La campagna al centro dello scandalo é un teaser ideato per lanciare il grande show sfilata che doveva tenersi a Shanghai proprio oggi 21 novembre, per celebrare la presenza cinese del brand. In una serie di brevi video, presenti su tutti gli account social del brand, compreso Weibo, una modella asiatica vestita in Dolce & Gabbana si trova alle prese nell’ordine: con una pizza, degli spaghetti e un cannolo siciliano. Le sue bacchette non ce la fanno ad agguantare con facilità cibi così esotici! Sullo sfondo una voce che storpia il nome del brand, alla maniera cinese. I video non sono proprio piaciuti all’agguerrito universo dei netizens cinesi e sono stati accusati di deridere e denigrare le donne asiatiche, riproponendo stereotipi sulla Cina. Ne è nata la solita bagarre sui social media che ha raggiunto il culmine e preso la via del non ritorno quando una sconosciuta, tal Michaela Phuong Thanh Tranova ragazza di chiare origini asiatica (non necessariamente cinese) ha postato da Londra uno scambio personale avuto con Stefano Gabbana via Instagram, in cui lo stilista si lasciava andare a commenti ingiuriosi sulla terra di mezzo. Veloce la smentita dell’ufficio stampa del brand e dallo stesso Stefano Dolce, che sostengono la tesi del profilo hackerato (ora lo scambio di messaggi appare con le parole NOT ME in rosso). Ma non è bastato. Alla stessa stregua invitati, celebrities e starlette dello scintillante mondo dello showbiz cinese, hanno postato inviti e pass per la grande serata con un NOT ME che suona tanto di sfottò. Serata annullata e Dolce & Gabbana rimandati all’esame di comunicazione interculturale, ma non è una novità. La Cina è severa con chi non fa lo sforzo di capirla o peggio pensa di averla capita. Rimane però da interrogarsi, con un misto di terrore, su come il post di una ragazza possa scatenare tutto questo e provocare perdite per milioni a uno dei brand di moda più conosciuti del pianeta. Potenza del web!
Esperta di sostenibilità sociale e ambientale. Si è formata nel mondo della ricerca accademica (prima alla Fondazione Eni e in seguito all’Università Bocconi) ed é arrivata in Cina nel 2007. Negli anni cinesi ha lavorato come consulente e collaborato con diverse testate italiane online quali AgiChina e China Files per le quali ha tenuto il blog La linea rossa e la rubrica Sustanalytics oltre a curare il volume “Cina e sviluppo sostenibile, le sfide sociali e ambientali del XXI secolo, L’Asino d’oro (2015). Dopo una parentesi nel settore privato come Communications & Corporate Affairs Manager in Svizzera, é rientrata in Italia e ora vive a Milano.