Luci dalla Cina nasce nel 2009 in Francia. Oggi è un festival presente in Francia, in contemporanea con la rassegna madre, e in Germania con China Dok, il festival tedesco di Saarbrücken. In Italia, l’avvio al festival è il 15 ottobre con proiezioni a Roma, Milano e Torino. I programmi delle proiezioni italiane li potete trovare qui. I documentari, realizzati da registi indipendenti, costituiscono un approfondimento utile e doveroso di un mondo che spesso sale agli onori della cronaca per la mancanza di diritti umani o per la grande potenza economica con cui tutti, alla fine, vogliono fare affari. Il documentario è un utile strumento per conoscere meglio la Cina e i suoi abitanti.
Magnolia vita mia (59′) della regista Ma Zhidan, racconta l’esperienza di un imprenditore fuori dal comune nella Cina di oggi.
Zhi Kaifu per lungo tempo mette in gioco tutto, l’affetto della famiglia e il guadagno facile per inseguire il suo sogno, coltivare le magnolie. La speranza si concretizza quando il vero e proprio giardino botanico, dedicato alle magnolie, vede la luce. Non mancheranno le difficoltà che Zhi Kaifu dovrà superare. Oggi, però possiamo affermare che la sua riserva è la più grande al mondo.
Ritorno alla luce (55′) della regista Carol Liu, l’assistenza sanitaria in Cina è tutt’altro che un tema semplice.
Purtroppo molti cittadini cinesi, specialmente in campagna non sono in grado di ottenere cure gratuite in ospedali decenti. Spesso e volentieri, pur di non spendere soldi, non vanno a curarsi sebbene soffrano di malattie anche gravi. Questo documentario racconta la storia del dottor Zhang e la sua clinica itinerante. Come insegna la tradizione cinese dei "dottori dai piedi scalzi", l’oculista Zhang, dopo aver finito gli studi universitari, invece di lavorare in città ha preferito dedicarsi ai pazienti in campagna e offrire cure gratuite. Assieme a lui conosceremo tre famiglie e le rispettive difficoltà di chi, nonostante le avversità, continua a lottare.
Il sindaco cinese (86′) del regista Zhou Hao (qui una recensione di Simone Pieranni), non si può negare che la città di Datong abbia una storia.
Nell’antichità era un luogo fiorente e un punto di passaggio cruciale dell’impero cinese. Oggi, invece, la si ricorda per l’inquinamento da carbone e poco più. Il sindaco della città, Geng Yanbo decide così di rimettere a nuovo le mura della città vecchia e di dislocare parte della popolazione. Grazie alla vicinanza con il protagonista ascolteremo discussioni interne al suo ufficio per arrivare a prendere decisioni, inizialmente impopolari. Sullo sfondo il problema dell’edilizia in Cina, una bolla che forse non scoppierà mai, ma che fa sempre interrogare gli specialisti del settore; la gestione del potere politico, nella sua modalità dall’alto verso il basso; e le proteste per la dislocazione dei cittadini, l’abbattimento delle vecchie abitazioni, e ritrovarsi, soddisfatti o meno, in quelle nuove.
Lacrime di stelle (38′) del regista Jin Huaqing, l’acrobatica cinese ha sempre avuto un gran successo, gli spettatori cinesi e occidentali non smetteranno mai di rimanere a bocca aperta.
Jin Huaqing, ci porta dietro le quinte di questo meraviglioso mondo, dove seppur aspettandosi durezza degli allenamenti e difficoltà nel raggiungere l’obiettivo, ci si rende conto di una costante pressione che subiscono i giovani protagonisti. E’ una pressione familiare, per cui non bisogna deludere i genitori, ma è una pressione auto-indotta, la non riuscita, a volte, vuol dire tornare in campagna da dove si è voluti andar via.
Viaggio di un artista (51′) della regista Charlene Shih, il protagonista di questo documentario è l’artista Liu Yu, nato nel 1919 nel nord est della Cina, oggi però vive a Taiwan.
Percorriamo, attraverso questo ritratto, la vita del protagonista che si intreccia con la storia politica cinese dell’ultimo secolo. Riviviamo infatti con sue parole, e quelle dei suoi familiari e amici, l’occupazione giapponese in Cina e Taiwan sotto il governo del Guomindang.
Blank Lands (85′) del Collettivo Blank Lands, questo documentario racconta il ritrovamento di alcune fotografie di popolazioni nomadi del nord-ovest cinese, scattate dall’etnografo Zhuang Xueben durante gli anni trenta del novecento.
Seguendo questa traccia, gli autori ripercorrono un percorso a ritroso, che ci porta dalle popolazioni fotografate in passato. E’ un percorso che combina il presente e il passato, e che dà voce ad una storia, quella di Zhuang Xueben, taciuta anche in Cina. Una recente intervista a Federico Peliti, membro del collettivo Blank Lands, è utile per capire il percorso che hanno svolto gli autori per arrivare alla realizzazione di questo documentario.