Dalla Cina, dove i pagamenti via mobile nel 2017 sono stati utilizzati da oltre 400 milioni di persone, i sistemi di e-payments, via app o con speciali wallet di servizi particolari, si stanno diffondendo in tutta l’Asia.
Nascono start-up in molti Paesi, spesso finanziati dai giganti come Alibaba e Tencent, aumentano le persone che usufruiscono di questi servizi sparsi sempre più tra attività commerciali o servizi, come quelli ospedalieri ad esempio. Come conseguenza, è nata una vera e proprio lotta tra le e-company — e i governi nazionali — per contendersi i mercati locali. Data la presenza massiccia della Cina e la nascita di numerosi servizi che cercano appoggi governativi locali per crescere, si può davvero parlare di una vera e propria geopolitica dei pagamenti elettronici.
Go-Jek Go-Pay in Indonesia, a Singapore GrabPay, in Giappone la Line’s Line Pay, l’e-walletMomo in Vietnam, Voyager Innovations che gestisce Paymaya nelle Filippine, sono tutti entrati nella mischia. In Thailandia sta crescendo, e non poco, il servizio di pagamento TrueMoney del gruppo Charoen Pokphand, che, stando a un report di Asia Nikkei Review “si espanderà nelle metropolitane di Bangkok entro la fine di quest’anno. I passeggeri saranno in grado di pagare le tariffe e fare acquisti presso i chioschi scannerizzando un codice sullo schermo dello smartphone”.
Particolare non da poco: Alibaba’s Ant Financial possiede circa il 20% dell’operatore di TrueMoney, che punta a espandere la propria rete di 10 volte.
Secondo la Reuters, le transazioni via mobile rappresenteranno il 16% delle transazioni di e-commerce totali nel sud-est asiatico entro il 2021, rispetto al 9% dello scorso anno — i dati citati dall’agenzia sono estratti da una ricerca della società IDC -. Dal computo manca naturalmente la Cina, dove invece tramite Alibaba e Wechat, in pratica, si vive senza portafoglio e ogni pagamento avviene tramite cellulare.
Una prima considerazione: questo genere di servizi si sta sviluppando in Asia in quanto economie in gran parte in via di sviluppo o, come nel caso di Singapore, economie che puntano a trasformare la città in smart cities di nuovissima generazione. Cresce il pubblico, crescono i profitti e dunque crescono le lotte tra operatori.
Asia Nikkei Review ha sottolineato, in particolare, la grande mobilità cinese tesa a soppiantare la concorrenza attraverso proprie controllate. Uno dei casi più eclatanti è in Thailandia: “TrueMoney punta a sorpassare Rabbit Line Pay, il servizio leader del mercato dal fornitore di app di messaggistica giapponese Line e dall’operatore BTS Group Holdings. Circa il 60% della popolazione della Thailandia utilizza l’app di messaggistica, mentre il servizio di pagamento mobile a oggi conta circa 3 milioni di clienti”.
Oltre al trasporto, la prossima frontiera sarà la ristorazione e i fast food, numerosi nel Sudest asiatico: in questo senso, dunque, si muovono app locali che cercano alleanze oltre la Cina. Il principale operatore di telefonia mobile thailandese, ad esempio, a marzo ha rinunciato alla propria offerta e ha finito per aderire alla giapponese Line.
Un altro caso è quello delle Filippine: l’anno scorso, Alibaba ha collaborato con il conglomerato Ayala e lanciato pagamenti mobili presso centri commerciali, supermercati e altre località.
Un altro aspetto interessante in questa arena tech è stato esaminato da Forbes. La crescita dei gruppi cinesi ha creato di fatto un nuovo mercato ma adesso “è ora che i consumatori e i commercianti scelgano la loro app preferita”. Avrebbe usato questa espressione Prashant Singh, responsabile dell’e-commerce e dei mercati in crescita per la società di ricerca Nielsen a Singapore.
E proprio Singapore rappresenta un caso interessante: Alipay sta entrando nel mercato di Singapore attraverso una partnership di acquisizione mercantile con il marchio cashless locale CC Financial, mentre Tencent ha ottenuto una licenza per le transazioni locali in Malesia. Tencent — scrive Forbes — sta entrando anche nel mercato thailandese, acquistano la società locale Sanook.com — che mira a ribrandizzare come Tencent Thailand -.
Ma le grandi aziende devono tenere conto delle volontà dei governi locali: come la Cina ha chiuso il mercato ai grandi competitor internazionali per sviluppare mercato alle proprie aziende, la Monetary Authority di Singapore ha annunciato il mese scorso che avrebbe facilitato una partnership tra la società di pagamento di Singapore con la piattaforma tailandese PromptPay.
Il ministro dell’Istruzione di Singapore Ong Ye Kung ha anche annunciato il mese scorso che il governo avrebbe presto instaurato connessioni simili con l’India e la Cina ma non ha ancora specificato quali potrebbero essere le aziende coinvolte.
Il mercato quindi è in una fase ascendente, in attesa che cominci ad affacciarsi come sempre accade in Asia, l’incubo di una “bolla”.
di Simone Pieranni
[Pubblicato su Eastwest]Fondatore di China Files, dopo una decade passata in Cina ora lavora a Il Manifesto. Ha pubblicato “Il nuovo sogno cinese” (manifestolibri, 2013), “Cina globale” (manifestolibri 2017) e Red Mirror: Il nostro futuro si scrive in Cina (Laterza, 2020). Con Giada Messetti è co-autore di Risciò, un podcast sulla Cina contemporanea. Vive a Roma.