Un villaggio ha finito per creare un ecosistema ad hoc per le esigenze delle startup e a far girare così l’economia. Oggi Qingyanliu, nello Zhejiang, è un esempio: circa duemila aziende che spediscono oltre 10mila pacchi al giorno, con un fatturato annuo di 800 milioni di yuan (126 milioni di dollari)
Un villaggio di agricoltori che diventa il “paese dell’e-commerce”, con lo scopo di facilitare il business e formare nuovi operatori. Potere dell’economia on line cinese, i cui numeri nel mercato on line corrispondono ai consueti canoni nazionali. E’ uno dei risvolti del progresso e dei successi nazionali, ad unire spirito imprenditoriale e possibilità di lavorare su grandi numeri: un’agenda digitale quotidiana in cui la capacità di passare da un’idea all’azione è rapida, redditizia e capace di vivere all’interno di un sistema creato ad hoc. E’ l’e- commerce del Dragone, pronto a diventare numero uno al mondo.
Un report pubblicato lo scorso giugno dalla società di consulenza A.T. Kearney intitolato “Online Retail: The New Frontier for International Expansion” inserisce la Cina alla testa di una lista di dieci paesi con il più grande potenziale di crescita per il settore dell’e-commerce, attraverso l’analisi di alcuni fattori quali l’attrattiva generale del mercato, lo sviluppo delle infrastrutture on line, le leggi e i regolamenti digitali e lo sviluppo della distribuzione. La Cina in questa speciale classifica precede il Brasile, la Russia, il Cile e il Messico. Dal 2006 l’ex Celeste Impero ha visto la crescita del mercato on line del 78%, con la possibilità di raggiungere un fatturato complessivo di 81 miliardi di dollari nei prossimi cinque anni.
Dati confermati in precedenza da un’altra ricerca pubblicata sull’Economist (nel novembre 2011): il Boston Consulting Group (BCG) ha calcolato che nell’immediato futuro saranno almeno 30 milioni i cinesi che compreranno qualcosa on line per la prima volta, aumentando così l’attuale cifra di 164 milioni di acquirenti on line. Entro il 2015 ciascuno di essi spenderà mille dollari l’anno, ovvero la cifra che già oggi spende un americano medio su internet. BCG ha calcolato inoltre che il commercio elettronico potrebbe aumentare dal 3,3% le vendite al dettaglio in Cina – oggi al 7,4% – entro il 2015: una progressione che gli Stati Uniti, al momento mercato numero uno al mondo, ha fatto in dieci anni.
Il villaggio di Qingyanliu – nella provincia cinese del Zhejiang, quella da cui proviene la maggioranza di cinesi “italiani” – è un esempio di questa tendenza: attualmente nel paese ci sono circa duemila aziende che spediscono oltre 10mila pacchi al giorno, con un fatturato annuo di 800 milioni di yuan (126 milioni di dollari). Wang Hao – intervistato dal China Daily – fa parte delle migliaia di persone che sono giunte a Qingyanliu per dare vita ad un’attività in proprio.
Wang gestiva ristoranti nella provincia del Liaoning, “ma è venuto a conoscenza del villaggio grazie al Web – ha scritto il quotidiano cinese – ed è venuto a dare un’occhiata nel mese di aprile dello scorso anno. Due mesi più tardi ha affittato due camere da 100 metri quadri. “E’ stato un bene per noi iniziare la nostra attività qui, perché è conveniente per le consegne e siamo in grado di acquistare prodotti a basso prezzo”, ha detto Wang, oggi proprietario di Xinhao Accessori su Taobao, il mercato online più famoso della Cina”.
Interessante, in questo processo, è analizzare come sia nato questo straordinario villaggio dell’e-commerce in Cina, ormai così famoso da essere chiamato “il villaggio Taobao”, dal nome della più importante piattaforma di acquisti on line del paese. “La rinascita come centro di e-commerce – hanno scritto i giornalisti del China Daily – è stata accidentale”.
Nel 2005 il villaggio ha infatti completato la costruzione di nuove case, con circa 200mila metri quadrati di spazio disponibili per l’affitto, sfruttando quindi una caratteristica tipica del Dragone. A quel punto il comitato del villaggio ha deciso di affittare le stanze in più alle aziende, con il preciso scopo di favorire la creazione di imprese.
Tre anni più tardi, il villaggio era diventato noto come il luogo ideale per chi aveva intenzione di lanciare società di e-commerce, con il risultato di portare immediatamente ad un aumento degli affitti. Secondo quanto riportato dalla stampa cinese oggi una casa di 80 metri quadrati è passata da 7mila yuan (849 euro) a quasi 15mila (1890 euro), a causa della grande richiesta. Oggi le autorità locali ricavano dagli affitti una cifra considerevole: 30 milioni di yuan all’anno (quasi 4 miliardi di euro).
“Quello che forniscono in Qingyanliu, è un ambiente favorevole per le start-up dell’e-commerce”, ha detto alla stampa uno degli operatori. Secondo Liu Wengao, vice-presidente delle associazioni per il commercio elettronico della zona, “per le start-up, il problema più evidente è la mancanza di capitali, l’esperienza e le tecniche. I nuovi arrivati sul mercato non possono ottenere un buon prezzo direttamente dalle fabbriche a causa della loro mancanza di credibilità sul mercato. E i costi di spedizione saranno molto alti, perché non inviano abbastanza pacchi quando sono all’inizio della loro attività”.
Ed ecco che il villaggio ha finito per creare un ecosistema ad hoc per le esigenze delle startup: le autorità cittadine infatti negoziano con i distributori prezzi favorevoli, ottenendo sconti e favorendo le attività dei nuovi gruppi giunti a fare business. Inoltre, sono circa 30 le aziende di consegna “express” presenti nel villaggio, capaci di distribuire merci in tutto il paese a getto continuo. Analogamente nei primi tempi di residenza nel paese, le autorità offrono ai nuovi arrivati “sessioni di formazione dove possono imparare come utilizzare un negozio online. Ogni sabato pomeriggio, c’è un incontro settimanale nel villaggio, principalmente sulle tecniche di vendita e le informazioni sul mercato”.
[Scritto per Wired]