suicidi delle persone anziane in Cina.

Secondo l’Organizzazione mondiale della sanità, il tasso di suicidi in Cina è sceso dal 19,4 per 100.000 abitanti nel 2000 a 7,8 nel 2012, quando la media globale è stata di 11,4 suicidi ogni 100.000. «Eppure – specifica il quotidiano cinese – le cifre del China Public Health Statistical Yearbook suggeriscono che i tassi di suicidio sono molto più elevati tra le generazioni più anziane, soprattutto nelle campagne».

Secondo i dati, nel 2014 il tasso di suicidi di persone nella fascia di età tra i 55 e i 59 anni che vivono nelle aree urbane era di 5,53 per 100.000 abitanti e sarebbe cresciuto a 41,2 per 100.000 per quelli di 85 anni e più anziani. Nelle zone rurali, nel frattempo, le cifre per i due gruppi di età erano rispettivamente di 11,2 per 100.000 e 70,3 per 100.000.

Tuttavia, gli alti tassi di suicidio tra gli anziani non sono unici in Cina, secondo il rapporto dell’Oms. Il China Daily ha sentito sull’argomento Li Xianyun, vice direttore del Beijing Suicide Research and Prevention Center, che ha attribuito il fenomeno a molteplici fattori quali il deterioramento della salute, la solitudine e la bassa autostima.

Secondo Mu Guangzong, professore di demografia alla Peking University, gli anziani in Cina «sono particolarmente vulnerabili a causa dell’ex politica del figlio unico, che ha portato alla creazione di famiglie con meno figli, e la portata limitata dei servizi sociali che non possono tenere il passo con un rapido invecchiamento della società».

Le statistiche pubblicate dalla Commissione Nazionale per la Salute e la Pianificazione Familiare nel 2015 hanno mostrato che la metà della popolazione anziana della Cina, più di 100 milioni di persone di 60 anni o più, sono stati classificati come «nidi vuoti» dato che i loro figli hanno lasciato la loro casa.

L’opera di urbanizzazione cinese, dunque, procede lasciando dietro di sé ovvie complicazioni. Insieme al fenomeno dei left behind children, in bambini che crescono con gli anziani, gli anziani stessi si ritrovano spesso da soli, senza possibilità di aiuto da parte dei figli, residenti talvolta in città distanti.

A questo si sommano questioni specifiche, come ad esempio la difficoltà economica di ricorrere a cure, insieme a una solitudine dovuta ai rapidi mutamenti della società cinese.

La società civile cinese prova a muoversi: «L’intera società ignora in gran parte le persone anziane. I libri di testo hanno 2/300 pagine di psicologia infantile e solo due o tre pagine quando si tratta di persone anziane», ha detto al China Daily Lin Xue, laureato in psicologia ed ora consulente psicologico delle Love Elderly Hotline di Pechino.

Il servizio di hot line è stato lanciato dieci anni fa dopo che la sua fondatrice, Xu Kun, impedì che un vedovo disperato si suicidasse e realizzò la portata del problema: «Per coloro che perdono i loro partner, i primi 18 mesi sono abbastanza pericolosi e per coloro che perdono il loro unico figlio, hanno bisogno di attenzione e cura per tutta la vita», ha detto.

Dal punto di vista dei «trattamenti» ci sono però divergenze sulle cause e la natura della percentuale dei suicidi.

Secondo il Beijing Suicide Research and Prevention Center «La differenza significativa nei tassi di suicidio tra gli anziani che vivono nelle aree urbane e rurali è un problema cinese unico». Il centro attribuisce le differenze al tenore di vita e alla differenza dei servizi medici e sociali che esistono nella campagna della Cina rispetto alle città.

Uno studio condotto dal Center ha rilevato che il 63 per cento di coloro che si sono uccisi, e il 40 per cento di coloro che hanno provato a farlo, aveva un disturbo mentale. Le cifre erano ancora più elevata tra le persone di età dai 55 in su, ha detto un operatore del centro. «Ma molte persone nelle zone rurali ancora non vedono i problemi mentali come una malattia e, anche se lo fanno, mancano le risorse per ottenere un trattamento».

Yang Hua, un ricercatore al China Rural Governance Study Center presso la University of Science and Technology di Huazhong, invece ha una teoria diversa. Secondo lui non c’entrano le motivazioni economiche e sociali, perché per quanto riguarda i suicidi degli anziani prevarrebbero altre cause: la noia, l’altruismo e la disperazione. Secondo Yang, infatti, molti anziani si suiciderebbero proprio per «non essere un peso economico per i figli» essendo molte care le cure di cui potrebbero avere bisogno.

Si tratta di dati da prendere con beneficio di inventario, le cause possono essere molte e varie. Ma è certo che lo sviluppo cinese lascia indietro qualcuno. E l’invecchiamento della popolazione finisce per creare problematiche sociali contemporanee per la «nuovissima Cina». 

[Scritto per Eastonline]